DRAGHI VERSO IL QUIRINALE, GELMINI ABBANDONA FORZA ITALIA
Il Senato dà la fiducia a Draghi: presenti 192, votanti 133, maggioranza 67, favorevoli 95, contrari 38. Ma il Governo comunque va verso le dimissioni. La “tempesta perfetta”: così l’ha definita il commissario all’Economia Ue Paolo Gentiloni nel attaccare come «irresponsabili» i partiti che non stanno votando la fiducia al Governo Draghi al Senato. Le dichiarazioni di voto hanno rimesso in fila l’ordine di una giornata tormentata: dopo il rifiuto del Presidente del Consiglio di accettare le richieste del Centrodestra sul «cambio di rotta per la maggioranza», Forza Italia e Lega si sono visti costretti a non votare la fiducia, pur dimostrando stima e sostegno personale alla figura di Mario Draghi. La nota di Forza Italia e Lega è netta in questo senso: «Forza Italia, Lega, Udc e Noi con l’Italia hanno accolto con grande stupore la decisione di Draghi di porre la fiducia sulla risoluzione presentata da un senatore – Pierferdinando Casini – eletto dalla sinistra. Il presidente Silvio Berlusconi questa mattina aveva comunicato personalmente al Capo dello Stato Sergio Mattarella e al presidente del consiglio Mario Draghi la disponibilità del centrodestra di governo a sostenere la nascita di un esecutivo da lui guidato e fondato sul “nuovo patto” che proprio Mario Draghi ha proposto in Parlamento».
Ma alla fine anche il Movimento 5Stelle ha deciso di non votare la fiducia, auto-definendosi «il problema della maggioranza» e non accettando le mancate aperture di Draghi ai famosi 9 punti presentati da Giuseppe Conte ormai due settimane fa: il rischio di far mancare il numero legale in Senato è stato sventato dalla scelta dei grillini di rimanere «presenti e non votanti» la fiducia al Premier Draghi. A questo punto il Presidente del Consiglio otterrà la fiducia – da Pd, Autonomie, Insieme per il Futuro (Di Maio), Italia Viva (Renzi), LeU, Italia al Centro (Toti) – ma assai più risicata di quella emersa anche solo una settimana fa. Viene dato come inevitabile la salita al Colle questa sera del Premier Mario Draghi con la resa delle dimissioni irrevocabili, stante la situazione della maggioranza in Parlamento. Tra le prime conseguenze molto pesanti dal punto di vista politico, la spaccatura interna a Forza Italia: la Ministra Mariastella Gelmini abbandona sbattendo la porta, «Forza Italia ha invece definitivamente voltato le spalle agli italiani, alle famiglie, alle imprese, ai ceti produttivi e alla sua storia, e ha ceduto lo scettro a Matteo Salvini. Se i danni prodotti al Paese dalle convulsioni del Movimento 5 Stelle erano scontati, mai avrei immaginato che il centrodestra di governo sarebbe riuscito nella missione, quasi impossibile, di sfilare a Giuseppe Conte la responsabilità della crisi: non era facile, ma quando a dettare la linea è una Lega a trazione populista, preoccupata unicamente di inseguire Giorgia Meloni, questi sono i risultati. Questa Forza Italia non è il movimento politico in cui ho militato per quasi venticinque anni: non posso restare un minuto di più in questo partito». Probabili le uscite a breve anche dei Ministri Carfagna e Brunetta, così come la spaccatura del gruppo al Senato con alcuni parlamentari che sono rimasti in Senato per votare la fiducia (in primis, Andrea Cangini). Laconico il commento del segretario Pd Enrico Letta: «In questo giorno di follia il Parlamento decide di mettersi contro l’Italia. Noi abbiamo messo tutto l’impegno possibile per evitarlo e sostenere il governo Draghi. Gli italiani dimostreranno nelle urne di essere più saggi dei loro rappresentanti». Con il senatore della Lega Candiani si esprime anche l’intenzione voluta da Matteo Salvini e Silvio Berlusconi: «Spiace che non sia stata scelta la nostra risoluzione perché venisse votata, e che questo ci abbia messi nelle condizioni di non partecipare al voto per la fiducia su una risoluzione, non a caso firmata da Casini. Noi diciamo sì a un governo nuovo fatto dalla Lega e da chi lo voglia sostenere, altrimenti si dia la parola agli italiani».
