«I numeri non ci sono», ripeteva Renzi ieri e ancora oggi sui giornali, mentre il Premier Conte si presenta alla Camera per le comunicazioni e il voto di fiducia (diretta dalle ore 12) per provare a convincere “responsabili” e gli stessi renziani ad avvallare un Governo “di minoranza” che possa proseguire la legislatura senza avere per forza i numeri assoluti alle due Camere.
L’imprinting dato dal Colle è quello di non esacerbare gli animi portando allo scontro finale al Senato tra Conte e Renzi, con il rischio delle dimissioni e del voto che restano il monito per tutte le forze di maggioranza: «La porta l’ha chiusa Renzi e ieri l’ha ulteriormente blindata continuando ad attaccare il Pd», attacca il vicesegretario Pd Andrea Orlando nell’intervista a “Mattino 5”, ribadendo «Sicuramente non riuscirà il tentativo di far cadere il governo. Pensiamo ci siano in Parlamento forze che hanno a cuore l’interesse del Paese. Forze moderate, liberali presenti in Parlamento e credo si manifesteranno quando sarà il momento di dare un segnale». I contatti tra Palazzo Chigi e Italia Viva non ci sono stati per tutto il weekend – conferma oggi il coordinatore renziano Ettore Rosato – il che fa presumere che Conte possa contare su una pattuglia di “costruttori” che voterà la fiducia e allo stesso tempo possa “sopravvivere” anche grazie alle astensioni dei parlamentari di Renzi (a cui continuano ad appellarsi i colleghi Dem): il come lo si capirà dagli eventuali accordi “post-voto” che si terranno nei prossimi giorni, ma nessuna strada è esclusa al momento.
IL NODO DEI NUMERI: PARLA RENZI
Matteo Renzi è intervenuto Non è l’Arena dove ha ribadito che, a suo avviso, per Conte i numeri ancora non ci sono. “In questo momento sono preoccupato, ma per i miei figli. Qui si stanno giocando le sorti dell’Italia nei prossimi vent’anni“.
Nell’intervista a Massimo Giletti, il leader di Italia Viva ha precisato: “Quando ero presidente del Consiglio io, il debito pubblico era al 130%, ora è al 160%”. Questo il motivo principale per cui Renzi si è impuntato sulla bozza del Recovery fund che, ritiene, “alcuni ministri non hanno neppure letto”. La questione non è personale: “non c’è nessuno scontro di personalità, di ego, tra me e Conte. Questo è quello che hanno detto i media. A me sta a cuore solo l’Italia, che francamente rischia l’osso del collo. Quanto a me, se esco perdente mi rimetto a fare quello che facevo prima”. (Agg. di Silvia Polvere)
RENZI: “IL VETO SULLA CRISI DI GOVERNO LO HA POSTO CONTE”
Intervenuto nella lunga intervista a “Mezz’ora in più” da Lucia Annunziata, Matteo Renzi ribadisce che il veto sulla crisi di Governo non l’ha posto lui né Italia Viva: «Se rientreremmo in un governo Conte? Lui ha detto di no, noi non avevamo nessun veto». Davanti però al gelo totale ribadito oggi dal Pd nella Direzione di Zingaretti (che invece ha lanciato nuovo appello ai “costruttori” per la fiducia di martedì in Senato, ndr), il leader di Italia Viva ammette «Noi abbiamo detto che la ricostruzione della casa dopo il terremoto della pandemia non sta funzionando. Non abbiamo fatto una battaglia con Conte, con il Pd, con il M5S. Abbiamo detto ‘su questi temi possiamo cambiare?’. Davanti a questa richiesta, i nostri amici e compagni di strada hanno fatto spallucce. Sono sei mesi che continuiamo a chiedere ‘lo prendiamo il Mes?’. L’Italia se perde quest’occasione è finita».
L’obiettivo per Renzi non è cacciare Conte, conclude, ma resta impossibile condividere l’esperienza di Governo con chi rifiuta di fare politica: «I nostri 18 senatori non alimentano polemiche con il governo. Ad un governo che dice queste cose, la fiducia non gliela votiamo. Abbiamo dato disponibilità a votare il dl ristori e lo scostamento. Non voterò mai un governo che si ritiene il migliore del mondo e di fronte a 80mila morti non prende il Mes».
PD-M5S VS RENZI: “NO IRRESPONSABILI”
«Se Conte e i suoi continuano a dirci di no, daranno il Paese a Salvini e il Quirinale ai sovranisti. Vogliamo una coalizione con un ruolo fondamentale per il Pd e per i suoi esponenti. I dem lo sanno: senza di noi non ci sono i numeri», è così che Matteo Renzi confida a Maria Teresa Meli sul Corriere della Sera l’intervista centrale della domenica pre-conta in Aula. La crisi si può risolvere solo se Conte “torna” sui suoi passi e accetta la proposta di maxi-rimpasto interna al Governo: nel frattempo, non avendo finora ricevuto risposte in tal senso, Italia Viva si “asterrà” al Senato provando a evidenziare così chi oggi è davvero col Governo e chi invece si dice del tutto fuori.
