CAOS PD-M5S E ROTTURA DELLA TREGUA SUL DECRETO SEMPLIFICAZIONI

È un problema di “veti” e “controveti” l’inizio di campagna elettorale in casa Centrosinistra: Pd contro M5s (che è contro Renzi e Calenda), Azione e Italia Viva contro M5s, Calenda anche contro Di Maio, Speranza contro chi non vuole M5s ma dicendo sì a Letta. Se ci avete capito poco siete legittimati: la crisi di Governo “inattesa” ha sconvolto e molto i partiti da destra a sinistra, con gli assestamenti che di norma vengono calibrati in mesi ora devono essere sistemati in pochissimi giorni per poter poi presentare le liste elettorali entro metà agosto (con in più la “mannaia” della riforma sul taglio dei parlamentari, votata da tutti i partiti, che rende ancora più strette le maglie delle candidature).



Mentre Azione-+Europa registra l’ingresso importante di Mariastella Gelmini in squadra, lo scambio assai poco tenero avviene sull’asse Calenda-Di Maio: il primo, «Di Maio? Non so di chi lei stia parlando. Ad Enrico Letta gli vogliamo bene, é una persona seria e siamo disponibili a discutere con tutti sulle cose da fare». Non tarda la replica dell’ex vicepremier M5s: «Le coalizioni si presentano fra il 12 e il 14 agosto, nelle prossime settimane ci sarà un dibattito. Le coalizioni sono fondamentali per stare uniti contro gli estremismi. Essere uniti, fra coloro che hanno provato a salvare il governo di unità nazionale, è un valore. Ci lavoreremo, poi gli italiani decideranno. Il tema non convincere una persona, tutti dobbiamo convincerci che essere uniti attorno ai programmi e a una visione del Paese è un valore». In casa Centrodestra continua la querelle sulla leadership interna, con alcuni retroscena che pongono in queste ore la “pazza idea” di realizzare una lista unitaria Forza Italia-Lega (ma Tajani è contrario per il momento) che possa in questo modo conquistare più parlamentari di Fratelli d’Italia e rivendicare così maggiore potere negoziale una volta vinte le Elezioni. Fine delle complicazioni politiche di oggi? Neanche per sogno: il Movimento 5Stelle di Conte ha deciso infatti di rompere la “tregua” siglata nei giorni scorsi da tutti i partiti per quei provvedimenti da approvare in Parlamento con scadenza imminente, nonostante la caduta del Governo Draghi. I grillini hanno deciso di ripresentare in Aula alla Camera un pacchetto di emendamenti al Decreto Semplificazioni già respinti durante l’esame nelle commissioni Bilancio e Finanze: i relatori, ovvero Massimo Bitonci (Lega) e Gian Mario Fragomeli (Pd), avevano presentato alla Camera alcuni emendamenti concordati con le forze di maggioranza che, come spiegano fonti parlamentari all’ANSA, hanno preso l’impegno a non depositarne altri. Ora però il M5s ha deciso di rompere tale tregua: se la provocazione non rientrasse, sarebbe la prima vera rottura del patto di maggioranza dopo la caduta del Governo, con conseguenze politiche in piena campagna elettorale potenzialmente “esplosive”.



LA “LISTA LETTA” CONTRO IL CENTRODESTRA: RESTA IL NODO M5S

Centrodestra contro “Democratici e Progressisti”: si profila una “sfida” a due tra le “listone” elettorali che concorreranno alle prossime Elezioni politiche del 25 settembre 2022: la crisi di Governo, dopo lo scioglimento delle Camere, ha aperto ufficialmente la campagna elettorale entrata subito nell’agone di un’estate che a livello politico, se possibile, sarà ancora più torrida che sul fronte metereologico. Partendo con gli sfavori dei sondaggi attuali e col “peso” di un’alleanza di fatto sfibrata dopo lo strappo contro Draghi, i riflettori sono tutti puntati su Pd e M5s: il primo con il Segretario Letta ha lanciato la proposta di un maxi cartello elettorale sotto il quale riunirsi per «battere la minaccia delle destre» (anche dal tono degli appelli si capisce che la campagna elettorale è già entrata nel “vivo”, ndr). Lo ha fatto però escludendo dalla medesima lista – denominata “Democratici e Progressisti” – il principale alleato di quel “campo largo” morto tra il 14 e il 20 luglio in Parlamento: «Io penso che siamo molto più progressisti noi dei 5 Stelle. La frattura è irreversibile», sentenzia l’ex Premier Enrico Letta contro l’ex sodale Giuseppe Conte.



