BAGARRE M5S, RINVIATA ANCORA L’ASSEMBLEA CON CONTE

Dopo tre rinvii nel giro di qualche ora, è stata definitivamente rinviata a domani l’assemblea del M5s per delineare la posizione da tenere in Aula mercoledì prossimo quando la crisi di Governo entrerà nella sua fase cruciale: nella riunione di questa mattina i prodromi non stati dei migliori in quanto la spaccatura interna si è manifestata in tutta la sua “forza”, come raccontano diverse fonti dirette all’Adnkronos. La maggioranza starebbe ancora con Conte, ma non sono poche le voci dissidenti che minacciano i vertici M5s di votare la fiducia al Governo Draghi anche senza le «rassicurazioni» del Premier pretese da Conte.



Durante la riunione in video-conferenza iniziata alle 10.30 domenica mattina, i toni si sono surriscaldati quando – apprende l’Adnkronos – la senatrice Giulia Lupo ha attaccato i “tiratori scelti” che a suo dire starebbero destabilizzando il M5S dall’interno: «Rispetto le idee di tutti, ognuno fa le sue scelte. Ma se lo specchio non può sputarvi, allora forse potrebbe iniziare a farlo qualcuno di noi…». «E’ un clima da caccia alle streghe», è lo sfogo di un altro parlamentare invece “tentato” da dissentire dalla linea dura di Giuseppe Conte, «è impossibile esprimere un’opinione in dissenso senza essere tacciati di essere dei pupazzi di Di Maio». La Lega con Forza Italia hanno fatto capire che una maggioranza nuovamente con dentro il M5s significherebbe “dritti verso le Elezioni anticipate”, ma non hanno chiuso all’idea di un Draghi-bis: in casa Centrodestra invece Giorgia Meloni è netta sulla sua posizione, «La cosa divertente del teatrino di queste ore è che i partiti che si stracciano le vesti perché ‘Draghi è irrinunciabile’, sono gli stessi che gli sbarrarono la strada al Quirinale. Perché? Facile. A loro non frega nulla di Draghi, a loro interessa mandare avanti la legislatura per restare in sella». Diviso anche il Pd dato che l’ala più “a sinistra” in capo al Ministro Orlando vuole fino in fondo l’accordo con il M5s di Conte, l’ala più “centrista” (Delrio e Marcucci, entrambi ex renziani) invece reputa impossibile proseguire assieme a chi toglie la fiducia dal Presidente del Consiglio. Domani la crisi di Governo entra nella fase delicata con la missione in Algeria del Premier Draghi: potrebbe essere l’ultima in definitiva o l’ultima da Premier di un Governo con dentro il Movimento 5Stelle.



VERTICE SALVINI-BERLUSCONI E “RUMORS” SULLA CRISI DI GOVERNO

Si è concluso a Villa Certosa in Sardegna il vertice del Centrodestra di Governo tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi con una nota ferma di condanna al metodo di Conte e del M5s in queste ore di convulsa crisi di Governo: «aspettiamo evoluzioni sulla situazione politica siamo pronti al voto a brevissimo», fanno sapere i due laader dopo aver contestato duramente il Presidente 5Stelle, «le nuove dichiarazioni di Giuseppe Conte – contraddistinte da ultimatum e minacce – confermano la rottura di quel ‘patto di fiducia’ richiamato giovedì dal Presidente Mario Draghi e alla base delle sue dimissioni». Non solo, tanto la Lega di Salvini quanto Forza Italia di Berlusconi – sebbene in queste ore facciano discutere le richieste della Ministra forzista Gelmini che punta a ricomporre la frattura in seno al Governo Draghi senza mettere “pregiudiziali” alla presenza del M5s – ribadiscono nella nota come sia da escludere «la possibilità di governare ulteriormente con i 5 stelle per la loro incompetenza e la loro inaffidabilità».



Lato Pd, il Ministro del Lavoro Andrea Orlando continua a ribadire la “linea Letta” nel tentare di ricomporre la frattura con i 5Stelle in quanto troppo importanti per provare a contrastare il Centrodestra in eventuali prossime Elezioni Politiche: «senza il M5s è a rischio l’agenda sociale del Governo. Serve sconfiggere le destre». Da più rumors raccolti in ambienti parlamentari, al di là dello strappo che almeno 20 parlamentari M5s siano pronti a sostenere contro il proprio Presidente di partito Giuseppe Conte, si fanno strada due ipotesi opposte per la conclusione della crisi di Governo: si va tutti a votare il 2 ottobre, o il 25 settembre, perché il clima di «unità nazionale» in questo momento non porterebbe il Premier dimissionario Mario Draghi ad accettare un altro incarico. Oppure, strada percorsa da più fonti e riportata anche dal “Dagoreport” su Dagospia, starebbe per nascere un mini-Draghi bis: «Finirà così, con un Draghi-bis. L’hanno capito anche i muri che il governo non può cadere. Mattarella al voto anticipato non ci andrà mai. Aprire le urne a fine settembre vuol dire saltare la legge di bilancio per il 2023, la cosiddetta Finanziaria, quindi aprire la via all’’’esercizio provvisorio’’, che vuol dire la paralisi politica del paese. Mercoledì prossimo la tempesta si placherà e Draghi potrà portare il governo al voto che il Quirinale ipotizza per il 21 maggio 2023». Le “truppe” parlamentari e i numeri vi sarebbero tutti per un Draghi-bis, senza il M5s di Conte ma con tutto il gruppo di Di Maio e i nuovi “scissionisti” pronti allo strappo in Aula mercoledì per la permanenza del Governo.

