Conte apre, Renzi “spara”: nell’intervista serale al Tg2 i timidi passi avanti della giornata per scongiurare la crisi di Governo sono stati di fatto eliminati dall’intervento ancora una volta molto critico del leader di Italia Viva contro Palazzo Chigi. «Non esistono governi di scopo. Gli esecutivi sono fatti per governare e se Conte è in grado di farlo, lo faccia. Altrimenti toccherà ad altri», attacca l’ex Premier dem, precisando come non vi sia al momento alcun rischio di Elezioni anticipate «perché la legislatura finisce nel 2023. Parliamo di contenuti, non di giochi vecchio stile».
A domanda secca se fosse una questione personale che divide Renzi e Conte, il fondatore di Iv replica «magari! Le questioni personali si risolvono, del resto abbiamo indicato anche noi Conte quando volevamo mandare a casa Salvini. Ma non si può governare solo ‘contro’. Adesso vanno date risposte alla crisi economica, ai soldi del Recovery: se il governo è in grado di fare, faccia. Conte ha detto ‘veniamo in Senato’, quasi sfidandoci. Lo aspettiamo lì». Non basta dunque la proposta di rimpasto o il Recovery Plan cambiato, o meglio – conclude Renzi – «servono più investimenti e meno bonus. Da quello che si legge il governo sembra aver cambiato idea, segno che forse le idee di Italia viva non erano così male». Un “lumicino” per l’accordo rimane, ma il tempo scorre e nel Pd, in M5s e nello stesso Premier Conte emergono diverse fibrillazioni per i continui attacchi dei renziani.
Vacciniamo subito gli insegnanti, la prossima settimana. Così per le scuole sarà più semplice riaprire.
La mia intervista al @Tg3web pic.twitter.com/VsBa6mxZVE— Matteo Renzi (@matteorenzi) January 6, 2021
ITALIA VIVA “OK APERTURA, MA ASPETTIAMO LE CARTE”
Nel pomeriggio dell’Epifania si “congela” la possibile crisi di Governo dopo il post del Premier Conte e la replica in questi minuti da fonti qualificate di Italia Viva all’Ansa: il Presidente aveva dato una lieve apertura su squadra di Governo ampliata e Recovery Plan migliorato, e così i renziani rispondono «post di Conte è un’apertura, ma prima di ogni decisione vogliamo vedere le carte e capire se il Recovery Fund sarà davvero modificato».
Tradotto, si attende quel vertice di maggioranza annunciato dal Premier nei prossimi giorni con a tema la crisi di Governo e il Pnrr, in attesa del successivo Consiglio dei Ministri ed eventuale passaggio in Parlamento: i tempi della crisi si allungano, almeno fino a che rimarrà giudicata ‘positiva’ l’apertura di Conte ai renziani. Questo il commento integrale del partito di Matteo Renzi, riportato da Rai News: «La politica parla con atti e non su facebook. Comunque il post sembra andare in una direzione che pare raccolga una serie di nostre richieste sul merito. Restiamo in attesa di leggere le carte e capire se, come afferma Conte, il Recovery sia stato riscritto. Mancano poi tutte le altre risposte sulle tante questioni politiche che abbiamo posto». Rimpasto più vicino o semplice “stallo” di una crisi destinata a riesplodere ancora più potentemente già da domani?
IL POST DI CONTE CHE “APRE” A ITALIA VIVA
Nel giorno in cui il Pd fa sapere con Andrea Orlando che il Premier è «il punto di equilibrio, se si toglie si rotola verso le Elezioni», è il Presidente Conte in persona a tornare a parlare dopo diversi giorni di silenzio. L’occasione è data dal nuovo vertice sul Recovery Plan avvenuto a Palazzo Chigi con Gualtieri, con successivo post su Facebook che fa accenna il tema della crisi di Governo: «imprescindibile rafforzare la coesione della maggioranza e, quindi, la solidità alla squadra di governo. Se percorreremo questo cammino con senso di responsabilità, avremo la più salda garanzia di andare nella direzione giusta, perseguendo l’interesse generale».
