Nelle comunicazioni alle Camere che hanno preceduto il Consiglio europeo al via oggi, Giorgia Meloni ha definito “insoddisfacente” la proposta della Commissione europea per cercare di affrontare la crisi energetica, in particolare per quel che riguarda il price cap al gas, su cui infatti non c’è ancora un accordo tra i Paesi membri. Intanto Ursula von der Leyen ha annunciato che tra Consiglio e Parlamento europeo è stato raggiunto un accordo provvisorio su RePowerEu, il piano della Commissione che mira a produrre energia pulita e a rendere l’Europa indipendente dai combustibili fossili russi ben prima del 2030. Abbiamo chiesto un commento a Michele Marsiglia, Presidente di FederPetroli Italia.



Cosa pensa delle dichiarazioni della Meloni?

Dopo molti anni in Italia c’è finalmente un presidente del Consiglio che lascia intravvedere una svolta per il settore oil and gas, che viene percepita nel comparto anche a livello internazionale. Credo che si sia resa conto che l’Europa sul fronte energia non sta funzionando, come appare evidente nel caso della mancanza di una decisione chiara e sul price cap, e che quindi ogni Stato è portato a fare da sé.



E da questo punto di vista com’è messa l’Italia?

Per fare un esempio, sui rigassificatori non stiamo andando spediti come la Germania e sarà cruciale capire cosa accadrà a Piombino alla fine dell’inverno. Questo ci ricorda anche che in Italia c’è un problema relativo al potere che hanno le amministrazioni locali, rispetto a quella centrale, su un tema così importante come quello della politica energetica nazionale.

L’Europa, intanto, continua a rinviare una decisione definitiva sul price cap e sembra puntare sul RePowerEu.

In questo modo sposta l’attenzione anche dal fallimento che si sta concretizzando sul price cap, dopo la proposta della stessa Commissione. Il problema è che il RePowerEu era partito con uno scopo e ora lo si sta cercando di adattare al contesto attuale, non a caso è stato aggiunto l’obiettivo di rendere l’Europa indipendente dal gas e dal petrolio russi prima del 2030.



Investire così tanto sulle rinnovabili ha senso?

Da una parte, è vero che in questi anni anche le rinnovabili, e non solo l’oil and gas, sono state in parte penalizzate. Ma, dall’altra, è altrettanto vero che sono stati concessi degli incentivi per la costruzione di impianti non adeguati rispetto al fabbisogno e il cui costo di realizzazione sarà impossibile da recuperare. Oggi, quindi, bisognerebbe concentrarsi su grossi impianti eolici off-shore o fotovoltaici in luoghi con caratteristiche climatiche che ne permettano un buon sfruttamento, come accade nei deserti, evitando investimenti a perdere. In ogni caso, ci vorrà del tempo e in questo momento la risorsa fossile resta primaria per tutti a livello globale.

Dunque RePowerEu non è risolutivo per la crisi attuale…
Assolutamente no. È certamente positivo, ma non appare ancora completo e in grado di dare risultati visibili apprezzabili. Per il futuro, però, potrà essere utile.

Ursula von der Leyen ha detto che in Europa dal punto di vista degli approvvigionamenti per questo inverno siamo al sicuro, ma che il problema è quello di prezzi troppi alti del gas. Come lo si può affrontare?

Che l’Europa abbia tanto gas, non ne sono sicuro. Che l’Italia abbia tanto gas e che l’Europa ce l’abbia grazie all’Italia, questo sì. Ciò non toglie che, come detto poc’anzi, il nostro Paese deve fare di tutto per essere attrezzato per tempo a prendere il GNL che arriverà nei prossimi mesi grazie agli accordi conclusi. Per tornare alla sua domanda, il problema si può risolvere tornando a una politica energetica che non sia di blocco, di divisione. Non è giusto imporre un prezzo o cambiare dall’oggi al domani strutture finanziarie che esistono da decenni. Occorre quindi o realizzare un piano comune d’acquisto, il che appare molto difficile visto che, come si vede col price cap, i Paesi membri hanno politiche energetiche completamente diverse tra loro, oppure avere degli ottimi accordi con i propri fornitori di energia, una strada agli antipodi rispetto al price cap.

Tra i Paesi fornitori dell’Europa c’è anche il Qatar. E ora è scoppiato lo scandalo Qatargate…

Ci sono ottimi accordi da diversi anni con il Qatar. Relativamente allo scandalo su cui sta indagando la Procura belga, io credo che vadano puniti coloro che sono da punire, ma che non si debbano compromettere a priori i rapporti con uno Stato.

Cosa pensa, infine, del calo dei consumi di gas registrato nelle ultime settimane in Italia, che riguarda anche quelli delle imprese?

I livelli elevati del prezzo del gas su cui ci si è stabilizzati sono entrati nei budget delle imprese e anche le famiglie stanno cominciando a capire a quale voce di spesa devono rinunciare per far quadrare i conti con le bollette. Molte aziende purtroppo hanno chiuso, alcune che già erano in difficoltà dopo lo scoppio della pandemia hanno ricevuto la mazzata finale. Altre resistono, studiano come limitare i consumi, anche incentivando lo smart working o concentrando il lavoro in presenza in determinate giornate per risparmiare sui costi aziendali. Resta da capire cosa accadrà con il proseguire dell’inverno. Sarà molto interessante osservare i dati sui consumi dei prossimi mesi.

(Lorenzo Torrisi)

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