IL QUIRINALE HA RESPINTO LE DIMISSIONI DI DRAGHI. LITE IN CDM
La crisi di Governo rimane aperta almeno fino al prossimo mercoledì 20 luglio: il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha infatti ufficialmente respinto le dimissioni del Premier Mario Draghi, rimandandolo alle Camere mercoledì prossimo «affinché si effettui, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata a seguito degli esiti della seduta svoltasi oggi presso il Senato della Repubblica», si legge nello stringato comunicato del Quirinale. Una giornata infinita che porta prima lo strappo del M5s in Senato, poi quello successivo del Premier in Consiglio dei Ministri, e infine il diniego del Capo dello Stato alle dimissioni dunque non irrevocabili del Presidente del Consiglio. «Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto questa sera al Palazzo del Quirinale il Presidente del Consiglio dei Ministri, Prof. Mario Draghi, il quale ha rassegnato le dimissioni del Governo da lui presieduto. Il Presidente della Repubblica non ha accolto le dimissioni», ha annunciato il Colle dopo l’incontro durato circa mezz’ora tra Mario Draghi e il Presidente Mattarella.
La crisi di Governo resta così ancora più “sospesa” in attesa che mercoledì prossimo alle Camere il Premier Draghi spieghi il perché delle dimissioni: in quell’occasione sarà possibile presentare un documento a firma dei partiti di maggioranza (da capire se con o senza M5s a questo punto) su cui votare le “comunicazioni” del Presidente del Consiglio. Di fatto il Colle ha di comune accordo con il Premier dato il via ad una “verifica” della maggioranza in sede parlamentare. Pd e Italia Viva lavorano per un Draghi bis, così come Forza Italia, mentre dalla Lega filtrano posizioni aperte a qualsiasi soluzione sblocchi il Paese in poco tempo. «La Lega, unita e compatta anche dopo le numerose riunioni di oggi – si legge nella nota di Matteo Salvini dopo la riunione della Lega – condivide la preoccupazione per le sorti del Paese: è impensabile che l’Italia debba subire settimane di paralisi in un momento drammatico come questo, nessuno deve aver paura di restituire la parola agli italiani»; non solo, dal Carroccio si aggiunge «La Lega è stata leale, costruttiva e generosa per un anno e mezzo, ma da settimane il presidente Draghi e l’Italia erano vittime dei troppi No del Movimento 5 Stelle e delle forzature ideologiche del partito democratico». Da segnalare infine la lite che sarebbe avvenuta durante un Cdm durato solo mezz’ora dopo le comunicazioni di Draghi: con l’apertura della crisi di Governo, spiegano le fonti di Adnkronos, «il responsabile del Lavoro, Andrea Orlando, chiede al presidente del Consiglio di ripensarci, lo invita ad un supplemento di riflessione». A quel punto il Ministro del MiTE Cingolani avrebbe borbottato di fianco a lui: «Orlando stai nel tuo», facendo riferimento alla situazione complicata che si è venuta a creare, con l’emergenza gas che incombe. Qui Orlando ha replicato dicendo che proprio per questi motivi è il caso di insistere con Draghi per evitare il “salto nel buio”: «Hai fatto il gioco di Conte», ha sbottato ancora Cingolani prima che la situazione fosse “sedata” dagli altri Ministri presenti.
LA CRISI DI GOVERNO È UFFICIALMENTE APERTA: DRAGHI SI È DIMESSO IN CDM
Mario Draghi ha annunciato le proprie dimissioni in Consiglio dei Ministri: a questo punto, la crisi di Governo si può dire ufficialmente aperta. Al termine di una giornata infinita, con smentite e annunci in serie, lo strappo del Movimento 5Stelle sul Dl Aiuti diviene la “goccia” che fa traboccare il vaso della maggioranza. «Voglio annunciarvi che questa sera rassegnerò le mie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica. Le votazioni di oggi in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico. La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più», sono le prime parole di Mario Draghi lette nelle comunicazioni al CdM. Poco dopo le ore 19 Draghi è arrivato al Quirinale per rimettere ufficialmente il proprio mandato nelle mani del Presidente: l’attesa ora è tutta per il comunicato del Quirinale da cui si capirà se le dimissioni di Draghi siano “irrevocabili” o “semplici”. Da questo dipenderà molto infatti: nel primo caso, l’ipotesi di un Draghi bis – già avanzato da Pd e Renzi in questi minuti post-annuncio in CdM – crollerebbe definitivamente e allora le Elezioni anticipate sarebbero quasi certe. Nel secondo caso invece il Premier dimissionario potrebbe, dopo aver riferito alle Camere mercoledì prossimo, ottenere una nuova maggioranza qualora il Presidente della Repubblica glielo chiedesse.