«Chiameremo la nostra lista ‘Democratici e Progressisti’” e avrà l’agenda sociale al centro, l’agenda Draghi», chiarisce ancora Letta lanciando un’opa sull’asse che va da Roberto Speranza a Demos fino a Calenda, Renzi e Di Maio (senza escludere nemmeno i tre Ministri ex forzisti come Carfagna, Gelmini e Brunetta). Insomma un “nuovo Ulivo” più centrista ma pur sempre “incollato” per escludere la coalizione avversaria: un tempo gli spauracchi erano Berlusconi e Salvini, oggi Giorgia Meloni. All’appello di Letta ha già risposto il fondatore di Articolo1-Mdp, l’attuale Ministro uscente della Salute: «nella lista unitaria ci siamo. Il nostro avversario si chiama destra», spiega Roberto Speranza a “Repubblica”. Ok anche da Bonelli (Verdi) e Fratoianni (Sinistra Italiana) in quali però chiedono discontinuità, ovvero fuori Calenda e Renzi, mentre «va ricucito lo strappo con il M5s». Di contro invece, Azione e Italia Viva non ammettono la possibilità che nella lista di Centrosinistra vi sia spazio per Conte: se Calenda si dice più possibilista sulla concreta riuscita del “listone” (ma pur sempre senza M5s) «col Pd si può parlare, volevamo maggioranza “Ursula” ma Berlusconi è impazzito», Renzi è già più diffidente al “Corriere della Sera”, «Sono pronto a correre da solo alle elezioni e al momento questa è l’ipotesi più probabile. E anche quella che trovo più affascinante. Se prevale l’intelligenza politica e si costruisce una coalizione vera, ci siamo – conclude -. Ma se ciascuno vuole tenere le sue bandierine e pensa di poterci abbindolare con due seggi o tenerci fuori con un veto, non ci conoscono. Se c’è un veto politico di Letta su di noi ne prendiamo atto. E dopo le elezioni ciascuno risponderà delle sue scelte».

CRISI DI GOVERNO: I PROBLEMI DI LEADERSHIP NEL CENTRODESTRA

Se dal M5s, che al momento rischia di essere in “solitaria” il “terzo polo” con ridottissime possibilità di ottenere risultati anche solo avvicinabili all’exploit del 2018, il disappunto contro il Centrosinistra filtra tutto («Pd arrogante, i progressisti siamo noi», è il commento caustico di Giuseppe Conte), la crisi di Governo fronte Centrodestra assume diverse problematiche in vista del voto anticipato. Da Meloni a Salvini e Berlusconi si dicono certi che le urne premieranno la coalizione e per questo discutono già di cosa potrà avvenire dopo: in soldoni, chi potrà essere il candidato Premier dopo i risultati delle Elezioni il 25 settembre. La regola di chi prende un voto in più governa resta al momento “stella polare”, anche se diverse polemiche sono sorte all’interno del Centrodestra dopo l’uscita del PPE che chiede a gran voce Antonio Tajani come candidato Premier di un Centrodestra europeista e moderato.

«No a Tajani premier, non decide il PPE chi fa il Presidente del Consiglio», è il commento caustico dell’ex parlamentare FdI Guido Crosetto. Pure da Giorgia Meloni non si vuole sentire ragione sul cambiare in corsa la regola aurea del Centrodestra, così come Matteo Salvini – seppure in svantaggio nei sondaggi -: «il Centrodestra sarà unito, a differenza di una sinistra divisa e litigiosa. Chi governerà lo sceglieranno gli Italiani con i loro voti, chi ne prenderà di più indicherà il premier, come è giusto che sia», ha detto il leader della Lega ad “Affari Italiani”, chiosando sul futuro politico di Silvio Berlusconi, «Con tutto quello che ha fatto in Italia e nel mondo, può aspirare legittimamente a qualsiasi incarico, ma non ne abbiamo mai parlato». Per il numero 2 di Forza Italia Tajani invece il fronte leadership deve per il momento essere accantonato: «Prima vinciamo la partita e poi vedremo chi alzerà la coppa. Noi – ha concluso l’ex Presidente dell’Europarlamento – non abbiamo preclusioni nei confronti di alcuno, spero che altri non ne abbiano nei nostri».