Possibili sviluppi sulla crisi di governo questa sera. Alle ore 20.00, infatti, è in programma la nuova riunione del Consiglio nazionale del Movimento 5 Stelle. Un appuntamento importante per stabilire la strategia da adottare in questa delicata fase politica. Fari puntati sulla possibile dimissione dei ministri grillini, che secondo Di Maio comporterebbe la fine dell’esecutivo. Così il ministro degli Esteri ai microfoni del Tg3: “Se Conte ritira i ministri dal governo Draghi di fatto si va allo scioglimento delle Camere, non ci sarà nessuna possibilità di mandare avanti il governo. Io lo voglio dire ai cittadini molto chiaramente: questa crisi avrà effetti pesanti”.



Il centrodestra di governo ha biasimato nettamente l’azione del Movimento 5 Stelle, Fratelli d’Italia non ha dubbi sui prossimi step: la parola va data agli italiani. Interpellata dal Corriere della Sera, Giorgia Meloni ha spiegato che la crisi di governo non rientrerà: “Mario Draghi capisce che da qui alla fine della legislatura le cose possono solo peggiorare, conosce bene l’attuale condizione economica dell’Italia (anche grazie all’azione del suo governo) e penso possa preferire passare la mano adesso invece che in autunno, quando la realtà striderebbe con il racconto di Draghi salvatore”, riporta Sky Tg24. (Aggiornamento di MB)



CRISI DI GOVERNO, SPERANZA AL FIANCO DI DRAGHI

Movimento 5 Stelle al centro delle polemiche per la crisi di governo innescata ieri al Senato. Lega e Forza Italia hanno accusato i pentastellati di essere irresponsabili, Matteo Renzi non è da meno. Il leader di Italia Viva, intervenuto a Fanpage, non ha utilizzato mezzi termini: “Si deve avere coraggio. Se si apre una crisi, si ritirano i ministri. Oggi pare che Conte abbia provato a far dimettere i ministri e quelli gli hanno risposto ‘piripao’: sono inchiavardati alle poltrone”.

Si moltiplicano, nel mentre, gli appelli a Draghi per continuare a Palazzo Chigi. Intervenuto a margine del congresso del Psi, il ministro della Salute Roberto Speranza ha ribadito che l’auspicio è anche il M5s faccia parte della maggioranza che sostiene il primo ministro. Per il titolare della Sanità, il non voto M5s è stato un errore, sottolineando che si è tratto di “una scelta di merito legata all’inceneritore di Roma”. Anche la federazione Azione/+Europa si è schierata al fianco dell’ex presidente della Bce: “Il nostro impegno in queste ore sarà quello di lavorare perché si creino le condizioni per la permanenza di Mario Draghi alla guida del governo italiano, perché rappresenta la migliore leadership che il Paese possa esprimere, in particolare in questa drammatica fase sia a livello internazionale che sul piano interno per famiglie e imprese”, riporta Italpress. (Aggiornamento di MB)



CRISI DI GOVERNO: LEGA-FI CONTRO CONTE

Importanti aggiornamenti sulla crisi di governo innescata dal Movimento 5 Stelle. Se il Pd è al lavoro per tentare di ricostruire lo strappo, i pentastellati stanno valutando il da farsi. Fonti grilline hanno precisato che Conte non ha chiesto le dimissioni dei ministri, ribadendo l’unità e la compattezza del movimento. Non mancano le tensioni all’interno dei 5 Stelle. Molti, compreso il capogruppo alla Camera Crippa, hanno accusato il leader di aver spinto sulla crisi senza consultare nessuno, se non i suoi fedelissimi.

Il centrodestra di governo è compatto, Lega e Forza Italia stroncano l’azione del Movimento 5 Stelle. “Lega e Forza Italia prendono atto della grave crisi politica innescata in modo irresponsabile dai Cinquestelle che, come ha sottolineato il Presidente Mario Draghi, ‘ha fatto venir meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo'”, recita la nota congiunta. I due partiti hanno inoltre sottolineato: “Dopo quello che è successo, il centrodestra di governo vuole chiarezza e prende atto che non è più possibile contare sul Movimento 5 Stelle in questa fase così drammatica. Noi siamo alternativi a chi non vota miliardi di aiuti alle famiglie, a chi si oppone a un termovalorizzatore fondamentale per ripulire Roma e tutelare così milioni di cittadini, a chi difende gli abusi e gli sprechi del reddito di cittadinanza, a chi sa dire solo dei No”. E ancora: “Ascolteremo con rispetto e attenzione le considerazioni del Presidente Mario Draghi, che ha reagito con comprensibile fermezza di fronte a irresponsabilità, ritardi e voti contrari. Il centrodestra di governo continuerà a difendere gli interessi degli italiani con serietà e coerenza, non avendo certamente timore del giudizio degli italiani”. (Aggiornamento di MB)