Per il momento restano le parole di Draghi contro lo strappo del Movimento di Conte: «È venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo. In questi giorni da parte mia c’è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche. Come è evidente dal dibattito e dal voto di oggi in Parlamento questo sforzo non è stato sufficiente. Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia». Tale compattezza, ha concluso Draghi a Palazzo Chigi, «è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi. Queste condizioni oggi non ci sono più. Vi ringrazio per il vostro lavoro, i tanti risultati conseguiti. Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto, in un momento molto difficile, nell’interesse di tutti gli Italiani». Crisi di Governo aperta, a Borse chiuse, ma con un “costo” non da poco per il nostro Paese come sarà sempre più evidente nelle prossime ore. Per il Pd, «siamo al lavoro per ricostruire la maggioranza Draghi mercoledì alle camere e far ripartire il governo», mentre da Italia Viva è Renzi a intervenire con parole simili, «Draghi ha fatto bene, rispettando le Istituzioni: non si fa finta di nulla dopo il voto di oggi. I grillini hanno fatto male al Paese anche stavolta. Noi lavoriamo per un Draghi-Bis da qui ai prossimi mesi per finire il lavoro su PNRR, legge di Bilancio e situazione ucraina». Per la leader di FdI Giorgia Meloni invece non ci sono dubbi: «Non accettiamo scherzi, questa legislatura per noi è finita».
IL COMUNICATO DEL QUIRINALE (UFFICIOSO) E LA RIFLESSIONE DI DRAGHI
Rumors da fonti del Quirinale, riportate su canali Telegram, parlano di un comunicato che sta girando tra gli addetti ai lavori in merito alla indecifrabile pre-crisi di Governo in corso d’opera: «Non è stata assunta nessuna decisione nell’incontro tra il Presidente della Repubblica e Mario Draghi. Qualsiasi decisione è rimandata alle comunicazioni di Palazzo Chigi». Nello stesso momento, l’Agenzia ANSA ha battuto le ultime da Palazzo Chigi che ribadiscono il concetto: Mario Draghi non si è dimesso ma riflettendo una propria valutazione dopo la convulsa giornata avvenuta finora. Il colloquio “informale” – come ribadito da fonti del Quirinale – è durato circa un’ora al Colle e non avrebbe dunque portato una decisione definitiva in quanto ancora si sarebbe tenuto del tempo per giungere ad una formulazione completa da presentare al CdM: il nodo, spiegano le fonti ancora una volta, sarà sciolto nel Consiglio dei ministri convocato alle 18:15.
Non è escluso un nuovo incontro al Quirinale in serata tra i due leader Draghi e Mattarella. «O ci sono risposte vere, strutturali e importanti oppure nessuno può avere i nostri voti», è la nuova dichiarazione del Presidente M5s Giuseppe Conte davanti alla possibile crisi di Governo non ancora aperta, «Se noi prendiamo degli impegni con governo, Parlamento e cittadini e siamo coerenti, chi si può permettere di contestare questa linearità e questa coerenza?». Lasciando la sua abitazione, Conte ha poi concluso «Non chiediamo posti, nomine, nulla, ma chiediamo ovviamente di rispettare un programma definito all’inizio: transizione ecologica e urgenza della questione sociale che adesso è esplosa. Se poi si crea una forzatura e un ricatto per cui norme contro la transizione ecologica entrano in un dl che non c’entra nulla, noi per nessuna ragione al mondo daremo i voti. Se qualcuno ha operato una forzatura si assuma la responsabilità della pagina scritta ieri. L’introduzione di quella pagina è stata la riunione del Cdm in cui i nostri ministri non hanno partecipato al voto». Un commento dell’intricata situazione politica arriva anche dal Segretario Pd Enrico Letta: «È interesse di tutti che il governo prosegua. Ci sono spinte anche dalle parti sociali e dall’Unione Europea».
LE ULTIME NOTIZIE SULLA CRISI DI GOVERNO: DRAGHI VA (E TORNA) DAL COLLE
La crisi di Governo per il momento non c’è: dopo il voto di fiducia ottenuto dal Governo Draghi al Senato (172 Sì, 39 No, di fatto 5 voti in più della prima fiducia del Conte-bis), Draghi è effettivamente salito al Quirinale ma non per dimettersi come si poteva pensare fino a questa mattina. Il colloquio tra il Premier e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è durata circa un’ora, a quel punto Draghi è poi tornato a Palazzo Chigi dove dovrebbe prevedere nelle prossime ore il Consiglio dei Ministri previsto inizialmente alle ore 15.30. Fronte M5s, l’indicazione del Presidente Conte è stata seguita da tutti i 61 senatori pentastellati in quanto nessuno ha partecipato al voto sul Decreto Aiuto: non solo, Beppe Grillo è intervenuto – secondo fonti dell’Adnkronos – per sostenere la linea del “suo” leader, «Il garante è stato convinto dall’insofferenza toccata con mano nel blitz a Roma. ha capito che non ne potevamo più. E anche la base: Grillo ha fiuto oltre ad avere un occhio attento sui commenti sui social. Ha capito che la base è insofferente né più né meno di noi parlamentari».