GOVERNO DRAGHI VERSO IL KO IN SENATO
La crisi di Governo a questo punto sembra irreversibile: dopo la replica del Premier Draghi al Senato, stringata di 6 minuti, resta palese la contrarietà all’accettare le richieste del Centrodestra di Governo – mettendo la fiducia sulla risoluzione di Casini e non di Calderoli – così come le critiche poste alle misure di bandiera del Movimento 5Stelle (Reddito di Cittadinanza, salario minimo e soprattutto Superbonus). Preso atto di questa direzione, il Centrodestra di Governo ha dato atto ai propri senatori di uscire dall’Aula del Senato durante la chiama del voto di fiducia dalle 19.10 in poi: se non vi saranno colpi di scena in extremis, il Governo Draghi sarà sostenuto oggi sulla risoluzione Casini solo da Autonomie, Italia Viva, LeU, Azione, Insieme per il Futuro, Italia al Centro (Toti) e Partito Democratico.
«La risoluzione di Casini? Certo che non la votiamo», è il commento diretto e franco del leader della Lega Matteo Salvini, cui fa eco la medesima posizione di Maurizio Gasparri di Forza Italia. Il Centrodestra in questo si “ricompatta” così come il M5s potrebbe limitare le scissioni interne, ma con ogni probabilità ciò provocherà le dimissioni irrevocabili del Premier Draghi questa sera al Quirinale una volta ricevuta la bocciatura dell’aula sul voto di fiducia. Resta da capire la questione numerica: in linea teorica infatti, il Centrodestra non votando contro la fiducia farà abbassare il quorum e potrà permettere una valutazione ulteriore a Palazzo Chigi e Quirinale sulle prossime scelte da prendere. La crisi di Governo però, a questo punto, sembra davvero irreversibile.
DRAGHI ALLA CONTA IN SENATO: LA CRISI DI GOVERNO SEMPRE PIÙ VICINA
La situazione della crisi di Governo si sbloccherà, in un modo o nell’altro, dopo il voto di fiducia confermato (pare da fonti parlamentari) a seguito delle repliche del Premier Draghi in Senato: Palazzo Chigi (d’accordo con il Colle?) vuole sondare la fiducia sulle Comunicazioni “programmatiche” tenute stamane a Palazzo Madama. Riflettori tutti puntati sul M5s e sul Centrodestra di Governo: a Berlusconi e Salvini, così come a Conte, non sono piaciuti alcuni passaggi inseriti da Draghi nel suo discorso e stanno lavorando assieme ai propri gruppi per capre quale linea portare avanti con le risoluzioni da presentare questo pomeriggio. Per il momento sono presenti solo due documenti: quello a firma Calderoli (Lega) che ricalca l’intervento di Massimiliano Romeo, capogruppo Carroccio al Senato, in merito alla richiesta di un Draghi-bis senza più i 5Stelle; il secondo è a firma Pierferdinando Casini che recepisce in toto il programma rilanciato da Mario Draghi stamane.
Nell’ora di mezza di pausa fissata dalla Presidente del Senato Casellati – si ritorna in Aula alle 16.45 con le repliche del Presidente del Consiglio – i partiti hanno triangolato al loro interno e con i vari “sherpa” delle altre forze politiche; il Centrodestra chiede un forte cambio di rotta della maggioranza e lavora ad un testo unitario tra Lega, Forza Italia, Noi con l’Italia e Udc. Nel mezzo della pausa, diverse fonti tra partiti e Quirinale hanno riportato delle telefonate intercorse tra il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con i leader Salvini e Berlusconi, e non è escluso che vi sia stato anche un contatto tra il Colle e il Premier Draghi. La crisi di Governo è nel suo punto più alto, con il timore-rischio di un voto anticipato che spaventa i mercati (lo Spread sta di nuovo salendo dopo la discesa iniziale coincisa con la disponibilità di Draghi di andare avanti) e con l’opzione “conta in Senato” che a questo punto sarà il vero banco di prova del Governo Draghi.
