Un piano di emergenza in Italia per far fronte ad una eventuale crisi energetica e alimentare. È ciò a cui lavora il governo per quanto riguarda uno dei dossier relativi all’impatto della guerra scatenata dalla Russia in Ucraina. A Palazzo Chigi è stato disegnato uno scenario di emergenza estrema per non farsi trovare impreparati. Se ne occupa il Nisp, una specie di gabinetto di guerra coordinato dalla Presidenza del Consiglio con ministri e vertici dell’intelligence, che monitorano la crisi. Lo rivela Repubblica, spiegando che il tema potrebbe essere finito sul tavolo del Consiglio dei ministri odierno.



A sollevare la questione è il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, che ha informato il sottosegretario alla presidenza Roberto Garofoli, il ministro dell’Economia Massimo Franco e quello della Transizione energetica Roberto Cingolani di come la situazione stia precipitando su alcuni fronti, quindi della sua gravità. Ha riportato “grossi problemi di approvvigioanmenti sui mangimi e sementi per i nostri animali“. Inoltre, è stato riscontrato “un problema per i rottami di acciaio e l’argilla e, più in generale, su tutto quello che arriva da Russia, Ucraina e dalla rotta Est-Ovest. Le scorte sono esaurite“.



SALE LIVELLO DI CRISI ENERGETICA

La crisi energetica si lega a quella alimentare. Quest’ultima è preoccupante al punto tale che al Mise qualcuno ha ipotizzato anche il blocco dell’export. L’idea al momento più concreta è quella di spingere la vendita dei produttori italiani di materie prime verso le aziende delle nostre filiere, compensando i maggiori costi con incentivi mirati che aggirino il divieto di aiuti di Stato.Inoltre, rischiamo di doverci preparare a mangiare meno pane, pasta e pizza, abbassare il riscaldamento di casa e usarlo per meno tempo. Per quanto riguarda il fronte energetico, siamo in stato di pre-allerta dal 27 febbraio, ma nei prossimi giorni dovrebbe salire il livello di crisi. Questo comporterà una riduzione dei consumi a partire dalle pubbliche amministrazioni. A livello pratico, dunque, tutto ciò si traduce nello spegnimento dei monumenti di notte, fatta eccezione per quelli più famosi. Niente facciate illuminate, meno corrente negli uffici comunali. Stando a quanto riportato da Repubblica, il governo non esclude una riduzione dell’illuminazione dei palazzi pubblici, a partire dai monumenti minori e dagli edifici non essenziali, oltre che una riduzione del riscaldamento.



“SCORTE DISPONIBILI FINO A MAGGIO”

I sindaci si stanno già muovendo in questa direzione abbassando la tensione della pubblica illuminazione. Ma sarà garantite in strada e nei luoghi in cui vi è un’esigenza di sicurezza. Per quanto riguarda il riscaldamento, si va verso l’abbassamento di un grado, soprattutto al Sud, e la riduzione delle ore di accensione. Le scorte sono disponibili fino a maggio, ma il governo si sta preparando anche allo scenario peggiore, quello in cui Vladimir Putin dovesse interrompere e forniture. Anche per questo si vuole puntare sulle rinnovabili, senza escludere il nucleare “pulito”. C’è poi una questione di sicurezza informatica. Roberto Baldoni, direttore dell’Agenzia per la cyberisicurezza, al Copasir ha spiegato i rischi per l’Italia, sollevando una questione delicata: la maggior parte delle infrastrutture italiane sono protette da Kaspersky, colosso russo che ha dato prova di grande affidabilità, ma alla luce della situazione attuale, secondo Repubblica, la sicurezza potrebbe non essere più garantita.