Secondo il Premier Conte l’azione di Governo dovrà rimanere sempre all’interno della tutela dei cittadini, ma «Non è mai venuta e mai verrà meno, da parte mia, l’apertura al confronto e all’ascolto delle forze che sostengono il governo. Ho sempre lavorato per raccogliere tutte le proposte migliorative su ogni tema o provvedimento sin qui adottato e così sarà anche in futuro, perché è questo che ci chiedono i cittadini». Alle parole Conte preferisce «l’operoso silenzio», una sorta di sfida indiretta a distanza con le accuse di Renzi mentre l’annuncio finale è lasciato ai prossimi step «A breve ci ritroveremo con tutte le forze di maggioranza per operare una sintesi complessiva, che valga a selezionare gli investimenti e le riforme più utili a modernizzare il Paese». Niente risposte a Italia Viva, niente convocazione del Parlamento e nemmeno CdM: restano le manovre con l’ipotesi del Conte-ter sempre dietro l’angolo, al netto delle istanze renziane che ancora oggi hanno ribadito che «un rimpasto non basta a superare la crisi».
STALLO SULLA CRISI DI GOVERNO
È stallo dopo 7 giorni di pre-crisi di Governo: nel giorno dell’Epifania ancora non si ha notizia né di un nuovo CdM sul Recovery Plan, né di contatti avvenuti tra Italia Viva e Palazzo Chigi, dopo le forti parole lasciate nelle ultime 24 ore da Matteo Renzi contro il Presidente del Consiglio. Le ipotesi in campo restano le stesse: dal Conte-ter con maxi rimpasto, alla crisi pilotata con però dimissioni di Conte e verifica in Parlamento, fino al cambio al vertice con l’arrivo a Chigi di Marta Cartabia o addirittura dell’ex Bce Mario Draghi. Il Colle osserva (non senza fastidi) lo svolgersi dell’impantanamento di un Governo nel pieno della campagna vaccini anti-Covid e con ancora una bozza di Recovery Plan tutt’altro che definita.
Al momento non sono servite le “mosse” provate da Conte per scongiurare la crisi imminente (non è tra l’altro un caso che per la prima volta dall’inizio della pandemia Covid, non è stata convocata la conferenza stampa per presentare il nuovo Decreto anti-Covid in arrivo domani, forse proprio per evitare possibili domande scomode sullo stato attuale del Governo): i 18 miliardi per la Sanità nella nuova bozza preparata da Gualtieri sul Pnrr (Piano Nazionale Resilienza e Ripresa), le concessioni sui Servizi Segreti e maggiori fondi per il Mezzogiorno. Come ha detto stamane Maria Elena Boschi, «il rimpasto non basta, serve un rilancio totale»: dunque resta la crisi con i “toto-nomi” che intanto impazzano, nonostante le smentite secche di Renzi e Iv.
LE TRAME DELLA CRISI
Tra domani e venerdì potrebbe essere convocato il nuovo Consiglio dei Ministri sul Recovery Plan e a quel punto potrebbe avvenire la tanto attesa “resa dei conti” che dispieghi la matassa di una crisi indecifrabile ormai anche per le stesse forze di maggioranza. «Se Conte sfida dicendo che va in Parlamento e ha i voti per governare, auguri e buon lavoro. Mi troverà in Parlamento a fare la senatrice di opposizione e a dare il mio contributo per il paese. Ma se così non è, Conte scendesse dal piedistallo e cominciasse a tessere una tela che risponde ai problemi dei cittadini e delle cittadine di questo paese», ha detto ancora durissima la Ministra renziana Teresa Bellanova a “Mattino5”.
Nelle prossime ore il Premier dovrebbe provare a costruire un’intesa di coalizione, «cercando di capire che il problema non si risolve raccattando qualche voto di qua e di là o chiamando deputati e senatori di Italia Viva per cercare di creare tensione»; le dimissioni al momento restano congelate ma tutt’ora possibili in uno scenario che potrebbe mutare un’ora con l’altra, «Conte deve dire, con tutta la maggioranza, come intende utilizzare le risorse che arrivano dall’Europa. Sono 209 miliardi, si pensa di andare avanti con la logica dei bonus e di assistenzialismo o, come noi diciamo, si pensa di intervenire sui nodi che possono far ripartire l’Italia? Qual è l’idea di Paese? Su questa si costruisce un impianto programmatico», conclude la Bellanova. Zingaretti predica calma, Grillo e M5s “difendono” Conte e costruiscono le barricate nelle ultime dichiarazioni con minacce di conseguenze catastrofiche se cadesse oggi questo Governo: da ultimo Massimo D’Alema, da sempre nemico di Renzi già dai tempi del Pd, che sulla Repubblica lancia la stoccata «Non credo che possa passare per la mente di nessuno l’idea di mandare via da Palazzo Chigi l’uomo più popolare del Paese per fare un favore a quello più impopolare».