DAVIDE CRIPPA APRE LA CRISI… DEL M5S
Dopo la scissione di Luigi Di Maio potrebbe essere pronta una nuova scissione “eccellente” nel M5s in vista della crisi di Governo in corso d’opera: all’apertura dell’Assemblea congiunta del Movimento sarebbe andata in scena la rottura forse definitiva tra il Presidente Giuseppe Conte e il capogruppo alla Camera Davide Crippa. Già stamane “Il Foglio” riportava della presunta lista di deputati M5s che sarebbero pronti a seguire Crippa nel voto di fiducia al Premier Draghi, di fatto sfiduciando il proprio stesso leader Conte: ora però, dalle cronache parlamentari uscite in queste ultime ore, lo strappo si starebbe consumando anche di persona.
Come ha poi spiegato l’Adnkronos, a richiesta rivolta dai parlamentari al capogruppo Davide Crippa di spiegare perché durante la riunione dei capigruppo alla Camera si è tentato di invertire l’ordine tradizionale – facendo partire le comunicazioni del premier Mario Draghi prima da Montecitorio – il leader pentastellato Giuseppe Conte è sbottato, «Non sono stato informato». A quel punto Crippa ha spiegato di aver accettato la richiesta di Pd e Italia Viva di far cominciare Draghi alla Camera «perché il provvedimento che ha dato il via alla crisi, il Dl Aiuti non votato dal M5s, è stato approvato prima alla Cameraı». Il clima si è fatto subito teso tanto che l’intervento successivo del capogruppo ha reso bene l’idea della maxi crisi interna al partito: «Dall’opposizione la vita non la migliori. Fai solo propaganda», le parole durissime di Davide Crippa contro l’ex Premier. Fronte Lega, il commento a caldo sulla situazione del M5s è tranciante: secondo i capigruppo Molinari e Romeo, quanto avvenuto ancora oggi sulla crisi di Governo è una mera “farsa”: «Ora Pd e M5S chiedono a Draghi di comunicare prima alla Camera e poi al Senato solamente perché Conte è più debole alla Camera. Giochini vergognosi che vanno contro la prassi che vuole che le comunicazioni del Presidente del Consiglio siano fatte nella camera di prima fiducia o dove si è generata la crisi. In entrambi i casi, quindi, al Senato. Gli italiani meritano rispetto, serietà e certezze».
IL VOTO DI FIDUCIA ALLE CAMERE CI SARÀ (MERCOLEDÌ)
Ora c’è l’ufficialità: mercoledì 20 giugno alle Camere interverrà il Presidente del Consiglio Mario Draghi per le sue Comunicazioni sulla crisi di Governo: a seguire, tanto al Senato quanto alla Camera, è stato previsto un voto di fiducia. È quanto emerso dalla Conferenza dei Capigruppo riunitasi stamattina a Montecitorio (e si riunirà anche domani per alle 16.30, per stabilire tempi e modalità del dibattito, alla luce delle decisioni che verrano prese Senato). L’intesa è stata trovata sulla modalità delle Comunicazioni: discorso alle Camere e voto di fiducia con chiama nominale: lite invece tra Pd-M5s e Centrodestra per quale ramo del Parlamento avrà per primo l’intervento di Draghi. La prassi vuole che si parta con il Senato in quanto lì è avvenuta la prima volta la fiducia al Governo Draghi e lì si è manifestata la rottura del patto dell’esecutivo sul Dl Aiuti la scorsa settimana. Come riportano le fonti ANSA dal Parlamento, i capogruppo del Centrosinistra avrebbero invece chiesto che Draghi «si recasse in primo luogo a Montecitorio, dove si sarebbero manifestati i primi segnali di crisi per la decisione del Movimento 5 stelle di non partecipare alla votazione finale sul Dl Aiuti».
La decisione definitiva verrà presa dopo una consultazione tra il Presidente del Senato Casellati e il Presidente della Camera Fico: «Appelli, ripensamenti, suppliche e giravolte: per paura di esser sconfitta, la sinistra è disposta a tutto pur di scongiurare il ritorno al voto. Possono fuggire quanto vogliono, arriverà presto il giorno in cui dovranno fare i conti col giudizio degli italiani», è il commento di Giorgia Meloni dopo le voci che danno in fermento i gruppi Pd-M5s per provare a trovare una quadra entro mercoledì e scongiurare la crisi di Governo. Appuntamento intanto cruciale potrebbe essere la nuova Assemblea congiunta dei gruppi parlamentari M5s alle ore 15: fronte Lega intanto, nuovo affondo verso il voto anticipato con il vicesegretario Lorenzo Fontana, «Basta con l’indegno teatrino di 5Stelle e PD che, come spiegato giovedì dal Presidente Mario Draghi, ha fatto venir meno ‘il patto di fiducia‘ su cui era nato questo governo. Il Parlamento è ormai completamente delegittimato: basarsi su transfughi e maggioranze ballerine non garantisce stabilità ed è in contrasto con quanto desiderato esplicitamente dal premier che non vuole cambiare in corsa le forze che lo sostengono. A questo punto, diamo agli italiani la possibilità di scegliere un nuovo Parlamento che finalmente, e per cinque anni, si occupi di lavoro, sicurezza e salute degli Italiani, altro che droga libera, Ius Soli o Ddl Zan».
