LA CRISI DELLA DEMOCRAZIA METTE A RISCHIO L’OCCIDENTE: ALLARME IN UK
Ultimo di una lunga lista di attenti osservatori e analisi della geopolitica mondiale, lo scrittore Charles Dunst lancia l’allarme sulle colonne del Daily Mail circa la crisi della democrazia e dell’Occidente in generale: con la pressione della Russia in Ucraina e il rischio che si possa ripetere tra non molto l’invasione vista a Kiev con la Cina ai danni di Taiwan, dalla Gran Bretagna si osserva con molta preoccupazione all’escalation di questi ultimi anni. Nella recente visita a Taipei, l’ex Premier Uk Liz Truss ha avvertito senza remore: «la Cina è la più grande minaccia che abbiamo di fronte al mondo libero».
Il rischio è che si profili all’orizzonte una sorta di nuovo “ordine mondiale autocratico” se l’Occidente non recupererà al più presto la fiducia in se stesso e le radici della propria cultura e società: come ha scritto lo stesso Dunst nel saggio “Sconfiggere i dittatori: Come la democrazia può prevalere nell’era degli uomini forti”, «se l’Occidente non riacquista la fiducia in se stesso, non rinvigorisce le proprie istituzioni e non ripristina la fiducia nella propria democrazia», la dittatura e l’autocrazia tornerà a dominare anche in questa altra parte del mondo. Senza una tale “rinascita”, si dice certo Dunst e come lui tanti diplomatici britannici ed europei, «il crescente potere di autocrazie come la Cina e l’Arabia Saudita rischia di crescere senza controllo, mentre noi scivoliamo in uno status di seconda classe, le nostre economie si bloccano e la nostra influenza diminuisce». Dalla Cambogia al Gibuti in Africa, dall’Arabia Saudita agli stati satelliti della Russia, «L’ascesa della Cina non sarebbe solo un trionfo per Pechino».
“CINA È LA VERA MINACCIA”: PERCHÈ SI CREDE ANCORA CHE LE DITTATURE SIANO “MEGLIO”
Un mondo guidato sempre più dalla Cina e dalla Russia – anche se umiliata dallo stallo in Ucraina potrebbe comunque ritrovare la strada della preminenza globale diventando il principale luogotenente di Pechino – «minacciano l’intera Europa», spiega ancora Dunst sul “Daily Mail”. La visita di Xi Jinping a Mosca da Putin dello scorso marzo ha messo in chiaro gli obiettivi a lungo termine: «la loro profonda alleanza potrebbe rimodellare il mondo, sostenuta dalla loro potenza militare e dalla loro presa sulle forniture energetiche». Ciò che rende ancora più forte l’asse Cina-Russia è la debolezza continua dell’Occidente, reso evidente in quasi tutti i suoi capisaldi democratici: « gli elettori sentono sempre più che i loro sistemi democratici non funzionano più nel loro interesse. Mentre il tenore di vita diminuisce, le bollette energetiche aumentano e l’inflazione rimane ostinatamente alta, i cittadini occidentali considerano sempre più spesso i loro politici impotenti, o li disprezzano apertamente».
Quasi a dire che essere governati da “uomini forti”, da “autocrazia” o ancora peggio da “dittature” potrebbe non essere un danno enorme a fronte di questa democrazia: «Il Congresso di Washington appare sempre più disfunzionale, l’economia squilibrata e le infrastrutture civili obsolete. In Gran Bretagna, il servizio sanitario nazionale è in perenne crisi e il settore pubblico è apparentemente in perenne agitazione a causa delle azioni sindacali. In Francia, il tentativo del presidente Macron di innalzare l’età pensionabile da 62 a 64 anni ha provocato manifestazioni di massa e le peggiori rivolte nelle città da decenni e le peggiori rivolte nelle città da decenni», denuncia ancora Dunst. Questo generale clima di malcontento ha incoraggiato da più parti una “leadership autoritaria” che possa ristabilire ordine e riforme: «Per un numero preoccupante di elettori e politici, l’autocrazia è la via dell’espansione. Questa convinzione, per quanto sbagliata, segna un drastico cambiamento rispetto al pensiero occidentale precedente. Questi pensieri sono illusioni». Come dimostra però Dunst nel suo saggio, l’autocrazia era, è e sarà sempre «intrinsecamente difettosa, poiché le sue fondamenta sono costruite sulla crudeltà piuttosto che sul consenso. In ultima analisi, può sopravvivere solo attraverso la repressione, che è inimitabile per lo spirito umano e che mette a repentaglio molti tipi di innovazione». Seguendo quanto scrisse Alexis de Tocqueville nel XIX, «la grandezza dell’America non sta nell’essere più illuminata di qualsiasi altra nazione, ma nella sua capacità di riparare ai propri difetti». Serve dunque, conclude Dunst, «migliorare la mobilità sociale in modo che ai cittadini non sia preclusa la possibilità di realizzare il proprio potenziale. Le reti di sicurezza devono essere riformate per tener conto della gig economy. Ma se vogliamo prosperare, non possiamo nasconderci dietro a mura fortificate. Un livello di immigrazione ben regolamentato porta benefici finanziari al Paese ospitante. I governi occidentali devono compiere altri passi, ad esempio ripulire la politica rendendo più trasparente il ruolo del denaro. Devono inoltre promuovere una mentalità a lungo termine, introdurre incentivi fiscali che promuovano l’imprenditorialità e aumentare la spesa per le infrastrutture, perché strade, ponti, ferrovie e connessioni internet migliori stimolano la crescita economica». Occorre esser molto più lungimiranti e ambiziosi nella difesa della democrazia: «Per il momento Taiwan resiste con orgoglio, nonostante le minacce della Cina. Possiamo impedirle di cadere, non scimmiottando la Cina, ma mobilitandoci in difesa dei valori liberali che hanno arricchito l’Occidente in modo così potente».