La crisi di governo ha causato ripercussioni significative in tutti i principali partiti del Paese. Il Movimento 5 Stelle ha perso diversi pezzi negli ultimi giorni, l’emorragia però continua. Secondo quanto riportato da Il Foglio, l’ex capogruppo Davide Crippa sta trattando con Enrico Letta per passare con il Pd, puntando alla ricandidatura alle elezioni del 25 settembre. Ma non è tutto. Il grillino sarebbe pronto a portare con sé una decina di parlamentari.
Non mancano le polemiche anche nel centrodestra. Forza Italia deve fare i conti con gli addii dei tre ministri. Mara Carfagna ha oggi annunciato di entrare a fare parte di Azione. Antonio Tajani ha spiegato che vedere lei e la Gelmini al fianco di Calenda fa un po’ strano: “Mi fa un po’ strano soprattutto perché qualche mese fa Calenda diceva che Carfagna è incompatibile con i suoi progetti, che il centro della Carfagna era diverso dal suo. Evidentemente la coerenza non fa parte del centrino che sta nascendo. Carfagna e Gelmini hanno lasciato il partito, ed era meglio che si dimettessero da parlamentari e ministri per rispetto agli elettori”. (Aggiornamento di MB)
CONTE CHIUDE AL GOVERNO COL PD, RENZI DETTA CONDIZIONI. MELONI…
«Col Pd per il futuro non escludo un dialogo, non un’alleanza. Per queste elezioni assolutamente non se ne parla di avere rapporti col Pd»: è netto il leader M5s Giuseppe Conte raggiunto da Rtl 102.5 la mattina forse decisiva per capire il destino del “vincolo oltre il secondo mandato” all’interno del Movimento 5Stelle per le prossime Elezioni 2022. «Grillo? Sui due mandati la soluzione arriverà in giornata», afferma l’ex Premier anche se fonti dirette interne al M5s fanno sapere che il vincolo dovrebbe essere mantenuto cercando di trovare altre “funzioni” per gli eletti più in vista ora in Parlamento e che reclamano spazio per la prossima Legislatura. «Non abbiamo voluto la crisi di Governo, abbiamo posto temi concreti sulle priorità e i bisogni urgenti dei cittadini. Di fronte a quei temi non abbiamo avuto risposta, anzi siamo rimasti sorpresi e increduli per l’atteggiamento di Draghi che ha mostrato la volontà di andar via: anche le modalità del confronto in Parlamento ci hanno amareggiato, un atteggiamento sprezzante, non certo di chi voleva andare avanti», spiega ancora Conte attaccando il Premier dimissionario.
Tornando sul fronte alleanze, Conte sottolinea di non potersi inserire in una coalizione che vada da Calenda a Di Maio, con Renzi, Brunetta e Carfagna: «Questa è un’ammucchiata dove noi non ci potremmo mai ritrovare, perché sono personalità divisive e litigiose. La politica fatta così significa tutto e il contrario di tutto». Da Matteo Renzi però il fatto di avere fuori dalla coalizione il M5s non basta per convincersi ad essere della partita nel “campo largo” di Letta: «Se le persone che fanno politica vogliono una alleanza sui contenuti e sui programmi, allora mi metto seduto e parlo. Se l’alleanza deve essere per salvare qualche posto, qualche parlamentare, allora preferisco correre in solitaria». Ancora più diretto, il leader di Italia Viva dichiara «Con Letta non ci sentiamo da tempo, Letta ha fatto sapere ai giornali che riteneva non utile una alleanza con noi, poi mi pare di aver visto dichiarazioni diverse, ma se la domanda è ‘vi siete sentiti?’, la risposta è no». Dopo le polemiche sul fronte Salvini, e con Berlusconi che ieri tornato in presenza nei talk politici (a “Controcorrente”) ha spiegato di aver parlato con l’ambasciatore russo in Italia per provare a far finire la guerra, è Giorgia Meloni a ribadire il fronte del Centrodestra anche dopo le Elezioni 2022: «Un’Italia guidata da Fratelli d’Italia e dal centrodestra sarà affidabile sui tavoli internazionali, atlantista e al fianco dell’eroica battaglia del popolo ucraino».
CENTRODESTRA REPLICA AL PD, M5S “ABBANDONA” LETTA
«Posso dire che un’Italia guidata da Fratelli d’Italia e dal centrodestra sarà un’Italia affidabile sui tavoli internazionali»: è la “risposta” della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ai rivali che in queste ore accusano il Centrodestra di essere una coalizione praticamente al “soldo” della Russia di Putin. La smentita dei Servizi sulla notizia data da “La Stampa” contro il Carroccio ha abbassato le polemiche aizzate stamane, ma resta il dato di forte critica sulla Lega di Salvini e sui loro presunti rapporti con il Cremlino: da par suo, la leader di FdI rivendica il ruolo di compattezza interna al Centrodestra, sottolineando come «Agli alleati abbiamo ribadito che per avere un governo forte e duraturo è necessaria una alleanza solida. Si vince e si perde insieme. Sono contenta che alla fine abbia prevalso per tutti il buonsenso. E mi diverte vedere oggi la profonda delusione della sinistra di fronte alla capacità del centrodestra di trovare immediatamente la sintesi e dimostrarsi unito e compatto». Intervenuta alla direzione del partito, Meloni lancia un messaggio al rivale segretario Pd: «Letta ha detto che l’Italia dovrà scegliere tra lui e noi. E vero: noi vogliamo un ritorno del bipolarismo e questo confronto non ci spaventa. Quando la storia chiama bisogna rispondere e noi non ci siamo mai tirati indietro. Tanto meno lo faremmo adesso».
