ACCORDO NEL CENTRODESTRA PER LA REGOLA SUL PREMIER

Emerge “serenità” dal vertice del Centrodestra alla Camera dei Deputati: dopo le prime discussioni avvenute subito iniziata la crisi di Governo, sembra decisamente più distesa la situazione nel merito dell’incontro tra Meloni, Salvini, Tajani, Lupi, Brugnaro e De Paoli. Si conferma la regola del 2018 sul Premier, fanno sapere le fonti di FI-Lega-FdI: il partito che prenderà più voti alle Elezioni anticipate, potrà indicare il Presidente del Consiglio. Viene poi confermato che ogni lista del Centrodestra si presenterà con il proprio simbolo da sola e solo dopo il voto vi sarà l’affiliazione dell’intera coalizione. Si tratta invece ancora sul criterio della divisione per i collegi uninominali: al Tg5 ha parlato il leader della Lega Matteo Salvini che conferma il tutto, «Come è giusto che sia decidono gli italiani: chi prende un voto in più indica chi governerà l’Italia nei prossimi cinque anni. La squadra è compatta».



«Stiamo costruendo una coalizione inclusiva, il progetto sarà pronto a giorni», è il invece messaggio lanciato dal Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, dando così l’impressione che quell’incontro avvenuto due giorni fa con il leader Pd Letta e il sindaco di Milano Sala possa aver portato frutti ben al di là del singolo partito Insieme per il Futuro, nato lo ricordiamo come scissione dal M5s ormai poco più di un mese fa. Resta nerissimo invece l’orizzonte davanti al Movimento 5Stelle: dopo la smentita di Conte sulla lite con Grillo, è il “Fatto Quotidiano” (molto vicino ad entrambi i leader pentastellati) a rilanciare la sfida a distanza costante tra Conte e Grillo per lo snodo chiave del doppio mandato. «I due mandati sono la nostra luce in questa tenebra, l’interpretazione della politica come un servizio civile», dice Grillo secondo “Il Fatto”, mentre la replica di Conte al “CorSera” è arcinota, «Non è un diktat, non manderemo in soffitta chi ha preso insulti per difendere i nostri ideali». Gli eletti M5s intanto fanno sapere la loro netta opinione in merito, sposando la causa del loro Presidente e ponendosi così lontano dal Garante e fondatore: «il limite va abolito, fate votare la base». D’altro canto, altri parlamentari – come Danilo Toninelli – puntano a mantenere fissa la norma: «Sono convinto che Giuseppe ragionerà e capirà l’importanza vitale di mantenere la regola. E che prenderà la decisione giusta per il bene di tutto il Movimento. Quel principio rappresenta il nostro modo di essere».



LITE M5S, VERTICE CENTRODESTRA, CAOS ALLEANZE PD

È cominciato a Montecitorio il vertice dei leader del Centrodestra in vista delle Elezioni 2022: il nodo “toto-Premier”, le alleanze sui colleghi e la strategia dopo la crisi di Governo i temi caldi che Salvini, Berlusconi (pare in collegamento) e Meloni dovranno affrontare da oggi fino ai prossimi giorni. «Non si decide oggi il candidato Premier», taglia corto Antonio Tajani entrando alla Camera per l’incontro su “campo neutro” tra tutti i leader del Centrodestra: presenti per la Lega Salvini, Giorgetti e Calderoli: per FdI, Meloni con La Russa; Forza Italia con Tajani e Licia Ronzulli; Udc con De Poli, Saccone; Noi con l’Italia con Lupi; Brugnaro per Coraggio Italia. Nel frattempo, sul campo opposto, torna a parlare Enrico Letta alla presentazione del libro di Gianni Cuperlo: «dopo il voto o solo o luna. Noi giochiamo la partita fino in fondo. La sinistra è il Pd, a tutti quelli che discutono su dov’è la sinistra dico: la nostra ambizione è di essere il più grande partito ambientalista in Europa e in grado di dare delle risposte forti a chi vuole un futuro di progresso».



Demos, Articolo 1 e forse anche Verdi: l’adesione al “campo largo” lanciato dal Pd di Letta lascia però diversi dubbi nella componente più centrista, quella ex Forza Italia, più liberale e che arriva fino a Calenda e Renzi. La coperta sembra sempre più corta in casa Centrosinistra: se i Dem legano con la parte più “sinistra” rischiano di vedere staccati i centristi, e viceversa. Il sindaco di Milano Giuseppe Sala lancia però l’allarme sul progetto alleanza per il Centrosinistra: «Spero che nessuno ponga veti perché questo non è il momento dei veti». Quello che è certo al momento è la crisi (anche di nervi) in casa M5s: questo pomeriggio l’Adnkronos ha riportato di fonti molto vicine al Movimento per la presunta telefonata-ultimatum lanciata da Beppe Grillo a Giuseppe Conte. «Se deroghi alla regola del secondo mandato, io lascio il Movimento 5Stelle»: poco dopo è Conte a dover smentire, spiegando «Tra me e Beppe Grillo non c’è stata nessuna telefonata martedì sera e quindi nessun aut aut. Smentisco categoricamente tutte le indiscrezioni in merito. Abbiamo di fronte una grande battaglia da combattere tutti insieme per il Paese, guardiamo uniti nella stessa direzione». Resta la fibrillazione per un tema, quello del secondo mandato, decisivo per il prosieguo della campagna elettorale (e non solo): se Conte accettasse in pieno la linea Grillo, si troverebbe contro tutti i maggiorenti del partito che ancora sono rimasti dopo le tante scissioni degli ultimi 5 anni: significa, tradotto, zero aiuti o quasi in campagna elettorale che già si prospetta in piena salita per Giuseppe Conte dopo lo “strappo” al Governo Draghi.

