A forza di obbligare le coppie a mettere al mondo un bambino al massimo, i cinesi si sono talmente abituati a moderare le nascite che per la prima volta dal 1961 si è toccato nel corso del 2019 il numero più basso di nascituri: un calo di 580mila nascite rispetto al 2018, per un totale di 14,645 milioni. Nel 1961 nacquero 11,8 milioni di bambini. Nonostante questo, le nascite complessive segnano il record, superando per la prima volta 1,4 miliardi di persone. Una contraddizione solo apparente: in tutto il mondo, almeno nei paesi dove la situazione economica è di buon livello, le nascite crollano. Nessuno fa più figli e anche i cinesi si allineano al trend. Tutto questo in un paese dove la legge del figlio unico, imposta nel 1979 per limitare le nascite e rimossa solo nel 2015 non solo non ha inciso sulla crescita demografica, ma ha squilibrato la popolazione.
PIU’ MASCHI CHE FEMMINE: C’E’ SQUILIBRIO
Tendenzialmente infatti, come accade in altri paesi asiatici, si tendevano a eliminare le femmine: nel 2019 la popolazione maschile superava di 30 milioni quella femminile. Adesso, come succede in Italia, ci si prepara a una popolazione fatta per la maggior parte di anziani che devono essere mantenuti da sempre meno giovani. Secondo quanto riporta l’agenzia Asia News, secondo il dott. Wang Feng, professore di sociologia alla University of California di Irvine, “il basso numero di nascite in parte riflette il declino dei neonati fin dagli anni ’90, ma rivela inoltra qualcosa di molto più profondo sulle trasformazioni sociali in atto, che sono ancora più preoccupanti”. Tra queste, suggerisce, “la migrazione interna, la rapida urbanizzazione, una cultura del lavoro spietata, gli elevati costi per abitazioni ed educazione e la sfrenata discriminazione di genere. Tutto questo contribuisce alla bassa natalità e potrebbe continuare a farlo per decenni”.