LE PEN E MELENCHON RISCHIANO DI FAR CADERE IL GOVERNO BARNIER: FRANCIA (E MACRON) TORNANO NEL CAOS

Parigi varrà bene una messa ma se si tratta di una Manovra ecco che la Francia rischia di sbandare per l’ennesima volta nel giro di pochissimi mesi: il Governo di Michel Barnier entra in una spirale di crisi che in Assemblea Nazionale rischia di far cadere l’ultimo “artificio” del Presidente Emmanuel Macron formato 3 mesi fa dalle ceneri dell’accordo di Governo stralciato tra Melenchon e il Reinassance macroniano. Dopo le timide aperture del Premier Barnier a Marine Le Pen per evitare il voto di sfiducia (la “mozione di censura” secondo l’ordinamento francese), nelle ultime ore la crisi di Governo si è fatta sempre più vicina: l’esecutivo di “unità nazionale” – che sopravvive per l’accordo di legislatura con il Rassemblement National sulla non sfiducia – ha annunciato in Parlamento l’utilizzo dell’articolo 49.3 della Costituzione che consente in Francia di adottare una legge (in questo caso la Manovra di Bilancio sul Welfare) senza passare dal voto dell’Assemblea Nazionale.



Barnier si è giustificato in aula spiegando che occorre porre gli interessi dei francesi prima degli accordi/vendette politiche, da qui la scelta di adottare la Manovra non accettando le richiese poste da Le Pen per poter approvare la Finanziaria ed evitare di far cadere il Governo a Natale. Dai rimborsi sui medicinali allo sviluppo del welfare, il Governo si appresta a votare una Manovra che non sarà votata dal resto dell’Assembla Nazionale, con mozione di fiducia presentata dal NFP di Melenchon che rischia ora di essere sostenuta anche dalla destra di Bardella e Le Pen. «azioneremo il meccanismo di voto dell’arma della censura, salvo, ovviamente, un miracolo dell’ultimo minuto», spiega il presidente del RN Jordan Bardella alla stampa francese appena prima che il Premier Barnier sceglieva di non rivedere l’affondo sulla Manovra del Welfare. Il governo resta aperto al dialogo nelle prossime ore per scongiurare la crisi di Governo, ma secondo la portavoce Maud Bregeon l’azione del RN non aiuta lo svolgimento di un accordo a lungo raggio verso le Elezioni Legislative da tenersi dopo giugno 2025 (vietato sciogliere il Parlamento due volte nel giro di un anno).



DOPO LA GERMANIA ANCHE IN FRANCIA SI RISCHIA LA CRISI DI GOVERNO: QUI PERÒ IL REBUS ELEZIONI È PIÙ COMPLICATO…

Secondo il portavoce di Barnier, «L’interesse superiore è che il Paese abbia un bilancio e non sprofondi nell’incertezza». Quanto però sta avvenendo in Francia, con la crisi di Governo in atto, è ben più vicino al caos di quanto si possa credere: gli scenari di rapporti sfibrati in questi primi tre mesi di “unità nazionale” sotto il “cappello” centrista dell’Eliseo sono sempre più palesi. Barnier sarebbe anche disposto a rivedere alcuni temi presenti nella Manovra, chiedendo però affidamento a Marine Le Pen nel colloquio telefonico sull’evitare il voto di “censura” sulla Finanziaria: un crollo delle Borse, l’esercizio di bilancio dall’UE e un’economia in continua difficoltà sarebbero le conseguenze immediate di un Paese che storicamente vive diversi disordini sociali per le (mancate) riforme o le leggi sbagliate dal Governo francese.



Mentre si attendono le votazioni in Parlamento il prossimo 4 dicembre, la Francia resta in bilico e con essa anche l’Europa che vive un periodo di fortissima crisi istituzionale tra le crisi di Governo in Germania e le fortissime difficoltà nelle dinamiche interne anche per Regno Unito e Spagna. Se però la caduta del Governo Scholz a Berlino porta necessariamente ad Elezioni anticipate (nel febbraio 2025), a Parigi il problema è molto più complesso proprio perché non è possibile per legge sciogliere il Parlamento una seconda volta in meno di un anno di tempo dalla mossa avventata di Macron “giocata” l’indomani dei risultati delle Europee. Gli unici due modi di uscire dall’impasse sono entrambi particolarmente nefasti per la Presidenza Macron, che punta a riconfermarsi alle Elezioni dell’Eliseo nel 2027: si può infatti creare un nuovo Governo dopo Barnier (ma il difficile gioco di accordi potrebbe non reggere davanti a figure più vicine a Marine Le Pen, ndr) oppure prendere atto del fallimento di questi mesi nella gestione istituzionale, dimettendosi Emmanuel Macron per primo (e convocando così nuove Elezioni Legislative di default).

Barnier ha fatto un passo indietro sulle richieste per i farmaci medicinali, mentre non ha voluto andare incontro al Rassemblement National sulle altre “linee rosse” considerate inderogabili dalla destra francese: gli scenari che si aprono restano così molteplici, ma tutti con forte connotazione negativa per la posizione di Macron che ora trema (politicamente). Un potenziale “snodo” che potrebbe rinviare la caduta del Governo Barnier è l’eventuale mancato accordo tra Le Pen e Melenchon sul voto di sfiducia: per poter realmente affossare l’esecutivo, occorre che la maggioranza dei parlamentari voti la medesima mozione. Nel caso di quella presentata dal Nuovo Fronte Popolare, si fa esplicito riferimento agli errori di Barnier «nell’accordarsi con l’estrema destra di Le Pen». Un passaggio durissimo contro l’RN e l’Eliseo («fallimento morale e politico dello scorso anno») metterebbe a forte rischio la votazione congiunta di Le Pen e Melenchon, con Barnier che potrebbe a quel punto “respirare” solo fino alla prossima delicata legge che potrebbe riproporre il dilemma politico del momento.