La crisi climatica sta portando a ripensare anche le coltivazioni. Gli stravolgimenti delle temperature, la siccità e gli eventi climatici estremi stanno impattando in particolare sui vigneti e sulla conseguente produzione di vino in quelle che finora sono state aree tradizionali deputate alla viticoltura. Come riporta Il Sole 24 Ore, infatti si sta già assistendo alla ricerca un po’ in tutto il mondo di climi più favorevoli per i vigneti.
L’attenzione sul problema è stata portata da Attilio Scienza, docente di Viticoltura ed Enologia dell’Università di Milano, il quale ha riportato l’esempio dell’Inghilterra, nel cui sud del territorio si è iniziato da qualche tempo a produrre spumante con risultati ottimali. Ma questo fenomeno può essere anche esteso ad altre zone in cui i produttori di vino si sono dovuti adeguare alla crisi climatica cambiando latitudine e spostando le coltivazioni anche laddove fino a pochi anni fa era impensabile. Pensiamo infatti anche alla Germania e ai celebri Riesling prodotti sulle sponde della Mosella e resi unici dall’interazione con l’ardesia dei terreni.
CRISI CLIMATICA: A RISCHIO IL BUSINESS PRODUTTIVO DI VINO DI ITALIA E FRANCIA
Il settore globale della produzione di vino vale 333 miliardi di dollari. Ciò che si teme è però che il business dei paesi tradizionalmente leader nella produzione di vino, come Italia e Francia, possa essere negativamente impattato. La crisi climatica mette infatti in risalto una serie di problematiche connesse a questo settore. Perchè da un lato è difficile trovare nuove aree che, sebbene abbiano condizioni climatiche favorevoli, non hanno strutture produttive adeguate, e dall’altro si deve anche pensare di salvaguardare le realtà locali storiche che si dedicano alla viticoltura.
In merito poi all’area del globo ideale in cui coltivare vigneti viene fatto notare da Ignacio Sanchez Recarte, presidente del Ceev, l’associazione delle industrie europee del vino, che il favore si è spostato dal 45° parallelo al 50°e forse anche al 52 °. E così in Italia, Spagna e Francia non è raro ormai trovare vigneti anche a 1.000 metri di altitudine, e questo è dovuto alle condizioni mutate delle precipitazioni che hanno portato ad una riduzione notevole dei volumi prodotti dei vitigni storici.
IL FUTURO RICHIEDERÁ MAGGIORE LAVORO AI VITICOLTORI
Non solo scarse precipitazioni e incendi. Sono anche altre le conseguenze che la crisi climatica e il surriscaldamento globale stanno portando con sé. Le mutate condizioni climatiche stanno favorendo, in ogni parte del mondo, una tipologia di prodotto che incontra sempre meno i gusti del pubblico. A risentirne è quindi sempre più spesso la qualità del vino, spiega il Sole 24 Ore. Si assiste infatti sempre più ad una maggiore concentrazione di zuccheri e di alcol in una fase in cui il consumatore internazionale ricerca bevande meno alcoliche, più fruttate ed ‘easy to drink’.
Per i produttori il futuro non sarà dunque facile. Li attende sicuramente tanto lavoro in vigneto e cantina per correggere caratteristiche del vino che il clima rende non più in linea col mercato o, in alternativa, tanto lavoro di marketing per far tornare presto di moda, in particolare tra i giovani, i vini di grande struttura.