«Il Cts prima dà un’indicazione, poi ne dà un’altra totalmente contraddittoria». È Andrea Crisanti a scagliarsi a “Otto e Mezzo” contro il Comitato tecnico scientifico in merito al vaccino AstraZeneca. «Da quello che ha fatto vedere Toti, il Cts aveva espresso parere favorevole alla somministrazione di AstraZeneca nei giovani. Questo lascia perplesso, perché era emerso che preferibilmente andava dato agli over 60. Questo vuol dire che in assenza di alternative si doveva dare AstraZeneca, quindi se c’erano Pfizer e Moderna, bisognava dare questi vaccini». Ma Crisanti ha ribadito che si tratta di un vaccino «sicuro ed efficace, ha risolto il problema dell’epidemia in Inghilterra». Il problema è che non è stato spiegato che i vaccini «subiscono continuamente un processo di adattamento sulla base dei dati, perché i trial non fotografano la realtà del mondo». Quindi, «c’è stato un errore di comunicazione all’inizio». AstraZeneca è sicuro, «se però viene usato male e con le indicazioni sbagliate non è colpa degli esperti».



Anche il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova lo avrebbe somministrato alle donne under 60, in virtù dei dati che c’erano prima a disposizione. «Dovevo dare informazioni allarmistiche su dati non sicuri? Sulla base dei dati attuali dico che è sicuro ed efficace, ma in alcune condizioni deve essere evitato».



CRISANTI SU ASTRAZENECA E RIAPERTURE

«Se oggi avessimo solo AstraZeneca, non staremmo qui a discuterne», ha proseguito Andrea Crisanti a “Otto e Mezzo”. Quindi, ha citato l’esempio del vaccino antipolio. «È molto più pericoloso di AstraZeneca, perché in un caso su mezzo milione causava la paralisi. Di che parliamo? Il vaccino AstraZeneca ha effetti collaterali meno gravi di quello della polio». Poi ha parlato della vaccinazione eterologa per chi ha ricevuto la prima dose di AstraZeneca: «Non so su quale base viene fatto. Si prendono decisioni non basate su dati. Nessuno lo ha mai fatto, non c’è alcun supporto scientifico». Invece sulle prossime riaperture: «Io non mi riconoscono nella definizione di catastrofista, sono prudente, questa è la buona pratica medica. I vaccini hanno cambiato lo scenario, ma resta una vulnerabilità, perché non sappiamo la durata dei vaccini e per l’incognita delle varianti». Quindi, la battaglia non è ancora stata vinta. «Il governo ha fatto bene a opzionare la terza dose. La raccomandazione è di sequenziale il virus per monitorare le varianti». Invece sulle discoteche: «Se ci vanno solo i vaccinati si può fare. Se si fa una regola a metà e non è possibile di controllare sono meno contento».

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