DRAGHI SI È DIMESSO, CRISI DI GOVERNO: COSA È SUCCESSO IERI E COSA SUCCEDERÀ ORA

14 luglio 2022: dalla presa della Bastiglia a quella della “pastiglia” per chi, in Italia come in Europa, davanti alla crisi di Governo apertasi ieri vivrà 5 giorni di fortissima tensione per il destino immediato della settima potenza mondiale. Le dimissioni del Premier Mario Draghi avvenute in CdM dopo lo strappo del Movimento 5Stelle al Senato (sul Decreto Aiuti, comunque passato con 172 Sì alla fiducia nell’esecutivo) sono state immediatamente respinte dal Capo dello Stato, il quale ha deciso di “parlamentarizzare” la crisi di Governo convocando il Presidente del Consiglio al Senato per il prossimo mercoledì (dopo la missione in Algeria sul fronte gas).

Questo quanto in estrema sintesi è successo ieri nel 14 luglio che la politica italiana difficilmente dimenticherà: potrà farlo se il 21 luglio prossimo in Parlamento si dovesse ricomporre l’importante frattura lanciata ieri da Conte. Se invece davanti alle Comunicazioni del Premier Draghi non si dovesse registrare una nuova fiducia per questi ultimi mesi di Legislatura, ecco che il “salto nel buio” sarebbe presto che servito: a quel punto le dimissioni di Draghi al Quirinale sarebbero “irrevocabili” e Mattarella dovrebbe convocare consultazioni per capire se affidare l’Italia ad un nuovo Governo “balneare” o se sciogliere le Camere e indire nuove Elezioni (anticipate). Le posizioni dei partiti non sono ancora nettissime nel quadro politico più complesso di questa già tormentata Legislatura: Pd, Italia Viva, Forza Italia, Azione puntano per un Draghi-bis senza più i 5Stelle, con pochi punti programmatici per terminare naturalmente la Legislatura ed evitare il voto anticipato nel pieno di crisi economica, inflazione, crisi energia, pandemia, scadenze PNRR. Per Fratelli d’Italia l’invito chiaro e netto si chiamano Elezioni anticipate, per ovvie ragioni elettorali di massimo vantaggio che potrebbero trarre dopo una crisi avventata come quella apertasi ieri; occhi puntati alla fine su Lega e M5s, che poi sono i due gruppi parlamentari più corposi.

CRISI DI GOVERNO “PARLAMENTARIZZATA”. COSA SIGNIFICA E COSA COMPORTA

«Se i 5 Stelle, in un momento di crisi e di emergenza come questo, hanno ritenuto di far cadere il governo perché contrari a un inceneritore, credo che Draghi abbia fatto bene a gettare la spugna” e ora “l’esperienza è finita, bisogna andare votare», ha spiegato stamane Riccardo Molinari, capogruppo leghista alla Camera, unendosi all’invito di Salvini, «Abbiamo fatto diverse riunioni e siamo tutti d’accordo con il nostro segretario Salvini. Non sarebbe serio andare avanti con una maggioranza ricattata da Conte». Lato M5s, difficile pensare che in Aula mercoledì prossimo la crisi di Governo possa essere chiusa con “indifferenza”, anche se ieri la capogruppo Castellone l’ha comunque paventato: «5Stelle ha agito per difendere la dignità, ma nessuna sfiducia a Draghi».