“Lady” Mastella all’Adnkronos spiega che voterà sì alla fiducia, «senza volere niente in cambio»; di contro, il coordinatore di Iv Ettore Rosato a Sky Tg24 lancia un nuovo appello alla maggioranza «il compito di Giuseppe Conte è di costruire un rapporto tra la maggioranza e il premier, un rapporto fiduciario. Fiducia che oggi non c’è più, perché il premier ha sciupato la fiducia che aveva, almeno con un pezzo della maggioranza […]. La crisi si risolve in due ore. Se il presidente Conte vuole, la crisi la risolve oggi pomeriggio, non occorre nemmeno andare in aula». Su Facebook l’ex leader M5s Luigi Di Maio spiega che l’Italia e il Governo non possono lasciare il Paese nelle mani di «irresponsabili», riferendosi ai renziani, mentre il Pd con Zingaretti lancia appello ai “costruttori”, ovvero «alle sensibilità liberali, democratiche e europeiste” in vista del passaggio del premier Conte in Parlamento» affinché «si assumano le proprie responsabilità nell’interesse dell’Italia».
CRISI DI GOVERNO: LA GIORNATA DI IERI
Domani alla Camera alle ore 12, martedì ore 9.30 al Senato: in due passaggi parlamentari potrebbe confermarsi o chiudersi per sempre l’esperienza del Governo Conte in questa funestata e ancora lunga legislatura: la crisi aperta da Matteo Renzi ormai mercoledì scorso, con le dimissioni delle due ministre di Italia Viva Teresa Bellanova e Elena Bonetti vive da ore un intricato gioco di “scacchi” tra le forze di Governo, l’opposizione e il presunto gruppo di “responsabili” (definiti dai giallorossi “Costruttori”) che potrebbe votare la fiducia al Presidente del Consiglio dopo le sue Comunicazioni in Parlamento domani e martedì.
Da ieri sera però quello che sembrava un quasi certo Conte-ter con l’ingresso delle “truppe” di Mastella, Udc e Gruppo Misto (al Senato) si è inceppato improvvisamente: l’Udc si è sfilata ufficialmente («non saremo tra i costruttori di Conte») e anche Clemente Mastella non sembra più convinto di dare l’appoggio al Governo nel momento in cui sarebbe stata negata la poltrona di Ministra della Famiglia alla moglie senatrice Sandra Lonardo (retroscena giunto sulle agenzie e su Dagospia ieri sera, ndr). «Non hanno i numeri, stiamo uniti», ha spiegato Renzi ai suoi secondo quanto appreso da Adnkronos.
IL NODO COSTRUTTORI: COSA SUCCEDE
Torna infatti l’incubo dei numeri al Senato per il Premier Conte, ora non così sicuro di trovare una solida maggioranza “alternativa” ai 18 senatori di Italia Viva: per questo motivo anche nel Partito Democratico, dove pure resta ferma la condanna politica per la mossa di Renzi di aprire la crisi di Governo, si apre uno spiraglio per ricomporre i cocci della maggioranza. Per il leader di Italia Viva però, intervenuto ieri sera nell’assemblea dei parlamentari renziani, non è questo il momento di cedere: «Noi siamo sui contenuti e ogni giorno che passa diventa più chiaro che la verità vince sulle veline del Palazzo. Al Senato i 18 senatori saranno decisivi visto che la maggioranza al momento e tra 150 e 152. Non rispondiamo alle provocazioni e lavoriamo sui contenuti».
Aggiunge ulteriore “benzina” sul fuoco l’ex Ministra Bellanova che ieri al Tg4 ha spiegato come non vi siano costruttori possibili per Conte, se non un nuovo patto con Italia Viva al centro: «E’ arrivato il momento, fermarsi un attimo e riprendere il lavoro dove è stato interrotto. Bisogna ricostruire le condizioni per darsi un programma che risponda ai problemi del Paese. Si cercano i numeri ma i numeri non ci sono […] Se non c’è tutto questo è davvero una politica, non della prima Repubblica, ma una politica degenere, una politica che distrugge risorse e passioni». Dal M5s, Di Battista spinge per raggruppare quanti più “responsabili” possibili per «cacciare definitivamente Renzi dalla politica» mentre dal Pd la voce ufficiale arriva con una nota, «Ora per garantire una piena trasparenza si vada nelle sedi appropriate, quelle parlamentari, dove tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità per salvaguardare gli interessi del Paese». Conte nel frattempo prepara il discorso per la fiducia, conscio che se le carte dovessero rimanere incerte la possibilità di dimissioni al Colle prima di andare in Parlamento potrebbe non essere più così remota.