GLI APPELLI A DRAGHI PER SCONGIURARE LA CRISI DI GOVERNO

La maggior parte delle Regioni, 1000 sindaci, quotidiani nostrani ed esteri, cancellerie europee e Nato e ancora molto altro: il “suono” degli appelli internazionali verso Mario Draghi affinché non lasci Italia ed Europa nel sui periodo più complicato sono sempre di più, accompagnati per anche da chi ritiene semplicemente che davanti ad una crisi senza fiducia di un Governo l’unica opzione possibile restino le Elezioni anticipate. Si registrano intanto da Palazzo Chigi, tramite alcune fonti anonime alle agenzie, la posizione del Presidente circa quanto sta avvenendo fuori dal Palazzo: «La posizione di Mario Draghi non è cambiata, ma da Palazzo Chigi c’e attenzione agli appelli del paese reale», si legge nelle ricostruzioni di queste ore. Da segnalare come uno degli appelli più “singolari” di questi ultimi giorni quello che arriva dall’Ucraina: Iryna Vereshchuk, vicepremier ucraina e ministra per la Reintegrazione dei territori temporaneamente occupati, all’Adnkronos sottolinea come un Governo italiano senza Draghi rappresenta in questo momento un favore alla Russia di Putin.

«Sono ucraina, non posso valutare Mario Draghi e da membro del governo ucraino non voglio influenzare i pensieri e le emozioni di coloro che prenderanno le decisioni. Ma parlando per il mio Paese e da cittadina del mondo, mi permetto di dire che Mario Draghi è una persona di grande cuore; Che di fatto e in modo sincero ha aiutato e aiuta l’Ucraina parlando con dignità e responsabilità agli occhi del mondo a nome di tutti gli italiani, sia dei suoi sostenitori che dei suoi oppositori. Draghi da leader e professionista sa e capisce che la storia si scrive adesso anche per l’Italia», spiega la Vereshchuk provando a far scongiurare la crisi di Governo potenzialmente imminente. Ancora la vice Premier infatti aggiunge come il futuro dipenderà da come l’Italia, gli italiani, il governo italiano «riusciranno a risolvere questo terribile conflitto, questa guerra fratricida che per ora, e sottolineo il ‘per ora’, si consuma sul territorio ucraino. Con leader come Mario Draghi al Governo, noi vinceremo questa terribile guerra che si consuma non in Ucraina, ma nel continente europeo». Nel frattempo le “trame” politiche attorno al futuro di questa crisi passano molto dal Movimento 5Stelle, la cui Assemblea dei parlamentari vede lo strappo di alcuni esponenti che hanno chiesto di votare la fiducia a Draghi (come il Ministro D’Incà) e una maggioranza comunque ancora legata alla linea di Giuseppe Conte. Dal Pd prosegue l’opera di “diplomazia” con gli alleati grillini per ridurre la frattura, mentre il leader della Lega Matteo Salvini è giunto a Villa Certosa da Silvio Berlusconi per provare una linea comune nel Centrodestra di Governo.

CONTE DÀ ULTIMATUM A DRAGHI: CRISI DI GOVERNO SEMBRA IRREVERSIBILE

La crisi di Governo a questo punto della settimana, a meno tre giorni dal ritorno in Parlamento per il Premier dimissionario Mario Draghi, sembra ormai irreversibile: quella «rottura del patto di fiducia» denunciata dal Presidente del Consiglio in CdM prima delle dimissioni non sembra vedere molti segnali di “ricomposizione”. Le ultime avvisaglie sullo stato comatoso del Governo Draghi arrivano dai forti “ultimatum” lanciati da Giuseppe Conte in diretta video streaming sabato sera all’Assemblea congiunta dei parlamentari M5s: «Senza risposte chiare da Draghi, il Movimento 5 Stelle non potrà più condividere una responsabilità diretta di governo». Non solo, Conte ribadisce il concetto già espresso nei giorni scorsi che da parte del Movimento non è giunto alcun No alla fiducia, semmai «è il M5s ad aver subito un ricatto. con spirito costruttivo abbiamo invitato Draghi a confrontarsi ricevendo in cambio generiche aperture ma le risposte, sulle urgenze del Paese, restano ancora non pervenute».