ELEZIONI 2022, TOTO PREMIER: OGGI VERTICE CENTRODESTRA

Chi vincerà le Elezioni 2022, chi sarà il prossimo Presidente del Consiglio e soprattutto con quale Governo potrà avere la maggioranza nei successivi 5 anni: la campagna elettorale aperta dalla crisi di Governo offre tutti questi spunti e anche qualcosa di più (o di “meno” a seconda dei punti di vista sulla qualità dell’agone politico attuale). La battaglia su candidature, liste e collegi entra nel vivo e le “bordate” che si colgono tanto a destra quanto a sinistra non risparmiano praticamente nessuno. Il “toto-Premier” poi sembra aver già preso pieno possesso del dibattito pubblico, sebbene in realtà sarebbe l’ultimo delle questioni in vista di un voto anticipato a fine estate che costringerà i partiti a tempi ridottissimi per le alleanze e i programmi. Sul fronte Centrodestra, la diatriba è tutta su chi debba indicare/rappresentare il ruolo di Presidente del Consiglio: oggi nel vertice convocato dal Centrodestra, Salvini-Meloni-Berlusconi discuteranno proprio di questo punto, assieme al criterio con cui “spartirsi” la distribuzione dei collegi uninominali.

«L’alleanza di centrodestra ha senso per i cittadini, che vogliono una coalizione unita. Anche stavolta andremo alle elezioni uniti. Ma quello del candidato-premier non mi sembra il problema principale», spiega il n.2 di Forza Italia Antonio Tajani confermando la linea del partito tesa a non dare subito le redini della coalizione a Giorgia Meloni (come invece consiglierebbero tutti gli attuali sondaggi politici). Fronte Centrosinistra invece, la diatriba prosegue da giorni tra il fronte Pd, dove Enrico Letta si candida in prima persona a ruolo di frontrunner e candidato Premier, e le altre liste che stanno dialogando con i dem per organizzare il “campo largo” per le Elezioni. Da Renzi a Calenda, il loro candidato sarebbe ancora Mario Draghi (qualora lo volesse), in alternativa invece si propongono in primo piano.

CRISI DI GOVERNO, CAOS ALLEANZA PER IL PD: IL “CAMPO” SI STRINGE?

Se però Italia Viva sembra avere conclamato la corsa in solitaria (esattamente come il M5s di Conte, ieri accusante tutte le altre forze politiche di averlo “bullizzato”), Azione con +Europa raccoglie quella parte di voti moderati del Centrodestra e potrebbe avere forti difficoltà ad arrivare in tandem con il Partito Democratico, specie se presenti nella “ciurma” anche i vari Speranza, Fratoianni, Verdi e financo un redivivo M5s magari dopo qualche chiarimento tra qualche settimana. Insomma, il campo invece che divenire più “largo” tende a stringersi in queste ore, con tanti veti e controveti posti praticamente da ogni parte della “cordata” anti-Centrodestra. «Fare un tecnico sui collegi, mantenendo la nostra differenza, oppure andare da soli», avverte Carlo Calenda all’indomani della presentazione del “Patto Repubblicano” come soluzione alla crisi di Governo. «Noi abbiamo presentato un patto aperto a quelli che non hanno fatto cadere Draghi – conclude il leader di Azione -. Letta farà le sue riflessioni».

«Sono impraticabili le alleanze con chi ha votato la caduta di Draghi o con chi non lo ha mai votato, come Fratoianni», è l’ulteriore avvertimento di Calenda che polemizza con parte degli interventi alla Direzione Pd di ieri, dove emergeva qualche dubbio sull’alleanza con Azione e i centristi. «Se nel Pd preparano una alleanza post elettorale con i Cinque Stelle, noi non ci possiamo stare. Gli interventi della direzione di ieri erano nell’ottica di dire che sono meglio i Cinque Stelle che Calenda», spiega l’ex Ministro MISE. I primi a rispondere nel merito sono il leader di Sinistra Italia Nicola Fratoianni che attacca a tutta forza Azione e +Europa: «Calenda ogni giorno si inventa un nuovo veto o un nuovo insulto. Il programma di Calenda non ha nulla a che vedere con il mio, io continuo a rivolgermi a Conte e Letta perché si costituisca il filo del dialogo». Dai Verdi di Bonelli si escludono alleanze se dentro la coalizione si trovano anche gli ex ministri di Forza Italia (Brunetta, Gelmni e Carfagna, che stamane ha confermato l’addio al partito di Berlusconi); ieri Letta ha incontrato a Roma Di Maio e Beppe Sala per organizzare una alleanza più larga possibile contro “le destre”. Oggi però il sindaco di Milano lancia il suo allarme allo stesso Pd: «L’unica cosa che ho chiesto a Letta è di lavorare in questo momento affinché si azzerino i veti. Di Maio ha manifestato a Letta la disponibilità a far parte del centrosinistra. Se qualcuno giudica negativo il fatto di allargare un campo che parte sfavorito lo dica, ma se non si prova ad allargare il campo si perde».