Anche il secondo trimestre dell’anno ha avuto un PIL quasi bloccato che determina la crisi degli investimenti sia nel settore industriale sia in quello immobiliare. Si tratta di una nuova crisi del credito conseguente alla recessione e stagnazione che abbiamo vissuto in un periodo di compresenza dell’aumento dell’inflazione.
Come sottolineato da Il Sole 24 ore, ciò ha determinato un deterioramento del comparto industriale e delle costruzioni .La crescita dei servizi, che avrebbe dovuto tenere testa, appare invece moderata. Dove stiamo andando e quali potrebbero essere i segnali di ripresa?
Crisi degli investimenti: il settore industriale soffre ancora nonostante le attese positive
Secondo il parere del Centro studi di Confindustria, nell’analisi Congiuntura Flash, a frenare la crescita sono i tassi alti anche in presenza dell’inflazione diminuita rispetto al picco dell’8,1% dell’anno 2022.
Ma nel terzo trimestre le attese sono moderatamente positive. Se l’inflazione infatti si attesta al 6,4% come maggio 2022, un’inversione di rotta trainata indubbiamente dal prezzo del gas, che ha da solo polarizzato gli introiti, le spese, le aspettative di tutto il comparto industriale nel 2022. Nonostante la diminuzione dell’inflazione del prezzo del gas naturale, gli aumenti nel settore alimentare sono sempre superiori al 10% (precisamente il 10, 7%).
Se in un primo momento del 2022, la BCE aveva visto prevalere l’analisi delle colombe, con una diminuzione dei tassi d’inflazione che restavano inchiodati a zero anche quando questa toccava il 6%, adesso, la BCE sposa totalmente l’analisi dei falchi e giudica ancora alta l’inflazione al 6,4%, portando quindi i tassi d’interesse al 4,25%.
Ciò potrebbe avere un impatto ancora più catastrofico sui mutui e nel settore immobiliare come è già stato registrato nel primo semestre 2023.
Crisi degli investimenti: pesa il costo del credito
Il settore degli investimenti risulta in rallentamento rispetto all’anno scorso: -2,6% per i primi 5 mesi del 2023, sarebbero deteriorate anche le condizioni relative agli investimenti che vanno dal -20,4% al -18,1%. Ancora basse le attese per questo settore che, nel mondo delle imprese vanno dal 20,4 al 14,9%. Un pessimismo diffuso e dovuto soprattutto al costo del credito che resta elevato non solo per il comparto immobiliare relativo al mercato dei mutui, ma anche e soprattutto a quello industriale relative agli investimenti delle imprese di tutti i settori.,
Tuttavia lasciano ben sperare i dati relativi alla crescita industriale che ben si sposano con le leggere e positive attese del terzo trimestre 2023 e, infatti, se all’inizio dell’anno la crescita del settore industriale era -1,9%, a maggio questa aveva toccato il +1,6%, anche se la manifattura restava a -2,4%.
L’accesso al credito per le imprese è più caro che mai: i dati indicano che a maggio questo ha toccato quota +4,81%, mentre il credito bancario il -2,9%. Sono la maggioranza le imprese che decidono di non ricorrere al credito bancario o di altri settori a causa del relativo costo: in totale le imprese che nel 2023 hanno deciso di rinunciarvi sono il 56,3%.
Invece le imprese che hanno effettuato un accesso al credito sono soltanto il 6%.