Intanto da casa M5s emergono fonti importanti circa la chiusura forse definitiva dei rapporti politici ed elettorali con il Partito Democratico, in queste ore diviso dalla linea ufficiale che esclude Conte e dall’ala più a sinistra che vorrebbe ripescare il “campo largo” iniziale. «Non c’è possibilità di una alleanza col Pd in questa campagna elettorale», precisano fonti 5Stelle all’ANSA, «Conte ha voluto semplicemente chiarire che in prospettiva futura ci potranno essere le premesse per un dialogo solo se il Pd abbandonerà l’agenda Draghi e sposerà un’agenda autenticamente sociale ed ecologica». È poi lo stesso ex Premier a parlare alla stampa provando a chiudere la polemica tra lui e Grillo sul nodo dei mandati: «Se io e Grillo abbiamo risolto la questione del doppio mandato? Stiamo discutendo in queste ore e risolveremo entro questa settimana sulle modalità. Anche per valorizzare esperienze e competenze». La “coda” del suo intervento in realtà ribadisce il tema di distanza dal fondatore M5s: Conte vuole deroghe per alcuni eletti in modo da avere qualche volto noto in campagna elettorale, di contro Grillo e l’ala più “purista” vuole insistere con il regolamento originario.
CRISI DI GOVERNO, IL DIFFICILE “CAMPO LARGO” DEL PD: RENZI, CALENDA, SINISTRA ITALIANA…
La campagna elettorale entra nel vivo: tra toto-Premier, accordi/liti sui collegi e nodo alleanze, è come se la crisi di Governo non fosse del tutto “incanalata” e che viva ancora degli echi di forte scontro avvenuti in Parlamento nella settimana decisiva tra il 14 luglio (giorno dello strappo al Senato del M5s sul Dl Aiuti) e il 21 luglio (scioglimento delle Camere dopo dimissioni Draghi ed Elezioni anticipate). Il campo elettorale si deve ancora costituire ma sembra abbastanza “delineato” verso uno scenario a tre poli, forse quattro: il Centrodestra di nuovo compatto (forse) dopo il vertice di mercoledì sera; il Centrosinistra (con Letta front runner ma con diverse beghe da risolvere su come estendere/ridurre il “campo largo”); il M5s in presa ad una semi-crisi di nervi sullo snodo del limite dopo secondo mandato. Ci andrebbe forse anche Matteo Renzi con Italia Viva come “polo” a se stante (e lo stesso vale per Calenda di Azione-+Europa) se non trovasse alla fine un accordo stabile con il Pd lettiano,
Proprio su questo ultimo versante le ultime notizie danno un avvicinamento importante tra i due un tempo odiati rivali: «L’ho già detto, noi non mettiamo veti nei confronti di nessuno!», ha detto Enrico Letta alla Festa dell’Unità di San Miniato (Pisa) rispondendo a domanda secca sull’alleanza eventuale con Matteo Renzi. «Ci saranno 3 criteri fondamentali: costruiremo alleanze con chi porta valore aggiunto, chi arriva con spirito costruttivo e chi si approccia senza porre venti». La medesima domanda è stata poi rivolta stamane ad “Agorà” su Rai3 al leader di Italia Viva che ha aggiunto “pepe” alla sfida già di per sé complicata: «È caduto il veto del Pd su Iv? E’ un tema che affascina gli addetti ai lavori. Nell’ultima settimana tutti i giorni il Pd ha detto ‘Renzi ci fa perde i voti e non lo vogliamo’. Forse hanno fatto due conti e la pensano diversamente». Renzi ha raccontato di aver ricevuto una telefonata dal Segretario Pd che gli ha detto, «quello che leggi sui giornali…, guardiamo, ci sentiremo». In merito alla “coalizione inclusiva” che starebbero preparando Di Maio e Sala proprio con il Partito Democratico, Renzi si fa nuovamente schietto: «Sala è un bravo sindaco, sono orgoglioso di averlo indicato, mai dimenticherò lo sforzo comune che abbiamo fatto per l’Expo. Di Maio ha lasciato i 5 stelle, ma è quanto di più lontano da me. Sui gilet gialli la pensa come allora? Sulla tap, sul giustizialismo, sulle olimpiadi, sul lavoro». Medesime perplessità vengono poste da Renzi, ma in realtà anche da Calenda, sulla presenza di Sinistra Italiana nel potenziale “campo largo”: in generale, per l’ex Premier fiorentino vale una regola aurea, «io spero che Meloni non sia Premier e lavorerò perché non lo sia. Ma se sarà Giorgia Meloni rispetterò il voto del Parlamento. Non si vince mettendosi contro qualcuno, ma facendo proposte diverse. Io vorrei sconfiggere la Meloni non con i fantasmi ma con i contenuti».
