Crisi auto, Thierry Breton, ex commissario europeo al mercato interno, dimesso a settembre dal ruolo per divergenze di opinione con Ursula Von der Leyen, anche in merito alle politiche industriali dell’Europa per affrontare la transizione verso l’elettrico, ha rilasciato una intervista al quotidiano La Stampa nella quale ha ribadito quali potrebbero essere le soluzioni che l’Ue dovrebbe adottare per evitare che la situazione peggiori ulteriormente. Breton rilancia sulla necessità di incentivi e flessibilità, come aveva detto in precedenza durante un intervento in Commissione, nella quale aveva sollevato preoccupazioni riguardo questa fase critica dovuta all’incertezza di aziende e cittadini che sono penalizzati dal cambiamento rapido imposto dalle nuove leggi e dalla mancanza di un piano concreto.



Soprattutto puntando ai finanziamenti che devono essere garantiti solo per l’acquisto dei “mezzi made in Eu“, per incrementare la produzione di batterie e per l’approvvigionamento dei componenti fondamentali. Su quest’ultima questione, che è la più difficile da risolvere perché “mancano le materie prime e le conoscenze“, si sofferma l’ex commissario, puntualizzando: “Avevamo fissato criteri precisi, ma ancora ci sono carenze“.



Thierry Breton: “Mantenere la produzione di motori termici in Ue potrebbe garantire accesso a nuovi mercati”

Thierry Breton, da ex membro della commissione afferma di non avere più potere decisionale in merito alle politiche per affrontare la crisi del settore auto che sta affrontando l’Europa, tuttavia suggerisce una serie di misure utili a compensare le difficoltà della transizione verso l’elettrico. Una fase caratterizzata da obiettivi ben precisi da raggiungere entro il 2025, ma che sembrano ancora lontani. Per questo ribadisce anche l’ipotesi, già espressa in passato, del mantenimento della produzione di motori termici nelle industrie Ue, perché non tutti i paesi hanno adottato gli stessi limiti per l’abbandono dei mezzi a benzina.



Quindi questo potrebbe essere utile a conquistare un fetta di mercato ad esempio in Africa, America Latina e anche Stati Uniti. Sulla questione finanziamenti, Breton considera fattibile il piano sul debito comune, anche perché: “L’Ue dovrà fare i conti con i bilanci” e quindi servirà una unione delle energie e dei mercati. Questo sarà fondamentale in vista delle nuove sfide che dovranno essere affrontate, specialmente sulla questione dazi, sia per l’import dalla Cina che per l’export verso gli Usa, come annunciato dal neo presidente Trump.