Molte fonderie in Italia in queste settimane hanno chiuso mandando “in ferie anticipate” i propri lavoratori. I prezzi dell’energia di questi giorni sono incompatibili con margini positivi e molti imprenditori sperano che ad agosto, quando i consumi industriali sono bassi, i prezzi scendano e si possa tornare a lavorare con margini positivi. La programmazione dell’attività avviene “giorno per giorno” sulla base della disponibilità di una risorsa, l’energia, che è scarsa. È uno scenario che dovrebbe sollevare domande sulla sostenibilità di buona parte del settore manifatturiero italiano.
Descrivere quanto sta accadendo parlando di “ferie anticipate” è perfetto per descrivere come si stia vivendo questa fase in Italia. Gli attuali prezzi di gas ed elettricità determineranno un conto drammatico sul settore industriale italiano se rimarranno a questi livelli anche a settembre e nei mesi successivi. O i prezzi scendono strutturalmente oppure le conseguenze economiche e occupazionali saranno difficili da gestire.
Questo è noto e lo sappiamo perché gli allarmi nelle ultime settimane si sono sprecati; a metà marzo, tre mesi fa, con il prezzo del gas che era ai livelli attuali, il Governatore della Banca d’Italia Visco, a proposito dello shock economico, parlava di “scenari difficili da definire” in conseguenza di una “svolta profonda e drammatica”. Sono passati quasi quattro mesi il prezzo del gas è ai massimi e lo scenario geopolitico ed energetico non è migliorato. Chi vuole il gas dovrà competere sui mercati internazionali scontrandosi con economie forti, con dietro sistemi Paesi solidi, disposti a molto pur di assicurarsi la materia prima.
Non ci sono soluzioni facili né economicamente, né politicamente. Le politiche energetiche non si improvvisano e, politicamente, bisognerebbe spiegare che le sanzioni alla Russia non hanno avuto l’effetto desiderato e, anzi, “minacciano la nostra prosperità”. In questo caso citiamo le parole dell’amministratore delegato di BASF di inizio aprile. In questo scenario l’Italia sostanzialmente attende e spera che in qualche modo a settembre le cose si sistemino e nel frattempo cerca di far passare un’estate “normale” ai suoi cittadini.
Questo però non è quello che accade in Germania e in Francia. La Germania settimana scorsa ha deciso di salvare Uniper sostanzialmente facendosi carico degli aumenti dei prezzi dell’elettricità ed evitando che passassero lungo la catena fino agli utenti finali. La Francia qualche giorno fa ha deciso di statalizzare la principale utility del Paese EdF portandola fuori dal mercato e dentro il perimetro statale; niente più dividendi o investitori, niente più pubblicità a utili e ricavi, a investimenti e perdite.
Questi sono due interventi di sistema in cui gli Stati intervengono direttamente nel settore energetico ignorando completamente qualsiasi norma o principio europeo. Né Francia né Germania hanno aspettato l’estate per un “intervento europeo” e, anzi, l’Europa e la sua burocrazia sono accantonate; Germania e Francia si comportano come se non esistesse l’Unione europea. In un mondo normale, due interventi di questo tipo farebbero parlare per mesi di violazione delle regole europee. Oggi, giustamente, nessuno solleva tali questioni perché la burocrazia europea è completamente sorpassata dalla velocità degli eventi. È inimmaginabile una discussione di sei mesi per un problema che è già qua e che minaccia di sfasciare le economie. Cosa rimanga dell’Europa in una fase in cui alcuni membri hanno elettricità e imprese e altri no è un mistero.
L’Italia manda tutti in vacanza e vagheggia di soluzioni europee, l’Europa ancora una volta è l’orizzonte e il capro espiatorio che solleva dalla difficoltà di affrontare i problemi. L’Italia si accoda, anche alle sanzioni, pensando che alla fine sarà “mal comune mezzo gaudio” e ci sarà una forma di “condivisione europea”. Come se non fosse bastato quello che si è visto nella primavera 2020 quando i ventilatori comprati dall’Italia venivano sequestrati dalla Germania e i Paesi confinanti chiudevano le frontiere.
Francia e Germania con i fatti dimostrano quale sia la strada e che l’Europa è “bypassata” completamente. La fragilità italiana, economica e geopolitica, dovrebbe consigliare soluzioni autonome, indipendenti e non allineate. Se Francia e Germania seguono una strada autonoma molto più dovrebbe farlo l’Italia dopo dieci anni di crisi economica. Se non ci sono i soldi bisogna avere le idee; tendenzialmente originali. Andare tutti in vacanza anticipata, anche e soprattutto con la testa, non è un’idea; è un suicidio.
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