Con Giuseppe Conte che ha consegnato oggi nelle mani del capo dello Stato le sue dimissioni, sono in tanti a chiedersi cosa avverrà a livello istituzionale. A maggior ragione in un periodo di emergenza sanitaria, economica e sociale per il nostro Paese. A rassicurare sul fatto che il governo sia titolato a gestire l’emergenza sebbene dimissionario è stato Gaetano Azzariti, professore ordinario di Diritto costituzionale all’Università La Sapienza, sentito da ilfattoquotidiano.it. Il docente ha spiegato che l’esecutivo “può occuparsi certamente dell’ordinaria amministrazione ma anche degli atti inderogabili, in assenza dei quali non potrebbe proseguire l’ordinaria attività della pubblica amministrazione, e di quelli urgenti. Non può dunque emanare nuovi atti, per esempio disegni di legge di iniziativa governativa, ma può adottare decreti legge“.



Sulla carta, dunque, nulla vieta al governo di approvare un decreto per rimandare l’invio degli atti del fisco o il decreto Ristori. Il problema, spiega il prof. Azzaniti, è più che altro politico: nulla osta infatti “se si tratta di atti immediatamente esecutivi che non comportano attività politica. Ma poi si porrà comunque il problema, perché i decreti devono essere convertiti in legge dal Parlamento e in questa situazione quale maggioranza lo convertirebbe?“. E’ comunque importante precisare che Conte, benché dimissionario, prima di lasciare Palazzo Chigi potrebbe intervenire mediante Dpcm: “Emergenza pandemia? Il governo potrà e dovrà continuare a gestirla monitorando i contagi e applicando le norme esistenti, quindi per esempio adottando le decisioni sulla colorazione delle Regioni in base agli attuali parametri. Se poi ci fosse un’impennata dei contagi sarebbe possibile adottare un decreto legge, un provvedimento del ministro della Salute o ancora una volta – ma direi con grande parsimonia – un dpcm“.

CRISI DI GOVERNO: GLI SCENARI CHE PASSANO DAL QUIRINALE

Il portale di analisi politica YouTrend ha elaborato e aggiornato la “mappa interattiva” sui passaggi istituzionali e le possibili conseguenze dopo le dimissioni di Conte a questo punto formalizzate davanti al Presidente della Repubblica (e prima in Cdm): il Capo dello Stato potrebbe assegnare un pre-incarico a Conte, ma è opzione alquanto improbabile. In quel caso comunque, se vi fosse un fallimento sostanziale, vi sarebbero consultazioni con duplice opzione: Elezioni anticipate, oppure nuovo Governo istituzionale (unità nazionale) o Governo di Csx con nuovo Premier.

Se invece si passa direttamente alle consultazioni (ormai la scelta più probabile, dovrebbero cominciare già domani) le opzioni si moltiplicano: oltre a Elezioni, Unità Nazionale e nuovo Governo Csx si aggiungerebbe anche l’accordo sul Conte-ter (raccogliendo Italia Viva in maggioranza assieme ai responsabili) oppure un nuovo Conte-ter ma senza l’ingresso di Renzi. In quest’ultima ipotesi, l’esecutivo dovrebbe però avere una folta componente di “responsabili” che possa far navigare Conte con relativa tranquillità al Senato: al momento, stando alle varie ricostruzioni, questo scenario non sembra essere molto vicino. (agg. di Niccolò Magnani)

I PASSAGGI ISTITUZIONALI

Con Giuseppe Conte in procinto di rassegnare ufficialmente le sue dimissioni da presidente del Consiglio, la crisi di governo sta “rotolando” verso una serie di passaggi istituzionali che avranno inizio dal momento in cui il capo dello Stato, Sergio Mattarella, prenderà atto che questa esperienza di governo si è definitivamente conclusa. Nelle prossime ore, dunque, torneranno d’attualità parole appartenenti ad un gergo, quello politico, che non manca di proporre formule fantasiose. La prima cosa che il presidente della Repubblica potrebbe fare una volta ricevuto Conte al Colle, dopo essersi preso un po’ di tempo (con ogni probabilità sarà poco, vista l’emergenza sanitaria in atto), è quella di affidare il cosiddetto “mandato esplorativo” ad un personaggio politico.

Questo passaggio avviene di norma dopo le consultazioni con i gruppi parlamentari, e si basa proprio su quanto i partiti riferiscono al capo dello Stato. Nel 2018, ad esempio, Mattarella diede mandato esplorativo ai presidenti di Camera e Senato perché verificassero le posizioni delle forze in campo. Ad oggi l’ipotesi più probabile è che a ricevere questo mandato, forte dell’appoggio di Pd e MoVimento 5 Stelle, sia di nuovo Conte. Il premier, però, deve scontrarsi con un dato politico non secondario: dal momento della rottura con Renzi, infatti, non è riuscito ad allargare il perimetro della sua maggioranza a nuovi gruppi. Un dato di cui Mattarella dovrà senz’altro tenere conto…

CRISI DI GOVERNO: COSA SUCCEDE DOPO LE DIMISSIONI DI CONTE

Questo per quanto riguarda la parte più strettamente politica, ma cosa succederà al governo del Paese? Con un premier dimissionario chi si occuperà di gestire una fase così delicata come quella della pandemia? A tal proposito bisogna ricordare che fino a quando non si insedia un nuovo esecutivo, con il giuramento nelle mani del capo dello Stato, il governo uscente resta in carica per lo svolgimento dei cosiddetti “affari correnti“. Con questa espressione ci si riferisce anche all’eventuale emanazione di decreti legge in casi di necessità e urgenza, motivo per cui il Paese sarà comunque assicurato durante questo periodo di crisi. Diverso il capitolo riguardante il Parlamento: in assenza di un rapporto fiduciario con il governo (dobbiamo sempre ricordare che la nostra è una repubblica parlamentare), l’attività di senatori e deputati subirà un’interruzione, ad eccezione di atti urgenti come potrebbero essere i decreti legge in scadenza da convertire. Per quanto riguarda l’attività ordinaria, le Camere riprenderanno soltanto dopo che il nuovo esecutivo avrà incassato la fiducia. A patto sempre che il capo dello Stato, verificata l’impossibilità di dare vita ad una nuova maggioranza, non decida per la strada più traumatica: lo scioglimento delle camere e la fine anticipata della legislatura con nuove elezioni all’orizzonte.