L’anomalia infatti di questa crisi di Governo – definita in termine tecnico “extraparlamentare” – è proprio il fatto che in Parlamento nessuno ha sfiduciato il Presidente del Consiglio o il suo Governo: anche per questo il Quirinale ha congelato le dimissioni di Draghi rimandando alla “parlamentarizzazione” della crisi la prossima settimana. Come ha ben spiegato il costituzionalista in quota Pd Stefano Ceccanti a “RaiNews24”, «il termine decisivo del comunicato del Quirinale è “comunicazioni” in quanto è possibile in quell’occasione presentare un documento sottoscritto dai partiti di maggioranza (da capire a quel punto se con o senza M5s, ndr) e farlo votare dopo il discorso del Premier». Ancora il capogruppo Pd in Affari costituzionali alla Camera ha spiegato che la scelta parlamentarizzazione la crisi «è indubbiamente la più adeguata, rispetto alla possibile alternativa dell’apertura di consultazioni per un nuovo esecutivo, per due ragioni di fondo. La prima è che porta ciascuno ad assumere le proprie responsabilità in Parlamento, in modo trasparente e in contraddittorio. La seconda è perché si basa su un’ipotesi realistica di ricomposizione del rapporto fiduciario per la quale tutta la maggioranza dovrebbe attivamente lavorare. Le ragioni che hanno motivato la nascita dell’attuale esecutivo sono ancora tutte pienamente valide».

DRAGHI AL SENATO MERCOLEDÌ: I 3 SCENARI DELLA CRISI DI GOVERNO

Ma dunque, mercoledì prossimo, in Parlamento cosa potrebbe davvero accadere davanti al discorso di Mario Draghi? Intanto va capito se l’intervento del Presidente del Consiglio ieri dimissionario sia volto a spiegare “solo” il motivo per cui «le votazioni di oggi (ieri, ndr) in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico. La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più». O se invece non proporrà un discorso volto ad un mini programma di fine Legislatura in modo da ottenere o meno la fiducia dei partiti in Aula, con o senza M5s a quel punto poco può importare in quanto i numeri ci sarebbero lo stesso. Ovviamente, sempre che anche la Lega condivida la fine della Legislatura “naturale” e non invece una ghiotta occasione per capitalizzare il consenso attuale della coalizione (anche se maggiore per Meloni su Salvini, dato da non sottovalutare per le scelte future del Carroccio) andando alle urne anticipate. Sono in tutto comunque 3 gli scenari differenti che potrebbero aprirsi davanti al Governo dopo le Comunicazioni del Premier mercoledì 21 luglio:

1-Ricomposta frattura Draghi-M5s
L’ipotesi meno probabile, con il Governo che si ricompone e con le scuse plateali di Giuseppe Conte dopo il Decreto Aiuti: difficile pensarlo, visto anche le parole durissime usate da Draghi ieri in CdM annunciando le proprie dimissioni. Clamorosi dietrofront del M5s però non sarebbero i primi e comunque fino ad oggi la fiducia al Governo non l’hanno mai fatta venire meno (ieri sono usciti dall’Aula, il che equivale ad una astensione di protesta)

2-Draghi-bis
L’ipotesi più razionale, tentata da Renzi e Letta in queste ore: qui però Draghi dovrebbe volerlo, dopo aver detto per giorni che non vi sarà «un altro Governo Draghi oltre a questo». Non solo, se Forza Italia e Toti hanno garantito il sostegno al Governo Draghi senza il M5s, la Lega tentenna per quanto già spiegato in precedenza

3-Dimissioni irrevocabili ed Elezioni anticipate
Lo scenario che il Quirinale vuole evitare ad ogni costo: andare ad Elezioni in pieno autunno – la data dovrebbe essere ottobre, visto anche che il 24 settembre scatta la pensione per i parlamentari di questa Legislatura e che prima vi sono le vacanze degli italiani ad impedire un voto nazionale – in quanto non si ricompone alcuna maggioranza con Draghi in Parlamento. Le dimissioni a quel punto sarebbero irrevocabili e il Capo dello Stato dovrebbe sciogliere le Camere e indire il voto: resta un possibile quarto scenario ipotetico, ovvero un Governo tecnico traghettatore che possa scrivere Finanziaria e riforme su gas e inflazione nel giro di pochi mesi prima del voto. Ipotesi però – ieri si è fatto il nome di Amato, un grande classico delle crisi di Governo – alquanto complessa visto che il Governo tecnico comunque deve avere i numeri in Parlamento e, ad oggi, Lega-FdI-M5s non daranno quasi sicuramente il loro appoggio ad uno scenario del genere.