CAOS NEL M5S TRA GRILLO E CONTE, ACCORDO CENTRODESTRA CON MELONI
Dall’altra parte della barricata novità importanti dopo la crisi di Governo della scorsa settimana arrivano dal vertice alla Camera avvenuto ieri sera, alla presenza di tutti i leader e i rispettivi principali collaboratori: Meloni, Salvini e Berlusconi hanno definito (riaffermato più che altro) la regola delle Elezioni 2018, ovvero «La coalizione proporrà quale premier l’esponente indicato da chi avrà preso più voti». Nella nota finale congiunta del Centrodestra i leader affermano anche che è stata trovata l’intesa per «correre insieme nei 221 collegi uninominali selezionando i candidati più competitivi in base al consenso attribuito ai partiti. Si presenterà una lista unica nelle circoscrizioni estere e ha istituito il tavolo del programma che si insedierà nelle prossime ore». Non è stato ancora trovato l’accordo ovviamente su quali collegi andranno a chi, ma c’è già la spartizione in numeri: 98 seggi a FdI, 70 alla Lega, 42 a Forza Italia, compreso l’Udc, e 11 a Noi con l’Italia più Coraggio Italia.
La spunta così la leader di Fratelli d’Italia che vede confermata la regola che al momento la porrebbe, secondo gli ultimi sondaggi, in vantaggio per poter scegliere lei il prossimo Presidente del Consiglio dopo le Elezioni del 25 settembre 2022: di contro, Forza Italia e Lega cercheranno di battagliare sui collegi per riuscire tutti ad avere massimo vantaggio da un’eventuale vittoria al voto anticipato. Stanno decisamente più in difficoltà sul “terzo polo”, quello a 5Stelle: al di là di avere da giorni una parte della Sinistra (da Articolo-1 a Verdi e Sinistra Italiana con anche parte del Pd che li preferisce ad opzioni Calenda-Renzi) che punta a ricostituire il campo largo con il M5s, Conte vive ore di forte tensione per la distanza netta con il Garante Beppe Grillo in merito al tema del secondo mandato. Ieri la telefonata “smentita” in cui l’Elevato avrebbe minacciato di lasciare il Movimento qualora Conte avesse derogato al limite “sacro” di un terzo mandato in Parlamento: l’ex Premier ha ricomposto, ma si trova ora i parlamentari eletti che lamentano di voler votare online la possibilità di derogare e permettere così una piena campagna elettorale con con “sconosciuti” ma con chi è rimasto in sella nelle ultime due legislature. Nei prossimi giorni dovrebbero decidere anche perché la scadenza per la presentazione delle liste incombe (15 agosto).
POLEMICHE SULLA LEGA DI SALVINI E I PRESUNTI RAPPORTI CON LA LEGA
La campagna elettorale nel frattempo continua a correre, con polemiche e ora anche i primi prevedibili “scandali” lanciati a mezzo stampa contro i protagonisti delle prossime Elezioni. Si è partito stamane con il leader della Lega Matteo Salvini: su “La Stampa” indiscrezioni raccontano del presunto legame tra funzionari della Russia ed esponenti del Carroccio per valutare di rassegnare le dimissioni dal Governo Draghi. Immediata replica del leader Salvini oggi a “Radio 24”: «Fesserie, ho lavorato e lavoro per la pace, per cercare di fermare questa maledetta guerra. Figurati se vado a parlare di ministri e di vice ministri, mi sembra la solita fantasia… Non penso che Putin stia dietro al termovalorizzatore di Roma. Se la sinistra fa la campagna sul fascismo, il razzismo, i russi, i cinesi non fa un buon servizio agli italiani».
Inevitabili i primi commenti politici in un clima da piena crisi di Governo e campagna elettorale ormai sdoganata: il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio (Ipf) attacca, «Salvini deve spiegare le sue relazioni con la Russia. Più in generale dobbiamo stare molto attenti alle influenze russe sulla campagna elettorale». Gli dà subito manforte il Segretario Dem Letta in una breve nota, «Le rivelazioni uscite sulla stampa di legami tra Salvini e la Russia sono inquietanti. A Giorgia Meloni, candidata premier del centrodestra, sta bene di stare nella stessa coalizione del partito che ha tramato con la Russia?». A difesa della Lega il n.2 di Forza Italia Antonio Tajani, «Enrico Letta è in grave difficoltà: il governo Draghi è caduto per responsabilità del Pd e del M5S. Cercano di trovare ogni scandalo, ma noi siamo pronti ad affrontare qualsiasi cosa».