Gian Carlo Blangiardo, statistico ed ex presidente dell’Istat, ha analizzato sulle pagine del quotidiano Il Foglio, l’attuale situazione della crisi demografica. Soprattutto alla luce degli ultimi dati, relativi al terzo quadrimestre 2023, che mostrano un nuovo record di denatalità con un aumento, in negativo, rispetto al passato di un ulteriore -3%. Se le statistiche continueranno cosi, la società dovrà presto iniziare a fare i conto con nuovi bisogni dei cittadini e soprattutto con un welfare che dovrà essere più attento agli anziani che ai giovani.



La popolazione invecchia e tra i giovani sembra esserci ormai la tendenza a non pensare più al futuro ma soddisfare piuttosto solo i bisogni del presente, senza essere disposti a sacrificare il benessere. Non a caso, scrive Blangiardo: “Nei decenni che verranno va sempre più accreditandosi l’immagine di un paese dove, con la perduta vitalità nel ricambio generazionale, rischia di venir meno anche l’interesse/incentivo a investire nel futuro“. Uno scenario completamente opposto rispetto a quello del “miracolo economico“.



Gian Carlo Blangiardo: “La società non investe più sul futuro ma pensa solo al presente”

Gli investimenti per il futuro e l’ideologia della società, nel secondo dopoguerra hanno permesso il cosiddetto miracolo economico, proprio grazie ad un tipo di pensiero che è il contrario di quello che si verifica oggi. Infatti nonostante le difficoltà, condizioni di sopravvivenza poco favorevoli ed età media della vita che era notevolmente più bassa, la popolazione aveva più vitalità e credeva nel ricambio generazionale. Oggi come afferma Gian Carlo Blangiardo, si è persa la figura dell’ “Italiano investitore“, facendo sempre più spazio a quella dell'”Italiano manutentore”.



Per trovare una soluzione bisogna coinvolgere tutte le parti chiamate in causa. Non solo la politica e le istituzioni, ma anche il sociale, il privato e le imprese. Per raggiungere gli obiettivi di natalità previsti, bisogna non solo far leva sui processi decisionali e sulle potenzialità. Ma soprattutto, intervenire favorendo la genitorialità, i percorsi di autonomia dei giovani e l’inserimento lavorativo di coloro che hanno elevate competenze con opportunità che ne riconoscano il valore in patria.