È iniziato il Consiglio europeo chiamato a discutere anche della proposta della Commissione per affrontare la crisi energetica arrivata dopo lunghe settimane di dibattito. Secondo Mario Baldassarri, ex viceministro dell’Economia e presidente del Centro Studi EconomiaReale di Roma e dell’ISTAO di Ancona, «stiamo vivendo da mesi una situazione surreale e anche paradossale. Tutti straparlano della necessità di una politica energetica europea, ma nessuno vuole affrontare e risolvere il problema a monte».



Ci può spiegare meglio cosa intende dire?

Partiamo da alcuni dati. Già da molto prima dell’invasione russa dell’Ucraina, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021, il prezzo del gas sul mercato TTF di Amsterdam (mercato fantomatico, speculativo e irrilevante, viste le quantità che vengono scambiate), è aumentato del 600%. Ampliando l’arco di osservazione fino al 31 luglio 2022, il rialzo è stato del 900%. Stando alle dichiarazioni doganali, negli stessi 19 mesi il prezzo del gas importato dall’Italia è cresciuto dell’80%. È evidente, allora, che è ridicolo agganciare il prezzo del gas che viene poi fornito a imprese e famiglie alla quotazione di Amsterdam.



Quanto hanno pagato in più famiglie e imprese?

Con la giustificazione del rialzo del TTF di Amsterdam, gli aumenti sono stati del 400% a fronte, ripeto, di un incremento del prezzo del gas importato dell’80%. Considerando che il 40% circa dell’energia elettrica viene prodotta con il gas, le bollette della luce sarebbero dovute aumentare del 32%, ma sappiamo che si è andati ben oltre. È così che si sono creati gli extraprofitti per le società energetiche. C’è da chiedersi perché l’Antitrust non sia intervenuta di fronte a un caso così palese di abuso di potere di mercato. Solo qualche giorno fa l’Arera ha preso atto di questi numeri ma…solo a partire dal prossimo mese. E per i 22 mesi precedenti a partire dal gennaio del 2021? Chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato?



Il Governo non poteva sollecitare il loro intervento?

Io lo avrei fatto, invece si è preferito dare sussidi alle famiglie e alle imprese per pagare le bollette. E la cosa più assurda è che alla fine quel sostegno viene trasferito totalmente negli extraprofitti delle imprese energetiche.

Il nuovo Governo può porre rimedio a questa situazione paradossale?

Non lo so, mi sarei aspettato che il Governo in carica avesse ragionato in questi termini e fatto quanto meno un’operazione verità spiegando che il prezzo del gas che è entrato in Italia dal 1° gennaio 2021 al 31 luglio 2022 è aumentato dell’80%, non del 900%, e che il prezzo dell’elettricità andava sganciato da quello del gas. Visto che queste cose le dico da 10 mesi mi pongo a questo punto una domanda: o dico stupidaggini incredibili oppure qualcuno mi deve spiegare perché c’è stato un silenzio assordante su questi ragionamenti numerici. Con un’eccezione.

Quale?

Quella di Ursula von der Leyen, che l’altro giorno, annunciando il fantomatico price cap dinamico e temporaneo, ha spiegato che entro marzo 2023 si valuterà l’adozione di un nuovo indice per il prezzo del gas diverso dal TTF legato alle dichiarazioni doganali. Benissimo, ma così si arriva ad affrontare il problema con due anni di ritardo. Si renderanno impossibili ulteriori extraprofitti nel 2023, ma quelli del 2021 e del 2022 ormai saranno stati pagati.

Detta così sembra di essere di fronte a una grande operazione che ha favorito solamente le grandi aziende energetiche con la complicità silenziosa dei Governi.

Lei l’ha detto.

Se la situazione è questa, che senso hanno altri sostegni a famiglie e imprese?

Per le famiglie e le imprese sono comunque un aiuto, l’assurdità è che poi queste risorse pubbliche finiscono per alimentare gli extraprofitti delle società energetiche. Il punto è che la crisi del prezzo delle bollette di luce e gas è una crisi inventata da noi stessi: non c’è, quindi, realmente una crisi dell’energia determinata dall’enorme aumento dei prezzi.

Occorre, quindi, un intervento a monte delle autorità…

Subito dopo l’invasione russa dell’Ucraina proposi di sganciare in sede europea il prezzo del gas da quel fantomatico e ridicolo mercato TTF di Amsterdam e a livello nazionale di scollegare il prezzo delle bollette della luce dal gas, se non per quel 40% pari alla quota di produzione dell’elettricità. Se a fine febbraio fossero stati presi questi provvedimenti non avremmo avuto la crisi dell’energia, la mole di sussidi a imprese e famiglie, avremmo impedito la diffusione dei rialzi energetici in tutti i mercati fino ad arrivare al carrello della spesa e avremmo un’inflazione sostanzialmente dimezzata.