E infine, è ancora Conte ad aver apostrofato il Premier dimissionario con «Spetterà a Draghi valutare se ci sono le condizioni per garantire al Movimento 5 stelle di poter svolgere la sua azione politica in un contesto di una maggioranza poco coesa, consentendo a M5s di poter godere di rispetto e della medesima correttezza accordata da M5s alle altre forze politiche». Una crisi di Governo che dunque, a pochi giorni dal redde rationem in Aula per volontà del Quirinale – che ha respinto le dimissioni di Draghi per poter “parlamentarizzare” la crisi – non sembra venire a capo ad alcuna soluzione “a buon mercato”. Fonti dell’ANSA vicino a Palazzo Chigi raccontano di un Draghi sfuggente in queste ore ma che in testa ha un unico pensiero: «mercoledì sarà il giorno del commiato, delle dimissioni. Anche perché, ragiona chi gli è vicino, già non si registravano prima delle parole del leader M5s novità che cambiassero il quadro. Se il tema era quello dell’agibilità politica le dichiarazioni opposte dei partiti e la presa di posizione M5S non porta che a una conclusione», spiega l’Agenzia ANSA domenica mattina.

LA CRISI DI GOVERNO, COSA DICONO GLI ALTRI: LETTA, RENZI, DI MAIO E SALVINI

Gli appelli internazionali, da Biden alla Commissione Europea fino ai mercati finanziari, così come gli appelli degli stessi partiti – Pd, Forza Italia, Italia Viva, Azione e in parte anche la Lega – non sembrano vedere risvolti a breve termine: con la spaccatura tra M5s e maggioranza esistente fino al 14 luglio per Draghi l’unica “soluzione” alla crisi di Governo è la caduta dello stesso. A quel punto, come ragiona il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, «tra giovedì e venerdì, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella potrebbe sciogliere le Camere». In mattinata è ripresa intanto l’Assemblea congiunta dei parlamentari M5s dove si registra un fortissimo fermento tra la base in quanto la linea del Presidente Conte non convince almeno una cinquantina di esponenti e nelle prossime ore potrebbero essere anche di più.

Uno strappo interno al Movimento potrebbe forse rappresentare una soluzione diversa da quella attuale, con dunque Conte “sfiduciato” e una maggioranza ampia a sostegno degli ultimi mesi del Governo Draghi: per il momento però restano solo scenari ipotetici, con l’aggiunta delle tesi dei singoli partiti che in queste ore fremono di trattative verso la giornata campale del 20 luglio prossimo. «Se le cose restano come sono oggi Mario Draghi mercoledì rassegnerà le sue dimissioni davanti al Parlamento», denuncia allarmato Di Maio che si sfoga contro Conte e il suo ex partito, «il vero obiettivo di Conte è andare a elezioni per azzerare il gruppo parlamentare e non ricandidare il 99% dei deputati e dei senatori uscenti. Tanto più che alle elezioni andranno malissimo». Si tratta di una “vendetta politica” contro Draghi e contro il M5s, quella di Giuseppe Conte – secondo l’ormai odiato rivale Luigi Di Maio. Parole forti arrivano anche da Matteo Renzi che è impegnato a far scattare un Draghi-bis senza più i 5Stelle: «Dobbiamo provarci e crederci fino all’ultimo. Anche nei minuti di recupero. La partita non è semplice, ma è in mano a Draghi. Deve decidere se venire in Parlamento e comunicare all’Italia cosa vuole ancora fare o mollare. Credo però che Draghi abbia un senso delle istituzioni straordinario e quindi c’è ancora margine perché resti». Da Berlusconi e Tajani l’invito è lo stesso, «avanti senza M5s», mentre per l’alleato unico rimasto a Conte – il Pd di Letta – resta difficile tenere la barra dritta del “campo largo” dopo lo strappo in Senato degli scorsi giorni. «Mercoledì siano della partita i pentastellati», è il nuovo appello lanciato da Letta il quale però non esclude che si possa arrivare ad elezioni anticipate qualora non si riuscisse a trovare una quadra tra Parlamento e Palazzo Chigi. Infine la Lega di Salvini, la quale registra la richiesta di molti attivisti di non provocare una crisi di Governo nel caos più grande per la crisi economica di questi ultimi decenni: «Noi vogliamo governare con gente che ha piedi ben piantati per terra. Faremo quello che serve all’Italia e non siamo disposti a partecipare al teatrino di questi giorni in cui le marionette Conte e Di Maio dicono una cosa la mattina e una alla sera», spiega il segretario del Carroccio alla festa del partito di Lezzeno (Como), «La Lega in Parlamento voterà solo per il bene dell’Italia e degli italiani. O c’è qualcuno che ha voglia di lavorare seriamente nei prossimi mesi o tanto vale restituire la parola agli italiani». Per Matteo Salvini la conclusione è tranciante: «Noi costruiamo di giorno e 5Stelle e Pd disfano la sera. Non si può andare avanti così. Quindi piuttosto che andare avanti mesi con questo teatrino, torniamo a fare le cose che la gente si aspetta da noi».