CRISI GOVERNO, CENTRODESTRA E M5S INDECISI SUL VOTO DI FIDUCIA
«Al Paese non serve una fiducia di facciata»: è su questo particolare passaggio del discorso di Mario Draghi al Senato (qui il testo integrale e il video, ndr) che si gioca molto delle prossime ore di tormentata crisi di Governo. La tentazione in mano a questo punto al Movimento 5Stelle e al Centrodestra di Governo, specie fronte Lega, è lo “strappo” definitivo: non si vota la fiducia al Draghi-bis e dunque si va a Elezioni anticipate (sempre che il Quirinale accetti tale soluzione). Un segnale importante sul forte momento di “riflessione” preso dai partiti di Conte, Salvini e Berlusconi è il ritiro di tutti gli interventi al Senato da qui fino alle repliche del Premier all’Aula: unica eccezione, per il M5s parlerà senatore Ettore Licheri, mentre in dichiarazione di voto parlerà la capogruppo Mariolina Castellone.
Sul fronte Centrodestra il primo a parlare è il Ministro del MISE Giancarlo Giorgetti (n.2 della Lega) che ai giornalisti a Palazzo Madama ammette «Dobbiamo riflettere e discutere se votare o meno la fiducia. Discuteremo anche con Forza Italia». Poco dopo Salvini, uscendo dal Senato per andare a trovare Berlusconi, si limita ad un «il centrodestra sarà compatto», senza però ancora sapere su quale opzione avverrà tale compattezza. Mentre il Presidente M5s Giuseppe Conte prosegue gli incontri con i vertici M5s a Palazzo Carpegna, il Centrodestra di Governo fa altrettanto a Villa Grande nella residenza romana di Silvio Berlusconi: dopo alcuni rumors che davano possibili contatti tra i rispettivi leader per capire se effettuare o meno lo strappo al Governo Draghi-bis, una nota secca di Lega e M5s smentisce «ogni contatto tra Giuseppe Conte e Matteo Salvini». Intervengono invece duramente i responsabili economici della Lega, Massimo Bitonci e Alberto Gusmeroli: nella nota congiunta dichiarano, «Siamo stupiti dal discorso del presidente Draghi: nessun accenno a flat tax e pace fiscale nonostante 50 milioni di cartelle esattoriali gia’ partite o in partenza che rappresentano un’emergenza nazionale. Anche il passaggio sul credito di 1.100 miliardi di magazzino fiscale che l’Agenzia delle Entrate ha nei confronti di cittadini e imprese ci lascia perplessi. In questo momento di grave crisi economica con l’aumento delle bollette e delle materie prime anche alimentari, cosa si chiede? Di rimborsare subito? Se non bastano pandemia e guerra per un rinnovato patto fiscale tra cittadini,fisco e agenzia delle entrate cos’altro dovremmo aspettare?».
CRISI DI GOVERNO, COSA HA DETTO DRAGHI AL SENATO
La crisi di Governo entra nella giornata decisiva: con le Comunicazioni al Senato, il Premier Mario Draghi non ha solo spiegato il perché delle dimissioni avanzate la scorsa settimana. Ha sostanzialmente aperto alla possibilità di un Draghi-bis con un “mini-programma” da qui a fine legislatura e con una durissima presa di posizione “indiretta” più che con il M5s, con la Lega di Matteo Salvini. Ora si aspetta di capire cosa avverrà nel voto di fiducia di questa sera, prodromo di quanto poi avverrà domani alla Camera: di certo la mezzora di discorso tenuto dal Presidente del Consiglio a Palazzo Madama passerà alla storia di questa legislatura per la durezza e la “sfida” lanciata in più passaggi alle singole forze politiche. «Sono qui in quest’aula oggi solo perché gli italiani lo hanno chiesto», ha detto Draghi sottolineando il perché di una crisi di Governo e di un successivo “ripensamento” dopo le pressioni di Quirinale, società civile, sindaci e associazioni.