Cose che hanno favorito il rallentamento economico che potrebbe trasformarsi in recessione tecnica.

No, di fatto determinando masochisticamente il rallentamento economico, perché se l’inflazione è vicina al 10% chiaramente i salari reali vengono tagliati di quasi il 10%, provocando una pesante frenata nei consumi. Ecco perché da due mesi a questa parte le previsioni del Centro Studi EconomiaReale parlano di crescita zero per il 2023.

Se la situazione non si aggrava.

Sì, perché se si realizzasse quella che io chiamo la tempesta perfetta, si arriverebbe a un Pil al -2,5%.

Cosa deve accadere perché si arrivi a questa malaugurata ipotesi?

Nella Nadef approvata poche settimane fa c’è scritto che quest’anno abbiamo speso solo 15 dei 30 miliardi per investimenti legati al Pnrr. Se anche l’anno prossimo venisse spesa ancora la metà delle risorse previste, la crescita andrebbe a zero, e parallelamente, proprio per questo forte rallentamento dell’economia, potrebbe esserci un attacco speculativo sui titoli del debito pubblico italiano con uno spread in aumento di 200 punti base. Questa è la tempesta perfetta da scongiurare per evitare un Pil a -2,5% l’anno prossimo. Il primo obiettivo della Legge di bilancio 2023, pertanto, diventa azzerare la probabilità che si realizzi questo scenario.

Anzitutto, allora, mettendo a terra gli investimenti del Pnrr utilizzando tutte le risorse previste.

Sì e facendo le riforme strutturali senza le quali non possono arrivare nuove risorse per il Pnrr.

Adottare oggi quelle misure che auspicava a febbraio avrebbe ancora senso?

Meglio tardi che mai. Tenuto conto, però, che si partirebbe con un prezzo dell’energia che nelle bollette è aumentato più del dovuto.

Bisognerebbe, allora, quanto meno recuperare gli extraprofitti delle imprese energetiche.

Bisognerebbe rifare i conti e dare a famiglie e imprese una sorta di credito per le bollette future. Certo, questo significa dare una botta alle aziende energetiche, ma del resto loro hanno già dato una botta a tutta l’economia.

Torniamo alla Legge di bilancio 2023. Il Governo non ha molti margini di manovra…

Non è vero, i margini sono al contrario molto larghi dato che nella Nadef c’è scritto che quest’anno si supereranno i 1.000 miliardi di spesa pubblica, per l’esattezza la previsione è di 1.029, mentre le entrate ammonterebbero a 933 miliardi. È assurdo quindi discutere di uno scostamento di bilancio, che sarebbe come accendere una miccia in una polveriera, senza chiedersi prima se tra 1.029 miliardi di spesa non ce ne siano 50 o 60 da spostare o se non si possa intervenire per recuperare 100 miliardi di evasione ed elusione fiscale. Se la spesa pubblica è al 54% del Pil e le entrate al 49%, come dice la Nadef, la coperta non può essere corta: siamo di fronte alla congiunzione perversa di due scuole di pensiero, entrambe sbagliate.

Quali scuole di pensiero?

La prima è quella che chiede di fare attenzione all’equilibrio dei conti pubblici e per questo ritiene impossibile fare politica economica, anziché andare a lavorare su oltre 1.000 miliardi di spesa. La seconda è quella che vuole fare politica economica e ritiene per questo necessario aumentare deficit e debito. Queste due scuole si sostengono l’una con l’altra e nascondono il vero problema: bisognerebbe intervenire su spesa ed entrate del bilancio pubblico.

Come ha detto tante volte in passato, vorrebbe dire toccare interessi molto sensibili.

Lo ripeto da 20 anni ed è evidente che in quest’arco di tempo, con qualunque Governo, hanno prevalso interessi trasversali di lobbies, logge e quant’altro. Hanno vinto loro, come successo in modo eclatante con il discorso del prezzo dell’energia. Bisognerebbe a questo punto chiedersi perché.

Il perché di cosa?

Perché questi ragionamenti non vengono fatti a tutti i livelli? Perché trasmissioni tv, giornali, social network non hanno posto nei termini che ho presentato il problema del caro energia?

Lei ha una risposta?

No, me la deve dare lei se la trova. Capisce comunque che mascherare da sostegni a famiglie e imprese qualcosa che alla fine alimenta gli extraprofitti delle imprese energetiche è l’assurdo degli assurdi. Così come la polemica ridicola contro la Germania.

Si riferisce ai 200 miliardi stanziati contro il caro-bollette?

Sì. Io critico la Germania non perché abbia stanziato queste risorse, ma perché, come in Italia, anche lì non si va al cuore del problema.

(Lorenzo Torrisi)

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