La crisi di Governo sempre annunciata ma mai come ora così vicina: dopo una giornata di dichiarazioni al vetriolo di tutti gli esponenti di Italia Viva, è Renzi in serata a postare la sua intervista a Repubblica ribadendo in sostanza la sfida-conta in Parlamento per i prossimi giorni. Aveva iniziato Ettore Rosato su Radio Popolare a tuonare contro il Governo Conte («così non si va avanti, ci vedremo in Aula»), poi è stata la volta di Teresa Bellanova, capodelegazione renziana nella maggioranza, con un lungo post su Facebook  «Il tempo è davvero finito. E questa esperienza per me è archiviata, perché sono insostenibili questi metodi e queste incertezze sul meriti, questo giocare a un rimpiattino intollerabile e offensivo, che toglie forza e credibilità a questa maggioranza».



Poi è lo stesso Renzi su Twitter a scrivere «Al Premier abbiamo chiesto di sciogliere i tanti nodi aperti: infrastrutture, scuola, cultura, lavoro. La risposta è stata: ci vedremo in Parlamento. A me sembra un errore politico e un azzardo numerico. Ma auguri a lui e all’Italia». La road map illustrata invece dal Pd, per bocca del suo vicesegretario Andrea Orlando, prevederebbe un ok in Cdm al Recovery Plan, poi consultazione della maggioranza e verifica la prossima settimana: ma i tempi così si allungano e per Italia Viva sembra davvero giunta l’ora di sfiduciare formalmente Palazzo Chigi, contando sull’impossibilità “numerica” di Conte di trovare una nuova maggioranza in Parlamento. In questo “all-in” tra Conte e Renzi, l’ex leader Pd ha mandato una lettera all’ideologo del Partito Democratico Goffredo Bettini con 30 punti sui cui ripartire dopo l’esperienza di Giuseppe Conte alla guida del Governo: «non sono le richieste di Italia Viva», scrive Renzi all’inizio della missiva oggi pubblicata con ampi stralci da Adnkronos, «sintetizza l’elenco delle principali questioni politiche aperte. Si tratta di una nota che richiama i punti aperti già introdotti anche nel tavolo politico che il Premier si era impegnato a chiudere entro la fine di novembre 2020. Impegno inspiegabilmente non mantenuto». Ad osservarli questi 30 punti assomigliano molto a quel “patto politico” che potrebbe sottendere la nascita di un nuovo Governo dopo la sfiducia e le dimissioni di Conte: la parola ora ai prossimi due giorni che diranno, con il culmine nel Cdm di martedì, se crisi sarà e in che termini.

https://twitter.com/matteorenzi/status/1348298354279796737?ref_src=twsrc%5Etfw

LA CRISI DI GOVERNO È AGLI SGOCCIOLI

«Più che farlo cadere, vorrei vederlo muovere. Il governo è immobile: si vive di rinvio in rinvio»: sempre più netto Matteo Renzi nella lunghissima crisi di Governo che si sta preparando per la settimana in divenire. Conte ieri ha lanciato l’ultima “offerta” a Italia Viva, con Pd e M5s che proseguono nel tentativo di “spegnere” la polemica Renzi-Conte e tenere assieme i cocci della maggioranza: ma dal Recovery Plan a tutti gli altri nodi dell’agenda 2021, il livello di crisi interna sembra ormai non più ricomponibile e il “timing” dei prossimi giorni potrebbe portare a sviluppi inediti per questo secondo Governo con Giuseppe Conte al timone.

«Vogliamo sciogliere i tanti nodi aperti. La risposta è stata sprezzante e sorprendente: ci vedremo in Parlamento, ha detto Conte. Evidentemente è già convinto di avere i voti in Aula, forse di Forza Italia: mi sembra un errore politico e un azzardo numerico», spiega oggi intervistato da Repubblica il leader di Italia Viva, che non ha gradito affatto le “veline” da Palazzo Chigi venerdì scorso sul presunto Governo “in ostaggio” di Renzi. A La Stampa poi oggi aggiunge «Ora basta con questa telenovela, ci porti subito questo benedetto piano, se ci piace lo votiamo, se no le ministre si dimetteranno, ma non saremo certo noi a bloccarlo».

RENZI AI SUOI PARLAMENTARI: “BASTA IMMOBILISMO”

Intanto ieri fino a tarda sera Matteo Renzi ha riunito i parlamentari di Italia Viva (31 deputati e 17 senatori) per fare il punto sulla possibile crisi di Governo, a questo punto davvero sempre più probabile: «basta immobilismo e pieno sostegno da parte di tutta la componente parlamentare», sarebbe emerso nella riunione, secondo Adnkronos. «Italia Viva non vuole portare il Paese al voto o dare il governo alla destra», promette Renzi ma affondando comunque il colpo sul Premier Conte, «se Conte preferisce la sfida in Aula per noi non ci sono problemi. Le nostre ministre sono pronte a lasciare. Se le nostre idee non piacciono tanto che non abbiamo avuto ancora risposte, siamo pronti ad andare all’opposizione», avrebbe detto ai parlamentari di Iv. I tentativi di mediazione sono comunque presenti, anche perché il rischio di andare al voto in piena pandemia (e il rischio di vedersi assottigliata notevolmente la pattuglia di Italia Viva, e non solo, con nuove Elezioni) consiglia prudenza e rispetto per quanto eventualmente deciderà il Capo dello Stato Sergio Mattarella, che già ha fatto sapere tramite i diversi quirinalisti di non voler alcuna “crisi al buio”.

L’ULTIMA “OFFERTA” DEL PREMIER CONTE

Ieri è giunta l’ultima offerta del Premier ai renziani, a partire dal testo del Recovery Plan: «dobbiamo lavorare per introdurre nuove misure di sostegno alle famiglie, ai lavoratori, alle imprese. A questo riguardo già la settimana prossima porteremo al Consiglio dei Ministri la richiesta di scostamento su cui poi il Parlamento sarà chiamato a esprimersi, così da poter varare un nuovo decreto-ristori per alleviare le difficoltà in particolare degli operatori economici», ha scritto nel lungo post di ieri su Facebook il Presidente del Consiglio. L’offerta è pronta: martedì il Recovery Plan assieme allo scostamento di bilancio in Consiglio dei Ministri (domani vertice forse decisivo per il nuovo Dpcm, ndr), poi tavolo per il patto di legislatura, ovvero rimpasto. Se Italia Viva respingerà il tutto (come pare, al momento) allora sfida in Aula: si parla di apertura, ma per fonti renziane all’Ansa sembra più un messaggio ai “responsabili” per compattarli a sostegno del Governo. La crisi non è dunque finita, è solo (forse) entrata finalmente nel vivo.