L’Italia, come si sa, fa miracoli. Quelli economici, poi, riescono particolarmente bene. E nonostante il contesto cultural-giuridico-comportamentale non sia dei più amichevoli nei confronti dell’impresa restiamo la seconda manifattura d’Europa e una delle prime al mondo. Adesso abbiamo superato ogni aspettativa e ci accorgiamo, come scrive Marco Fortis sul Sole, che cresciamo più di ogni altro Paese dell’Unione superando per una volta anche la Germania (che se la passa davvero maluccio).



La ricchezza creata quest’anno – così difficile per l’uscita parziale dalla pandemia, l’infuriare di una guerra ai margini del Continente, l’impennata del prezzo dell’energia, il ritorno dell’inflazione, il calo generale della domanda e, insomma, un clima complessivo non certo rassicurante – ha superato ogni aspettativa confermando che i nostri imprenditori sono i più bravi del mondo e i nostri prodotti i più belli e desiderati. Niente di nuovo per chi si occupa di questi temi, ma la conferma non può che far piacere.



Ma come sempre c’è un ma… E non è tutt’oro quello che luccica, come ha tenuto a mettere in chiaro Paolo Agnelli, nessun legame con l’Avvocato e presidente della Confimi: associazione imprenditoriale tra le più attive del Paese con oltre 45mila associati per 650mila dipendenti e un fatturato aggregato di 85 miliardi. Un buon punto di osservazione, insomma, dall’alto del quale si lanciano alcuni segnali di pericolo. Il più acuto di tutti riguarda il costo dell’energia che per il mondo produttivo è diventato insostenibile. Un avvertimento che il Governo sembra aver colto in pieno.



I rimedi delineati – e in parte tempestivamente incorporati nel quarto Decreto Aiuti – non possono che partire dalle misure per fronteggiare la bolletta elettrica salita alle stelle: credito d’imposta e mutui a lungo termine con garanzia statale per superare la crisi evitando chiusure e licenziamenti. Non basta naturalmente giocare in difesa, perché le migliori soluzioni si trovano passando all’attacco. E qui le maggiori insidie non vengono dalla politica in senso stretto, ma si annidano nei meandri di una burocrazia pigra o spaventata ostile all’idea di fornire qualsivoglia autorizzazione o permesso indispensabili a realizzare nuovi impianti sostenibili per l’autoconsumo in campo eolico, per esempio, o fotovoltaico.

L’elenco delle doglianze è lungo. E va dalla necessità di assicurare al Paese le materie prime strategiche indispensabili a tener dietro alle innovazioni (una partita da giocare in Europa e con l’Europa) alla ridefinizione degli strumenti di finanza agevolata che siano chiari e certi nella proposta e nell’erogazione passando per l’innalzamento della soglia esentasse nei premi di produzione (accordato fino a 3.000 euro) per lasciare più soldi nelle tasche di chi lavora in attesa che le riforme del Pnrr favoriscano gli aumenti di produttività che sono la soluzione stabile del problema.

Poi ci sarebbe bisogno di prorogare di almeno sei mesi i termini per la fruizione dei bonus per l’edilizia dopo il tempo perso con il blocco delle cessioni, di reintrodurre l’agevolazione fiscale per le reti d’impresa con l’obiettivo d’incentivare la transizione digitale, di rivedere il costo del lavoro abbassando il peso di tasse e contributi su lavoratori e datori di lavoro (la riduzione del famoso cuneo fiscale), di rinforzare il nostro ruolo nell’economia circolare dove già abbiamo una posizione preminente, di far sentire più alta la nostra voce in Europa perché siano meglio difese le peculiarità della nostra imprenditoria fatta di piccole e medie realtà.

Nessuno ci regala niente e tutto va conquistato. E proprio mentre i numeri direbbero che le cose vanno bene – o comunque meglio del previsto – occorre prestare ascolto agli attori del territorio e ai rappresentanti di categoria preoccupati del declino industriale che si prospetta in Italia e in Europa. Stretta, quest’ultima, tra l’amorevole abbraccio di un alleato che sa badare a se stesso come l’America e la pericolosa amicizia dell’arrembante Cina che si avvia a controllare i materiali e le tecnologie utili a dominare i mercati internazionali.

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