PD CON LA LEGA: “CRISI DI GOVERNO SE M5S NON VOTA DOMANI”
Non sono bastate 5 ore di Consiglio Nazionale al M5s di Conte per arrivare ad una decisione sulla crisi di Governo da “aprire” o no in merito al voto di domani al Senato: sebbene al momento prevale la linea dell’Aventino, ovvero l’uscita dall’Aula per evitare lo strappo definitivo, sarebbero almeno 40 i senatori (sui 62 totali in mano ai 5Stelle) intenzionati a non votare il decreto del Governo in piena protesta contro Palazzo Chigi. È per questo motivo che in una fibrillante telefonata nel primo pomeriggio, Conte e Draghi si sarebbero dati appuntamento per un incontro nelle prossime ore in modo da scongiurare il più possibile una caduta del Governo clamorosa.
Il Consiglio Nazionale del M5s si riunirà poi ancora alle 19.30 per provare a dare una linea ai senatori, sempre che poi venga accolta dalla totalità dei presenti (elemento per nulla scontato viste le divisioni perduranti interne alla base grillina): aprendo la riunione con i parlamentari Pd, il Segretario Enrico Letta si schiera sulla stessa scia degli altri principali partner di Governo, da Salvini a Renzi fino a Berlusconi. «Quando abbiamo detto ‘il governo deve andare avanti e noi lo sosteniamo fino alla fine delle legislatura’ non lo abbiamo detto solo noi. Ieri ho visto Salvini e Berlusconi: lo diciamo sommessamente, non è che se per ripicca M5s fa cadere il governo non si va al voto. E’ nelle cose, lo hanno detto Salvini e Berlusconi. Il governo ha bisogno di una maggioranza, e lo diciamo a tutte le forze politiche», ha detto Letta nella riunione al Nazareno, aggiungendo «Lo dico con chiarezza a tutti e a nessuno: il semestre di difficoltà che abbiamo davanti richiede più responsabilità. DI fronte ad un autunno caldo le forze politiche responsabili sanno che scelte fare e le fanno. Noi vogliamo dare risposte non lasciando gli italiani senza risposte lasciandogli solo il balsamo dell’ “è stata colpa loro”. La logica del capro espiatorio, La logica del Malaussene non ci appartiene. Non possiamo stare alla finestra. Prenderà voti alle prossime elezioni chi darà risposte». A stretto giro anche il leader della Lega Matteo Salvini rincara la dose, lasciando sempre più il “cerino” in mano a Giuseppe Conte: «Lo ha detto anche Draghi, senza i 5 stelle non ci sarà un altro Governo. Se i 5 stelle faranno una scelta parola agli italiani».
COUNT DOWN VERSO IL VOTO AL SENATO DOMANI: SARÀ CRISI DI GOVERNO?
È ancora in corso la riunione del Consiglio Nazionale M5s dove assieme al Presidente Giuseppe Conte dovrà essere presa una decisione univoca sulla possibile crisi di Governo da aprire domani dopo il voto di fiducia sul Decreto Aiuti previsto al Senato. Mentre ancora non emerge una linea ufficiale, fonti vicine ai vertici M5s sostengono che a prevalere, alla fine, sarà la linea “dura”: i senatori pentastellati faranno come i colleghi deputati, usciranno dall’Aula al momento del voto sul provvedimento che ritengono in più parti non condivisibile. Le risposte avute ieri da Draghi in conferenza stampa non devono essere piaciute molto a Giuseppe Conte e così, salvo clamorosi dietrofront dell’ultimo momento, il M5s non voterà la fiducia – o meglio, non sarà a Palazzo Madama – sul Dl Aiuti.
Il punto è prettamente politico in quanto lo stesso Draghi ha ripetuto ancora ieri come «Non c’è un governo Draghi altro che l’attuale» e soprattutto «Per me non c’è un governo senza il Movimento 5 Stelle. Il governo ora riesce lavorare. Un governo con ultimatum non lavora e il governo perde il suo senso di esistere». Da ultimo, il Premier ha sottolineato come un governo con ultimatum «non lavora e il governo perde il suo senso di esistere: lo dico a quelli che minacciano sfracelli per settembre». M5s avvisato, così come gli altri partiti: resta da capire l’incidente a cui si va incontro domani al Senato possa avere il peso di far saltare l’intero esecutivo a pochi mesi dalle Elezioni Politiche: con la crisi del gas, dell’inflazione e dei salari – e con il Covid in ripresa – resta difficile pensare un voto anticipato in autunno che rimetta il Paese ancora più in difficoltà. Conte è ad un bivio: votare la fiducia andando a “spaccare” ancora di più il suo partito in buona parte ormai stufo del Governo Draghi; non votarla e aprire una crisi di Governo dal fortissimo sapore d’incertezza totale.
RENZI-BERLUSCONI: “GOVERNO SENZA M5S”. PD, “RICUCIRE LA CRISI”
Le posizioni degli altri partiti sulla crisi di Governo, in attesa che il “dilemma” Conte possa sciogliersi, non sono affatto meno “complesse”: il Pd di Letta manovra da giorni ormai per provare a ricucire uno strappo con l’idea ancora in testa di poter confluire in un “campo largo” per le prossime Elezioni, sempre meno convincente visto anche il forte calo di consensi di Conte e grillini. Oggi a “La Repubblica” la capogruppo al Senato Simona Malpezzi ha anticipato i temi della riunione con tutti i parlamentari dem nel pomeriggio (alla presenza del Segretario Letta): «Sarebbe incomprensibile una crisi di governo. L’appello ai 5Stelle è di continuare insieme il percorso, non dimenticando le ragioni per cui è nato un governo di unità nazionale».
Di contro, Matteo Renzi invoca la possibilità di proseguire la Legislatura anche senza il M5s al Governo: «Tre sono le opzioni», spiega nell’intervista al QN il leader di Italia Viva. La prima è che i Cinquestelle tornino in squadra: «La ritengo illogica perché perderebbero anche quel po’ di faccia che gli rimane». La seconda è un Draghi bis, «torno a dire tecnico o politico, senza i Cinquestelle. L’importante è non perdere tempo, e che Draghi non perda la faccia. Si tratterebbe di scrivere le due o tre cose su cui siamo tutti d’accordo e concentrarsi su quelle. Draghi si scelga una squadra di ministri di cui si fida e avanti con quelli». Da ultimo, la terza ipotesi che è poi quella delle elezioni anticipate: «Penso sempre che le elezioni debbano arrivare alla scadenza naturale, ma se dobbiamo andare avanti con questa tarantella, meglio andare a votare», ha concluso Matteo Renzi. Sulla stessa scia il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, che pure negli scorsi giorni invocava una verifica di maggioranza immediata: «Mario Draghi sarà l’ultimo presidente del Consiglio di questa legislatura, ma si può andare avanti anche senza i Cinque Stelle», ha spiegato l’ex Cav a “La Stampa”, «non è possibile che un governo vada avanti se ogni giorno una delle maggiori forze politiche che dovrebbero sostenerlo si dissocia fino a non votare provvedimenti essenziali. Per questo ho chiesto un chiarimento che non è più differibile. Se i Cinque Stelle sono ancora nel perimetro della maggioranza si comportino di conseguenza. Se non lo sono più, lo dicano chiaramente». Dalla Lega invece la linea viene dettata ancora da Matteo Salvini che ieri ha ribadito piena lealtà al Governo Draghi, aggiungendo comunque la “lista dei temi” da affrontare da qui alla fine della legislatura (qui il focus, ndr).