Tra scenario epidemiologico/economico migliore e peggiore per l’Italia sembra abbastanza probabile quello intermedio: blocco forte dei flussi produttivi e commerciali fino a circa metà aprile, poi ripresa lentissima dell’attività economica in maggio, una prima accelerazione in giugno, poi più forte da luglio in poi. Ma l’export e il turismo, e relativi indotti, potrebbero avere un tempo di ripresa più lungo per il protrarsi dell’emergenza medica in diverse nazioni.



Se così, le misure anticrisi, da predisporre ora, dovrebbero sostenere con liquidità d’emergenza almeno il 70% delle imprese italiane: in alcuni settori fino al primo trimestre del 2021, in altri per un tempo minore, ma difficilmente inferiore ai 4 mesi. Senza tale sostegno “di cassa” la mortalità economica in Italia potrebbe avere effetti destabilizzanti. Non solo: il debito assunto dalle imprese durante la fase acuta dell’emergenza e quella di recupero lento delle attività – dove i ricavi sarebbero insufficienti a coprire i costi – dovrà essere cancellato, sterilizzato o spalmato in decenni per non compromettere la ripresa delle singole unità economiche. In alcuni casi lo Stato dovrà nazionalizzare temporaneamente grandi aziende, come sono già pronti a fare, per esempio, Germania e Stati Uniti.



Il punto: ci sono i soldi e i metodi per farli arrivare dove serve per attutire gli effetti dello scenario di gravità intermedia? L’Italia ha un problema di indebitamento eccessivo che limita il finanziamento in deficit delle misure anticrisi, motivo per cui finora il Governo ha stanziato 25 miliardi, sì e no sufficienti a tenere in vita l’economia per poche settimane. Pertanto sarà necessaria una garanzia indiretta della Bce e una diretta da parte dell’Eurozona sul debito italiano affinché sia possibile farne di più. È probabile pur non pienamente, ma sufficientemente. Così lo Stato sarebbe in grado di garantire le banche che danno credito alle imprese.



Nello scenario detto servirebbero almeno 120 miliardi, estendibili, mentre ora sono previsti 50, di cui probabilmente un terzo dovrà essere bruciato per cancellare il debito delle aziende. Considerando altre misure, il fabbisogno ora stimabile per l’Italia è almeno di 220-250 miliardi per un anno, demoltiplicabile se si accelerano i metodi per rendere sicuri i processi lavorativi in presenza del rischio di contagio e il numero di ospedali mobili specializzati per il virus nonché le terapie e la ricerca del vaccino.

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