In questo contesto di continue e costanti crisi che finiscono, inevitabilmente, per sovrapporsi, si fa sempre più strada un allarme globale che riguarda l’acqua potabile. Non solo, perché così come sono sempre di più gli stati a soffrire della mancanza di acqua erogabile ai cittadini, o utilizzabile per le irrigazioni agricole, o l’allevamento degli animali, alcune stime parlano anche di una generale diminuzione dell’umidità della superficie terrestre. E così, secondo gli esperti, oltre alle preoccupazioni per il clima che continua a peggiorare, i decisori politici dovrebbero concentrarsi anche in un’azione ampia e mirata per cercare di contenere la crisi dell’acqua, i cui effetti potrebbero anche rendere pressoché inutili gli obbiettivi climatici fissati a Parigi.



La crisi dell’acqua pesa già su 4 miliardi di persone

Parlando strettamente della crisi dell’acqua potabile, secondo un recente rapporto redatto dal World Resources Institute in collaborazione con Aqueduc, e citato dal quotidiano Le Monde, sono circa 4 miliardi le persone nel mondo che già vivono in un contesto di stress idrico definito “elevato”, ovvero il peggiore. Basandosi sui dati disponibili sull’acqua tra il 1979 e il 2019, il WRI ha anche stimato che entro il 2050 sarà circa il 60% della popolazione mondiale a soffrirne.



La crisi dell’acqua in 25 paesi nel mondo porta ad uno squilibrio dell’80% tra la richiesta pubblica e la disponibilità locale, che pesa soprattutto per Bahrein, Cipro, Kuwait, Libano e Oman. Nell’Asia meridionale, il 74% della popolazione è esposto ad uno stress elevato, che tocca picchi dell’83% in Medio Oriente e Nord Africa. Per cercare di fronteggiare la crisi che rischia rapidamente di peggiorare a causa delle temperature elevate, sono sempre di più gli stati che limitano al minimo le disponibilità di acqua per i loro cittadini, con interruzioni mirate o diffuse.



Uruguay: contro la crisi dell’acqua si eroga acqua salata

Tra i tanti stati che sono costretti a limitare l’erogazione di acqua per i cittadini al fine di limitare la crisi (secondo il WRI è la norma in India, Messico, Iran e Sudafrica), l’Uruguay ha recentemente deciso di mischiare le scorte di acqua potabile con quella salata (a causa della vicinanza con l’Oceano) proveniente dal fiume Rio de la Plata. Lì, infatti, tra il 2020 e il 2022 si sono registrate precipitazioni che, in condizioni normali, rappresentano il totale di due anni. Una soluzione, tuttavia, che non è piaciuta ai cittadini, preoccupati che l’acqua salata erogata non sia veramente potabile e possa causa problemi alla salute.

La crisi nella crisi: l’umidità del pianeta diminuisce

E se da un lato la crisi dell’acqua appare evidente al mondo scientifico e, in misura limitata, a quello politico, lo stesso non vale per i livelli di umidità del pianeta. Infatti, uno studio pubblicato sulla rivista Science Advances ha sottolineato come i continenti del mondo siano sempre più asciutti. A causa dei cambiamenti climatici, spiegano gli autori, il ciclo dell’acqua sta cambiando, con l’effetto che a lunghi periodi di siccità si alternano violente ed intense precipitazioni.

In merito alla crisi dell’umidità, che si unisce a quella dell’acqua, gli scienziati non hanno fornito dati certi, ma le osservazioni condotte non lascerebbero alcun dubbio. Concretamente, con la diminuzione dell’umidità globale, per regolarsi il pianeta “assorbe” l’acqua dalla vegetazione e dal suolo, con il risultato di un generale inaridimento. Così, con un pianeta secco e arido, le temperature aumentano, in un ciclo che potrebbe non lasciare scampo a numerosissime specie vegetali ed animali.