Forza Italia invoca un Governo «finalmente senza i grillini» per chiudere la Legislatura, mentre la Lega di Salvini medita di spingere per un ritorno alle urne: il Pd si dice seccato dal non voto M5s, anche se ancora nessuno all’interno del Movimento (diciamo nei vertici ufficiali) ha chiesto chiaramente l’uscita dall’esecutivo. L’ipotesi di un “nulla di fatto” resta dunque in campo, specie se il Quirinale chiedesse nei prossimi giorni un ritorno in Parlamento per il Premier Draghi per una fiducia piena e rinnovata: in quel caso addirittura il Movimento di Conte potrebbe anche votarlo, chiedendo garanzia nel “nuovo” programma sui punti posti all’attenzione nei giorni scorsi. A domanda diretta al n.2 della Lega e Ministro del MITE Giancarlo Giorgetti sulla crisi di Governo, al termine dell’incontro con il leader Salvini, la risposta è sardonica: «Governo finito? Ci sono sempre i tempi supplementari». Dovendo prendere a citazione (abusata) il buon Shakespeare, “molto rumore per nulla”?
CAOS M5S, VERSO LA CRISI DI GOVERNO: COSA SUCCEDE OGGI
L’Italia rischia di andare a sbattere sulla terza crisi di Governo in 5 anni di Legislatura ormai agli sgoccioli: con il non voto del Movimento 5Stelle sul Decreto Aiuti al Senato, deciso ieri in una riunione fiume dell’assemblea M5s con le rivendicazioni fatte da Giuseppe Conte, quasi certamente il Premier Mario Draghi concluderà finita l’esperienza della maggioranza così composita e salirà al Quirinale per rimettere nelle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. A quel punto gli scenari si fanno imprevedibili ma qualcosa dovrà essere deciso nel giro di poco tempo in quanto le emergenze interne e internazionali che imperversano sul nostro Paese potrebbero travolgere una situazione già complicata da guerra, crisi energetica, inflazione e pandemia.
Conte avrebbe cercato fino all’ultimo di ottenere il non voto sul Dl Aiuti – per salvare l’unità di quel che resta del Movimento 5Stelle dopo le costanti scissioni e defezioni (oggi un’altra senatrice, Cinzia Leone, è passata al movimento di Di Maio facendo perdere al M5s la palma di primo partito di maggioranza relativa anche al Senato) – senza però strappare sul Governo. Qui però Draghi si è mantenuto coerente sulla linea: non si può proseguire con continui “ricatti” e “ultimatum”, anche se a fine Legislatura. Pd, Forza Italia (che però apre anche al Draghi-bis) e Lega-Salvini hanno in più riprese fatto capire che senza il M5s in maggioranza occorre andare diretti alle urne anticipate: Renzi, Calenda e Di Maio invece puntano sulla verifica di maggioranza per mantenere il Governo Draghi senza più il Movimento di Conte.
CRISI DI GOVERNO, I 4 POSSIBILI SCENARI PER IL PRESIDENTE MATTARELLA
In attesa della formalizzazione del voto in Senato sul Decreto Aiuti (qui la diretta live) – con il tentativo in extremis del grillino D’Incà di ottenere un voto solo sugli emendamenti senza la fiducia apposta, subito rispedito al mittente da Palazzo Chigi con un secco “niet” – il pomeriggio dovrebbe prevedere la salita al Colle del Presidente del Consiglio. Al netto del fatto che tocca al Quirinale prendere la decisione finale, gli scenari che si aprono davanti sono principalmente 4, tutti con diverse dosi di complessa fattibilità:
1- Elezioni anticipate
Seguendo le parole di Draghi, non può esserci un’altra maggioranza “Draghi” senza più il M5s, perché significherebbe proseguire con “ultimatum” continui verso la fine della Legislatura. Mattarella rimanderebbe ad una verifica di Governo alle Camere con però a questo punto il Centrodestra intenzionato a giocarsi la carta del voto subito per capitalizzare il vantaggio nei consensi
2-Governo “balneare”
Per evitare di trascinare il Paese al voto nel pieno della crisi economica frutto di inflazione ed emergenza energetica, il Colle potrebbe optare per un Governo tecnico che traghetti l’Italia a Elezioni il prossimo febbraio. In rampa di lancio un nome tecnico per Palazzo Chigi come il Ministro dell’Economia Daniele Franco
3-Governo Draghi con fiducia
In terzo luogo si pensa ad una verifica di maggioranza in Parlamento con però fiducia diretta sull’attuale Premier e voto favorevole dei grillini: si ricomporrebbe la frattura e si porrebbero le basi per le poche riforme da attuare da qui al marzo 2023
4-Governo Draghi-bis
Da ultimo, ma è già stato escluso dal diretto interessato, un nuovo Governo senza più il M5s di Conte al suo interno: di fatto si tratterebbe di un rimpasto per i Ministeri oggi occupati da figure del M5s. L’opzione potrebbe interessare il Quirinale per evitare di mandare il Paese al voto, ma è già stata smentita dalla Lega di Salvini, da Forza Italia e – a parole – anche dal Pd di Enrico Letta.