Leonardo Valenti, che di mestiere insegna viticoltura all’Università di Milano, conosce bene i terreni e i territori, firmando alcuni noti vini, e ha scoperto che la tanto temuta crisi del clima può rivelarsi anche, per certi versi, un’opportunità per la montagna. Lo racconta in un’intervista per La Verità, nella quale ci tiene innanzitutto a precisare che “l’allarma sul clima” esiste ed è innegabile, ma non entra nel merito della discussione sull’apporto umano al cambiamento climatico, che è “terreno per altri studiosi”.
Nonostante questo, però, è l’esperienza di Valenti a contare perché con il suo progetto Spume, “che si prefigge di fare un grandissimo spumante in Appennino per recuperare territori e riportare popolazione in montagna“, è riuscito oltre a creare “un ottimo prodotto”, portando viticolture dove prima non ce n’erano, generando anche introiti e lavoro. Questo è il punto del suo ragionamento, ovvero il fatto che “si può salire di quota per trovare le temperature ideali e acquetarsi dell’ansia da riscaldamento globale”, al contempo, sottolinea ancora Valenti, “ripopolando la montagna”. Non solo, perché così facendo si sorveglia anche sull’ecosistema “e ci si difende dalle alluvioni e dagli incendi dei boschi”.
Leonardo Valenti: “La crisi del clima è innegabile, ma possiamo trarne beneficio”
“L’aumento delle temperature”, specifica ancora Valenti per evitare che si gridi al negazionista della crisi del clima, “è un dato reale”, ma non per questo il problema si risolve generando panico e ansia. “I toni esasperati”, spiega, “finisco per non fare capire nulla“, e nonostante sia un “bene” che gli allarmi abbiano “prodotto un’attenzione”, ora è importante capire come sfruttare in qualche modo quel clima alterato, sempre nel rispetto nell’ambiente.
In questo contesto, però, secondo Valenti una speranza c’è, perché dalla sua posizione di docente assiste ogni giorno ad un fatto particolare. Spiega, infatti, che oggi “ci sono tanti ragazzi disposti, anzi affascinati, dalla fatica della campagna“, e sono anche “tante le aziende agricole in mano a giovani laureati”. Proprio per questo è importante ora “restituire a questi giovani il giusto guadagno e l’orgoglio del ruolo: l’agricoltore colto ed evoluto”, conclude Valenti, “è custode del territorio, ne fa la manutenzione e lo sfrutta con responsabilità e rispetto, a beneficio di tutti”.