Una volta registrata la caduta del patto di fiducia dopo il voto sul Dl Aiuti la scorsa settimana – ultimo elemento di una lunga serie di fibrillazioni e “sfarinature” elencate tutte da Draghi nel suo discorso – il Capo del Governo ha lanciato la sua sfida al Parlamento: «L’unica strada se vogliamo ancora restare assieme, è ricostruire daccapo questo patto di fiducia alla base del Governo, con coraggio, altruismo, credibilità». Draghi sottolinea di non poter ignorare «la mobilitazione di questi giorni da parte di cittadini, associazioni, territori a favore della prosecuzione del Governo è senza precedenti e impossibile da ignorare. Ha coinvolto il terzo settore, la scuola e l’università, il mondo dell’economia, delle professioni e dell’imprenditoria, lo sport. Si tratta di un sostegno immeritato, ma per il quale sono enormemente grato. Il secondo è quello del personale sanitario, gli eroi della pandemia, verso cui la nostra gratitudine collettiva è immensa». Ha tuonato contro la scelta dei 5Stelle di non votare provvedimenti su ambiente e Dl Aiuti decisivi per il Paese, ma anche contro la Lega e tutti coloro che hanno sostenuto le proteste sul Ddl Concorrenza, specie sul fronte taxi. Alla fine del discorso, dunque, la sfida finale ai partiti: «Serve un governo forte e coeso e un Parlamento che lo accompagni con convinzione nel reciproco rispetto dei ruoli. All’Italia non serve una fiducia di facciata che svanisca davanti ai provvedimenti scomodi. Serve un nuovo patto di fiducia, sincero e concreto come quello che ci ha permesso finora di cambiare in meglio il paese. I partiti e voi parlamentari siete pronti a ricostruire questo patto? Siete pronti a confermare quello sforzo che avete compiuto nei primi mesi e che si è poi affievolito. Sono qui in quest’aula oggi solo perché gli italiani lo hanno chiesto. Questa risposta a queste domande non la dovete dare a me ma la dovete dare a tutti gli italiani»
ULTIME NOTIZIE GOVERNO, DIRETTA CRISI: LE MOSSE DI LEGA, M5S E PD
Resta ora da capire cosa e come risponderanno i partiti alle parole anche molto dure usate da Mario Draghi, il quale ha però sostanzialmente “rinunciato” a dimettersi per poter far partire un nuovo Governo con «ampia fiducia» per chiudere la Legislatura. Il primo a commentare dopo le Comunicazioni al Senato è stato il Segretario Pd Enrico Letta, il quale soddisfatto dichiara «Se eravamo già in questi giorni convinti di rinnovare la fiducia al governo Draghi siamo ancora più convinti di farlo dopo averlo ascoltato». Gli fa eco Matteo Renzi, l’altro leader che fin dall’inizio ha insistito sul fronte Draghi-bis: «Penso che Draghi abbia fatto il discorso che doveva fare, ha elencato i punti del suo programma, ha detto che non vuole una fiducia di facciata, vedremo cosa vuol fare Conte, cosa vuol fare Salvini, vedremo chi vuole portare il paese alle urne e chi vuole andare avanti»,
I riflettori però sono puntati tutti sul Movimento 5Stelle d Giuseppe Conte e la Lega di Matteo Salvini: nel primo caso, infatti, qualche apertura è stata fatta da Draghi nel suo discorso, dal salario minimo al Superbonus fino al Reddito di Cittadinanza. I “sentiment” registrati in Aula intanto danno qualche indicazione possibile: i senatori grillini non hanno applaudito l’inizio del discorso di Draghi, quelli della Lega la parte finale. È in corso poi una fitta riunione tra il direttivo della Lega e quello di Forza Italia per valutare le parole usate da Draghi e il programma lanciato per finire per la Legislatura: fonti del Carroccio fanno infatti sapere come la Lega «continua l’ascolto e l’approfondimento di Matteo Salvini, che anche nelle ultime ore ha avuto colloqui con amministratori locali, imprenditori, rappresentanti di categorie professionali e sindacali. Il collegamento con Silvio Berlusconi è costante. In questi minuti, Salvini sta raccogliendo i pareri della Lega dopo l’intervento del presidente Draghi». Poco prima dell’intervento al Senato, Matteo Salvini aveva dichiarato in una nota sui social «Dopo la crisi di governo causata dai 5 Stelle dopo giorni di minacce e provocazioni, con decine di parlamentari che cambiano partito per salvare la poltrona e con un Pd che insiste a parlare di ius soli, ddl Zan e legge elettorale, invece di mettere al centro stipendi, bollette e lavoro, oggi si decide. E la Lega, unita e compatta, deciderà solo e soltanto per il bene e il futuro dell’Italia». Se sarà Draghi-bis (e con quali partiti) o se invece crollerà l’intero castello con l’opzione Elezioni anticipate come unica conseguenza, occorrerà aspettare almeno il voto di fiducia di questa sera. La tensione della crisi di Governo, insomma, non è finita.