Combattere i gravi difetti che una parte del clero cattolico “soffre” da tempo non significa che si debba per forza “abolirli” in quanto sacerdoti: eppure questa è la tesi “choc” lanciata con una sterminata dose di documenti e posizioni a supporto dall’ex prete oggi vaticanista del New Yorker James Carroll. Nel nuovo numero di Atlantic (e grazie alla traduzione di più parti offerta da Il Post, ndr) si assiste alla proposta-provocazione di risolvere il problema e la crisi attuale della Chiesa Cattolica “semplicemente” abolendo i preti in quanto classe gerarchica. Abolire il presbiteriato, ovvero la condizione attuale del sacerdote: verginità, richiesta di povertà e esclusivo accesso al genere maschile. «L’atteggiamento auto-conservatore della classe dirigente cattolica ha portato la Chiesa a non mettere mai in discussione ruoli e strutture che erano nate secoli fa, in un mondo completamente diverso: su tutti proprio il sacerdozio, che Carroll definisce «tossico» e inadatto a interpretare gli insegnamenti di Gesù Cristo nel mondo contemporaneo»: così scrive Carroll nel lunghissimo articolo-denuncia delle pratiche in seno alla Santa Sede. Secondo l’ex sacerdote e oggi vaticanista, il problema è da imputare alle fazioni dei conservatori che hanno tenuto in mano la Chiesa dopo il Concilio Vaticano II (periodo nel quale invece Carroll aveva visto una luce “positiva” per riformare il cattolicesimo e da lì la decisione di prendere i voti): su tutti, Giovanni Paolo II fu la “rovina” per i cambiamenti perché venne eletto dopo il Concilio e non permise alcuna riforma.
“LA CHIESA ABOLISCA I SACERDOTI”: MA IL PAPA DICE L’OPPOSTO
È ovviamente una tesi di Carroll, anche piuttosto confusa e per nulla originale, quella che vede nell’abbattimento del sacerdozio per recuperare il senso di testimonianza della fede: clericalismo e celibato dei preti, ad esempio, sono i due punti di massima critica dell’ex sacerdote in forte polemica con le gerarchi vaticane «A un certo punto il tratto esclusivamente maschile della Chiesa e la sua misoginia diventarono inseparabili dalla sua struttura. La colonna portante del clericalismo è semplice: le donne sono subalterne agli uomini. I fedeli comuni sono subalterni ai sacerdoti, che sono “ontologicamente” superiori perché appartengono alla Chiesa. Dato che il celibato rimuove eventuali legami familiari o altre obbligazioni, i sacerdoti sono stati incastrati in una gerarchia che replica il sistema feudale in uso nel Medioevo» sostiene ancora Carroll nel suo lungo “J’accuse” sull’Atlantic. L’arrivo di Papa Francesco e la battaglia contro la pedofilia aveva fatto ben sperare il vaticanista che però oggi si dice del tutto deluso dal pontificato, anche sullo stesso fronte della lotta agli abusi pedofili «non ha detto una parola su chi cresce questi “lupi” o li mette in libertà: peggio, ha ignorato la natura specifica di questo crimine sottolineando che le violenze e gli abusi sui minori accadono ovunque, come se i reati compiuti dal clero cattolico non fossero poi peggiori». La “profezia” di Carroll è che un giorno la Chiesa sarà governata dai fedeli e non vi sarà più bisogno della “gerarchia”: l’esatto opposto di quando lo stesso Papa Francesco intimava ai suoi preti di correggere i propri errori ma di continuare il Ministero dato dal Cristo ai suoi apostoli, la testimonianza costante del Vangelo «predicate in modo semplice, non siate intellettuali ma parlate al cuore. Le parole, senza l’esempio di vita, non servono. Offrite a Dio il vostro lavoro apostolico e cercate in Lui il necessario riposo». Non sono i preti né i fedeli il centro del cristianesimo – questo forse il punto di massima incomprensione per Carroll – ma è Cristo stesso: seguire lui e seguire coloro che hanno donato l’intera loro vita alla Sua testimonianza (fermo restando la giusta lotta contro chi abusa di quella posizione e non vive per Gesù ma solo per il proprio tornaconto personale, ndr) è l’unico modo per tornare alla conversione del cuore e della libertà che necessita la Chiesa per uscire dalla crisi. Servono più testimoni, non la “democratizzazione” della fede: servono più maestri, non una malcelata e confusa “autogestione” dei fedeli senza una guida amorevole e libera che ne indichi la via..