La crisi, come ben noto, ha (e lo sta ancora facendo) colpito duramente molte imprese, e lavoratori, italiani. In questo quadro l’esecutivo ha messo, negli ultimi giorni, in campo nuovi strumenti e fornito preziose, e interessanti, indicazioni.

Da un lato, infatti, con un decreto pubblicato nei giorni scorsi in Gazzetta ufficiale si introduce, nel nostro ordinamento, l’istituto della “composizione negoziata della crisi” che rappresenta un nuovo strumento di ausilio alle imprese in difficoltà finalizzato al loro risanamento. Si tratta, nello specifico, di un percorso di composizione, esclusivamente volontario e caratterizzato da assoluta riservatezza, a cui si accede tramite una piattaforma telematica. 



Sulla piattaforma dedicata sarà disponibile una lista di controllo particolareggiata, adeguata anche alle esigenze delle micro, piccole e medie imprese, che contiene indicazioni operative per la redazione di un piano di risanamento e un test pratico per la verifica della ragionevole perseguibilità del risanamento accessibile da parte dell’imprenditore e dei professionisti che lo supportano. 



Il contenuto della piattaforma, la lista di controllo particolareggiata, le indicazioni per la redazione del piano di risanamento e le modalità di esecuzione del test pratico sono, tuttavia, ancora “in progress” e saranno definiti, auspicabilmente il prima possibile, con un decreto dirigenziale apposito.

All’imprenditore si affiancherà, in questo processo, un esperto, terzo e indipendente e munito di specifiche competenze, al quale è affidato, tra le varie incombenze, il compito di agevolare le trattative con i creditori necessarie per l’auspicato risanamento dell’impresa in crisi.



Negli elenchi degli esperti, che saranno presenti presso le Camere di commercio di ciascun capoluogo di regione, potranno, quindi, essere inseriti dottori commercialisti ed esperti contabili, avvocati che documentino di aver maturato precedenti esperienze nel campo della ristrutturazione aziendale e della crisi d’impresa e i consulenti del lavoro che, parimenti, documentino di avere concorso, almeno in tre casi, alla conclusione di accordi di ristrutturazione o di avere concorso alla presentazione di concordati con continuità aziendale.

Allo stesso tempo il ministro dello Sviluppo economico, con un proprio atto d’indirizzo, ha stabilito che le aziende che beneficeranno di incentivi, agevolazioni o misure di sostegno finanziario, nel caso in cui sia previsto un incremento occupazionale, si dovranno impegnare a dare priorità nelle assunzioni ai lavoratori residenti nel territorio che percepiscano sostegni al reddito, o siano rimasti senza lavoro per procedure di licenziamento collettivo e, successivamente, ai lavoratori di aziende in crisi.

Entrambi i provvedimenti sembrano, insomma, andare nella giusta direzione: aiutare le aziende che possono ancora essere salvate e supportare, con un’indicazione di favore, i lavoratori direttamente colpiti dalla crisi economica di questi anni legata agli effetti del Covid.

Le buone intenzioni, tuttavia, dovranno essere supportate da misure concrete e da risorse da impegnare.

Si pensi, a titolo esemplificativo, alla necessità di investire nella formazione nei lavoratori usciti dal mercato che, in molti casi, se non aggiornati rimarranno comunque poco attraenti per le imprese che dovranno assumere e/o a garanzie e/o linee di credito per le aziende in difficoltà, ma, nonostante tutto, ancora salvabili grazie a interventi mirati.

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