La crisi climatica ha già avuto gravi conseguenze sia sul piano della salute e economico. Inoltre, l’impatto del cambiamento climatico è maggiore nelle donne e nelle ragazze. Secondo l’Onu, l’80% delle persone sfollate a causa del cambiamento climatico sarebbero donne. Ma c’è un ulteriore aspetto poco discusso legato alle conseguenze di una crisi climatica e portato alla luce da Vogue.it che fa riferimento ad un aumento degli abusi sessuali contro le donne, ragazze e altri generi marginalizzati di tutte le età. Le cause sono molteplici e spesso legate a problemi di sfruttamento e agli spostamenti, con maggiore impatto sulle popolazioni indigene, nere e migranti. “Dopo i disastri naturali, le donne evacuate possono finire in rifugi o altre strutture poco sicuri e sovraffollati in cui il rischio di aggressioni sessuali è alto”, ha spiegato Osub Ahmed, analista politica senior della salute e dei diritti delle donne e membro del Center for American Progress. Basti pensare che quasi un terzo delle aggressioni sessuali denunciate nel 2005 durante gli uragani Katrina e Rita sono avvenute in rifugi per sfollati nella città di New Orleans e hanno riguardato popolazione prevalentemente nera, come emerso un sondaggio del 2006 del National Sexual Violence Resource Center. Lo stesso è avvenuto in Giappone dopo il terremoto e lo tsunami del 2011, con un aumento della violenza sessuale.



Anche le difficoltà economiche causate da queste calamità possono portare ad un aumento delle violenze, come spiegato da Ahmed: “Lo stress psicologico ed emotivo causato indirettamente dal cambiamento climatico – la perdita di lavoro, il fatto di dover lasciare la propria casa o, più generalmente, i disordini civili – può portare ad aumentare i livelli di abusi sessuali in casa”.



CRISI CLIMATICA E AUMENTO DEI CASI DI VIOLENZA: IL LEGAME

Una ricerca contenuta su BMJ Global Health ha tentato di far luce sul legame esistente tra crisi climatica e aumento della violenza domestica, sottolineando casi di omicidio, controllo coercitivo, comportamento aggressivo, matrimoni forzati in giovane età e sfruttamento economico. Dalla ricerca è emerso inoltre che oltre un terzo degli autori di tali crimini erano partner o ex mentre il 15% parenti. Ad essere a rischio violenza sono anche le comunità indigeni nei luoghi in cui si svolge attività di estrazione di combustibili fossili o la costruzione di impianti chimici, questo per via dell’afflusso o della presenza massiccia di uomini, lavoratori temporanei. E’ quanto reso noto da un report del 2016 di Amnesty International: “è statisticamente più probabile che i giovani uomini siano autori di crimini violenti”. Ruth Hopkins, scrittrice, avvocato e attivista Dakota/Lakota Sioux ha sottolineato ciò che accade nelle zone che ospitano migliaia di operai costruttori di oleodotti: “Gli operai degli oleodotti sono per la grande maggioranza maschi. Hanno soldi e un sacco di tempo da spendere, ma vivono in luoghi isolati dove non c’è molto da fare. Questo porta a un’esplosione del traffico sessuale”.



VIOLENZE ANCHE SU ATTIVISTI PER L’AMBIENTE

Ma a subire spesso violenze sessuali sono anche gli attivisti per l’ambiente. E’ quanto ha riferito Aditi Surie von Czechowski, ricercatrice associata all’Università di Cambridge, secondo la quale ciò accade allo scopo di “silenziarli”. “Può essere una violenza strutturale e non solo di natura sessuale”, spiega. Non è un caso se negli scorsi anni, un numero sempre maggiore di attiviste indigene donne e trans sono state aggredite e assassinate mentre lottavano per i loro diritti e contro il disastro climatico. Ma come è possibile aiutare le persone vittime di violenza? Coloro che hanno subito abusi sessuali aggravati dal trauma dei disastri ambientali devono trovare la loro guarigione sia a livello individuale che di comunità. “Se disponibile, la psicoterapia occidentale può essere utile. Ma sono terapie normalmente costose e al di fuori della portata per la maggioranza dei sopravvissuti alla violenza sessuale”, spiega Alison Phipps, capo del programma UNESCO di integrazione dei rifugiati attraverso il linguaggio e le arti. Fortunatamente esistono anche numerose organizzazioni no profit che possono aiutare in tal senso. Risolvere il problema della crisi climatica, dunque, significa anche lottare per mettere fine all’oppressione basata sul genere.