ULTIME NOTIZIE SULLA CRISI DI GOVERNO: CAOS M5S, ASSE CENTRODESTRA
Nel quarto giorno della crisi di Governo, Mario Draghi è volato in Algeria per la missione sul gas in vista dell’autunno-inverno potenzialmente più difficile della storia italiana: lo stesso autunno-inverno che si aprirà davanti con un Governo ancora tutto da “disegnare” e che al momento non vede uno scenario univoco e “semplice”. Dopo le dimissioni “congelate” da Mattarella, la politica italiana guarda con fervore alle mosse di Palazzo Chigi e, contemporaneamente, all’Assemblea ormai “permanente” del M5s sempre più spaccata sulla linea dura di Giuseppe Conte. Non sono poche le forze grilline pronte a votare la fiducia a Draghi sulle Comunicazioni che avverranno mercoledì 20 luglio in Parlamento, anche se ciò potrebbe non bastare per convincere il Premier dimissionario a fare marcia indietro e accettare di concludere gli 8 mesi di Legislatura ancora davanti.
Secondo fonti dell’ANSA a Palazzo Chigi, l’entourage attorno a Draghi si dice abbastanza convinto che «non vi siano ad oggi le condizioni per continuare con il governo Draghi»: il Colle però sarebbe stato perentorio nell’escludere il più possibile l’ipotesi del voto anticipato in ottobre per evitare rischi su Manovra, crisi gas e inflazione, i tre temi chiave dei prossimi mesi. Ieri dall’incontro tra Salvini e Berlusconi è uscita con chiarezza l’indicazione del Centrodestra di Governo contro ogni possibilità che ammetta di nuovo il M5s in maggioranza: si è parlato di «mai più col M5s» mentre non è stato citato il Pd, ergo le Elezioni restano l’opzione A per Lega-FI ma potrebbero anche convergere sul Draghi-bis qualora i 5Stelle non vi siano e dunque il peso maggiore all’interno della nuova maggioranza sarebbe del Centrodestra. Il Pd, da par suo, tenta di convincere l’ala governista M5s a strappare contro Giuseppe Conte e votare comunque la fiducia al Governo, temendo il voto anticipato che avverrebbe con ben poche possibilità all’interno di una coalizione da “campo largo” sognata fino all’altro ieri dal Segretario Enrico Letta.
CRISI DI GOVERNO, I TRE POSSIBILI SCENARI DOPO MERCOLEDÌ
Al “Corriere della Sera” il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha provato a fare un “sunto” della crisi di Governo in atto ipotizzando gli scenari possibili sul campo: «Draghi bis o voto, Conte è un incapace». Secondo l’ex Premier infatti, il bis si può fare anche domani «se Draghi vuole farlo, alle condizioni che dice Draghi. La scissione di D’Incà, ammesso che ci sia, è poco meno che folklore (…) Io sono per il Draghi bis con un sussulto di decisionismo e responsabilità da parte del premier. Ma se lui non se la sente – e mi dispiacerebbe molto – si vada subito al voto. Immediatamente. Il 25 settembre, il 2 ottobre, subito. Basta con questa sceneggiata, indecorosa. O Draghi bis o voto». Gli scenari possibili sarebbero in realtà 3 al momento, anche se uno con molte più possibilità degli altri due: ad analizzare queste diverse strade ci ha pensato l’editoriale di Anselmo Del Duca oggi sul “Sussidiario”, mostrando i vari dettagli sulle possibili dimissioni confermate di Mario Draghi mercoledì in Parlamento.
1-Elezioni anticipate
Dopo le Comunicazioni a Camera e Senato, Draghi realizza che non vi sia lo spazio per continuare ulteriormente l’esperienza di Governo, registra le liti tra le forze politiche e si presenta al Colle per dimissioni irrevocabili. Scrive Del Duca sul “Sussidiario”: «la fine della legislatura e lo scioglimento anticipato delle Camere, rimane al momento il più probabile. Si voterebbe fra fine settembre e inizio ottobre, e questa ipotesi sarebbe anche la più lineare, soprattutto se Draghi rimanesse a gestire gli affari correnti». Si andrebbe quasi certamente all’esercizio provvisorio di bilancio per la mancanza di una Manovra in tempi tecnici (entro dicembre 2022), il che potrebbe aprire ulteriori problemi al futuro prossimo dell’economia italiana.
2-Draghi bis
È l’opzione dei centristi, di Forza Italia e in parte anche del Pd: «questa ipotesi aprirebbe alla possibilità di un bis dove di fatto il ruolo di Conte e dei 5 Stelle viene assorbito da Di Maio e dai suoi transfughi. Presuppone nelle prossime ore una ulteriore emorragia dalla galassia grillina e soprattutto che Draghi vi trovi elementi sufficienti per rimangiarsi quella frase netta e ripetuta più volte: “senza M5s non c’è nessuna maggioranza”».
3-Governo di Centrosinistra
È l’opzione più politicamente spericolata, ovvero con una riedizione del Conte-bis in termini di forze elettorali: Pd, Sinistre, Centristi, Di Maio e le diverse anime del M5s. Al netto del fatto che dovrebbero trovare un accordo tra di loro dopo le consultazioni al Colle, il problema in questo modo per le stesse forze del Centrosinistra è che con Lega-FI-FdI all’opposizione quasi certamente il consenso del Centrodestra crescerebbe a tal punto che nelle Elezioni di Primavera 2023 la vittoria sarebbe quasi scontata.