Crisi degli oppioidi, tre catene decidono di pagare un risarcimento
Dopo tanti anni, la crisi degli oppioidi negli Stati Uniti potrebbe trovare finalmente una conclusione. Sembrerebbero infatti essere giunte al capolinea le battaglie legali che in questi anni sono state portate avanti: Cvs Health, Walgreens Boots Alliance e Walmart hanno accettato di pagare 13,1 miliardi di dollari. Le tre catene farmaceutiche hanno accettato di pagare un risarcimento per porre fine a migliaia di cause statali e locali. Negli Stati Uniti da anni le catene di farmacie sono sotto accusa per la gestione scorretta dell’uso dei farmaci antidolorifici contenenti l’oppio.
Mercoledì 2 novembre, Cvs ha patteggiamento accettando di pagare quasi 5 miliardi, di cui 4,9 miliardi e alle suddivisioni politiche e circa 130 milioni alle tribù di nativi americani. I pagamenti avverranno in 10 anni a partire dal 2023, mentre Walgreens ha firmato per 4,95 miliardi spalmati su 15 anni. Le due catene non hanno comunque ammesso la propria colpevolezza, come rivela MilanoFinanza.
Crisi degli oppioidi, sì al risarcimento, no alla colpevolezza
La crisi degli oppioidi negli Stati Uniti sembra dunque ad una svolta. Thomas Moriarty, consulente generale di Cvs, ha affermato che il gruppo è lieto di risolvere il contenzioso con un accordo “negli interessi di tutte le parti, compresi i nostri clienti, colleghi e azionisti”. In una nota di Walgreens si legge invece “Come una delle più grandi catene di farmacie della nazione, continuiamo a impegnarci per essere una parte della soluzione, e questo accordo ci permetterà di mantenere la nostra attenzione sulla salute e il benessere dei nostri clienti e pazienti, dando allo stesso tempo un contributo positivo per affrontare la crisi degli oppioidi”.
Entrambi i gruppi hanno dichiarato che i loro accordi non dovranno essere considerati definitivi. Infatti l’importo complessivo potrebbe essere ridotto se un numero limitato di querelanti governativi dovesse firmare. Nessun commento da parte di Walmart: secondo la Reuters, l’azienda avrebbe deciso di pagare circa 3,1 miliardi, in gran parte in anticipo.