LA CRISI DI GOVERNO: COSA È SUCCESSO IERI, COSA AVVERRÀ FINO AL 25 SETTEMBRE
Il dado è tratto, il Governo Draghi rimarrà in carica fino a insediamento del nuovo Parlamento dopo che il Decreto Elezioni ieri ha confermato la fine della legislatura con lo scioglimento delle Camere attuato dal Presidente della Repubblica: la crisi di Governo aperta dal M5s, proseguita dalle dimissioni di Draghi e dal tentativo di rinnovare il “patto di fiducia”, è giunta ieri al suo capitolo finale. Preso atto del fallimento sul voto al Senato, il Premier Mario Draghi alla Camera ha comunicato la sua intenzione di dimettersi al Quirinale. L’iter aperto subito dal Colle non ha avuto dubbi sulla modalità per far concludere al più presto la crisi: Elezioni anticipate, decise per il 25 settembre 2022 (per la prima volta in autunno dal lontano 1919) e Governo uscente in carica per “affari correnti” entro i quali però Mattarella ha specificato molto attentamente quali emergenze non poter tralasciare in questi mesi di campagna elettorale.
«Dobbiamo far fronte alle emergenze legate alla pandemia, alla guerra in Ucraina, all’inflazione e al costo dell’energia», ha spiegato in Consiglio dei Ministri il Presidente Draghi recependo l’invito del Colle, «dobbiamo portare avanti all’implementazione del PNRR anche per favorire il lavoro del Governo che ci succederà». Covid, emergenze derivanti dalla guerra in Ucraina e Recovery Plan saranno i tre assi portanti del Governo dimissionario in attesa che dal voto del 25 settembre possa emergere una maggioranza chiara per il successivo Governo e Presidente del Consiglio. Il Presidente Mattarella ha poi spiegato in un breve discorso agli italiani il perché di un ricorso alle urne anticipate nel pieno di una grave emergenza economica: «ho firmato il decreto di scioglimento per indire nuove elezioni entro 70 giorni come previsto. Lo scioglimento anticipato del Parlamento è sempre l’ultimo atto. La situazione politica ha condotto a questa decisione. La discussione il voto e la modalità hanno reso evidente l’assenza di prospettive per una nuova maggioranza». Il cronoprogramma dei prossimi mesi è già di fatto stilato: ieri lo scioglimento delle Camere, poi entro i 70 giorni massimo le Elezioni individuate nella data di domenica 25 settembre 2022: a quel punto, la scadenza per presentare alle Camere la Manovra di Bilancio 2023 è molto stretta (15 ottobre) e imporrà tempi strettissimi al nuovo Governo in carica. Anche per questo sarà fondamentale l’apporto di tutti i partiti in questi mesi “preparatori”, magari con la formulazione di una “Manovra tabellare” come proposto dalla Lega prima della crisi di Governo consumatasi ieri 21 luglio.
LE REAZIONI POLITICHE ALLA CRISI DI GOVERNO: BERLUSCONI, CONTE E…
«Fino all’insediamento del nuovo esecutivo, bisognerà andare avanti con la stessa determinazione e anzi, chiudere tutto quello che sarà possibile nel perimetro degli affari correnti proprio per favorire il governo che verrà»: lo ha detto ieri il Presidente dimissionario Mario Draghi nell’annunciare in CdM l’ultima fase della crisi di Governo. È inevitabile che lo scossone iniziato il 14 luglio con il non voto di fiducia del Movimento 5Stelle (al Dl Aiuti) avrà conseguenze ancora più veementi nei prossimi mesi a venire: la campagna elettorale più breve e più strana della storia repubblicana, con in più i piccoli partiti che avranno pochissimo tempo per organizzare liste e alleanze in vista del voto delle Politiche 2022. Una prima conseguenze politica della caduta del Governo Draghi è la presa di posizione di chi la fiducia in Aula l’aveva votata, ovvero le liste del Centrosinistra a cominciare dal Pd di Enrico Letta: «Io penso che con i tre partiti che hanno fatto cadere Draghi è impossibile fare alleanze elettorali in questa tornata», attacca il segretario dem ieri sera a “In Onda Estate” su La7.
Un messaggio diretto all’ormai ex alleato del “campo largo” ieri forse definitivamente decaduto: nello stesso momento in cui Letta chiudeva però, il leader del M5s Giuseppe Conte a “Controcorrente” rilanciava il patto progressista, «siamo progressisti, dialoghiamo sui temi». L’ex Premier si è detto del tutto basito dalla reazione «sprezzante» di Draghi sui temi posti dal Movimento: «è stato molto aggressivo incomprensibilmente e ingiustamente con noi. Grillo? Anche lui è sconcertato e sgomento degli attacchi subiti». Altro sconcerto arriva dal campo del Centrodestra, che pure aveva proposto un Governo con Draghi pienamente in sella ma con un nuovo patto di fiducia senza chi quel patto lo aveva rotto, ovvero il M5s: per Silvio Berlusconi, «Le dimissioni di Mario Draghi sono nate da una situazione insostenibile creata dal M5s col ritiro della fiducia al governo, il primo a essere sconcertato sono io». Per il leader di Forza Italia, è stato proprio il Presidente dimissionario a scegliere la strada «che conduce alle elezioni», evitando di «sostituire i ministri e i sottosegretari grillini, espressione di una forza politica che si era chiamata fuori. Dal voto uscirà una maggioranza chiara e definita di centrodestra, i nostri alleati si aspettano credibilità e stabilità e saremo noi a garantirla».