All’Ecofin è stato raggiunto un accordo per rafforzare il REPowerEU, fondo dedicato alla transizione ecologica, con 20 miliardi di euro, di cui circa 2,7 destinati all’Italia. Il nostro Paese potrà anche utilizzare contro il caro energia i fondi strutturali della programmazione 2014-20 non ancora spesi, che dovrebbero ammontare a circa 20 miliardi. Il Parlamento europeo si è anche espresso a favore della proposta di tassare gli extraprofitti delle società energetiche, i cui proventi potranno essere utilizzati, come già si sta facendo in Italia, per misure di sostegno all’economia, ma nell’Ue è ancora forte il segno lasciato dalla spaccatura sulla proposta di un nuovo “strumento mutualizzato” sul modello del meccanismo Sure messo a punto dopo la pandemia.



Germania, Austria e Olanda si sono mostrate critiche e non va dimenticato che Berlino ha annunciato la scorsa settimana lo stanziamento di 200 miliardi di euro per proteggere imprese e cittadini tedeschi dal caro bollette. “Le sanzioni sono state imposte a tutti, ma non c’è un fondo finanziario comune per compensare le conseguenze economiche. Per questo motivo i Paesi ricchi salveranno le proprie imprese con ingenti somme di denaro, mentre quelli poveri non possono. È l’inizio del cannibalismo nell’Unione europea”, è stato il commento del Premier ungherese Viktor Orban. Secondo Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, si sta determinando «una situazione rischiosa per tutti, in particolare per la Germania».



Perché questa situazione sarebbe rischiosa per la Germania?

Perché se Berlino finisse con l’entrare in conflitto con una parte numericamente rilevante degli altri Paesi europei non ci rimetterebbero solo quest’ultimi. Non dobbiamo, infatti, dimenticare che i componenti che fanno parte della catena produttiva tedesca arrivano da altri Stati Ue, tra cui l’Italia: la Germania dal punto di vista industriale è un polo di attrazione che progetta, decentra, riceve il prodotto intermedio, assemblea ed esporta.

Quindi, se i suoi Paesi fornitori vanno in crisi finisce per trovarsi in difficoltà anche l’apparato industriale che, con quei 200 miliardi, si vorrebbe invece salvaguardare…



In difficoltà lo è già perché, a seguito dell’apertura della Wto all Cina, la Germania ha invaso letteralmente di suoi prodotti il Paese asiatico, la cui crescita comincia a rallentare, senza dimenticare che è aumentata la produzione cinese interna. Se i tedeschi avessero un minimo di prospettiva dovrebbero quindi premunirsi e non mettere in difficoltà il resto d’Europa, visto che a breve i mercati asiatici non saranno quello che ancora oggi sono.

Oltretutto c’è anche l’incognita di sanzioni occidentali contro la Cina per la questione Taiwan.

Sì. Secondo me, questa dimostrazione di totale egoismo sarà un boomerang per la Germania. Essere il principale Paese Ue dovrebbe comportare una responsabilità in più, non in meno.

In Germania non ci si accorge di questo rischio boomerang?

Guardi, credo che vi sia un po’ di miopia politica a Berlino, come altrove del resto: quei 200 miliardi di euro porteranno certamente benefici a breve termine per i cittadini tedeschi, il che vuol dire garantirsi consenso e voti. Nel momento in cui la Germania decide di andare per la sua strada, anche gli altri Paesi dovrebbero essere autorizzati a muoversi per conto loro: il principio dell’unanimità a volte ha bloccato o ritardato operazioni che erano nell’interesse di tutti, quindi ora si dovrebbe andare verso una maggioranza super-qualificata.

Ci vorrà tempo per un cambiamento di questo genere. Come si fa ad aspettare?

Intanto andrà capito se il tradizionale asse franco-tedesco esiste ancora o meno. Bisognerà eventualmente muoversi per stringere degli accordi tra Italia, Francia, Spagna e altri Paesi. Personalmente preferirei comunque che i tedeschi, visto che hanno la fama di essere razionali, capissero che rischiano di farsi del male.

Posto che dobbiamo aspettare i tempi dell’Europa, l’Italia cosa può fare nel frattempo?

Credo che nelle prossime due settimane in Italia si sarà concentrati sulla formazione del nuovo Governo. Sposterei il focus altrove. Intendo dire che di fronte a questa situazione veramente precaria, di incertezza, con una guerra in corso, mi pare anomalo che a livello europeo non ce ne si preoccupi. Se a causa della pandemia si è creato il Next Generation Eu, possibile che in questa situazione bellica, in cui si parla di rischio nucleare, non ci sia un programma che tenga conto del fatto che l’Europa è indirettamente in guerra? Le bollette elevate e altre criticità che mettono in difficoltà imprese e famiglie sono il frutto della guerra.

Ci vorrebbe, quindi, maggior iniziativa da parte della Commissione europea?

Assolutamente. Sono stupefatto dal fatto che su questo tema non si muova foglia. È vero che l’Ucraina va aiutata, ma se alla fine l’Europa rimane letteralmente stremata non è gran risultato. Siamo un’unione, un’area geografica ampia, che in tempo di guerra dovrebbe dare sostegno con politiche che, pur nella situazione delicata in cui ci si trova, siano di sviluppo, se non di crescita. Di questo, però, non si discute. L’unica spiegazione che riesco a darmi per tutto questo è che c’è evidentemente la convinzione che il Ngeu articolato a livello di singoli Paesi vada bene per tutto.

È quello che di fatto ha detto Ursula von der Leyen nel suo discorso sullo stato dell’Unione.

Sì, peccato che quando il Ngeu è stato creato non c’era la guerra in Ucraina. A maggior ragione adesso che abbiamo una Bce che si sta pericolosamente allineando alla Fed nel rialzo dei tassi, come fa un’area economica che pretende di avere progetti comuni a ignorare che c’è un conflitto alle sue porte? Sembra che se ne ricordi solo per mandare armi a Kiev. Il punto è che l’Europa ha bisogno di sostegno.

È emblematico in questo senso che solo nelle ultime settimane da parte delle istituzioni europee si è cominciato a parlare di rischio recessione, quando era ampiamente prevedibile mesi fa…

Lo so. Sinceramente i discorsi sulla crescita in Europa di qualche settimana fa assomigliavano a una favola a cui si ama credere. Oggi va fatto un discorso che detto brutalmente suonerebbe così: perché quello che viene dato all’Ucraina non viene dato all’Europa? In un modo o nell’altro la Russia sta intraprendendo azioni di politica monetaria e fiscale interna per limitare gli effetti delle sanzioni, l’Ue no. La von der Leyen dovrebbe spiegare perché.

Va anche detto che se va a fondo l’economia europea non potranno nemmeno più esserci aiuti all’Ucraina…

Anche questo è vero. L’economia sta già rallentando, quando arriverà la recessione con che faccia sosterremo l’Ucraina quando qui ci saranno da pagare bollette stratosferiche? Mi auguro che ci sia un tavolo di discussione, come dicono i diplomatici, molto franca a Bruxelles, perché andando avanti così non si va da nessuna parte.

(Lorenzo Torrisi)

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