Crisi del gas: il peso della Norvegia

In Europa da tempo sembra che la crisi del gas scaturita dalla guerra tra Russia e Ucraina si stia progressivamente sgonfiando, almeno dal punto di vista delle forniture. Di contro, infatti, l’inflazione continua a schiacciare i paesi europei, mentre il costo del gas e dell’energia è ancora piuttosto elevato. Nel frattempo, spiega il quotidiano tedesco Die Welt, la Norvegia è riuscita piano a piano a conquistarsi un posto d’onore tra i paesi europei, pur non aderendo all’Unione Europea.



In Norvegia, infatti, sia il gas che il petrolio non scarseggiano, permettendo al paese di contribuire a migliore la situazione di crisi in cui versava l’Europa. Concretamente, ora, si tratta del principale fornitore di gas europeo, scalzando la Russia dalla cima della classifica in cui era ferma da anni. Contribuisce a più di un quarto del fabbisogno europeo di gas ed ha generato, dall’inizio della guerra e della crisi, utili per oltre 113 miliardi di euro (nel 2022, mentre alcune stime sostengono che nel 2023 potrebbero arrivare a 130 miliardi, cinque volte il dato del 2021). E sa da un lato, la Norvegia ha sempre sostenuto che questi soldi sono destinati al benessere dei cittadini, in Europa serpeggia sempre più il dubbio che questa affermazione non sia vera.



I dubbi europei sulla Norvegia

La Norvegia, insomma, avrebbe ampiamente contribuito ad attenuare le conseguenze della complessa crisi del gas che ha interessato tutta l’Europa, ma secondo alcuni commentatori avrebbe anche approfittato della situazione. Secondo quanto evidenzia il Welt, infatti, i prezzi del gas non sono diminuiti, ma anzi la Norvegia li ha adeguati ad un mercato che, concretamente, poteva plasmare a suo piacere.

Se da un lato, infatti, la posizione della Norvegia ha aiutato a sventare la crisi del gas, dall’altro il paese avrebbe mantenuto alti i costi della materia, adeguandoli ai livelli a cui erano giunte le forniture russe, seppur la produzione sia interna e non dipendente dal Cremlino. Tuttavia, evidenzia ancora il quotidiano, il governo norvegese non avrebbe incassato un euro dalle forniture, perché negli anni ’90 fu istituito un fondo in cui confluiscono ancora oggi tutti i profitti statali derivanti da gas e petrolio. Quel fondo, in cui sono afferiti anche tutti gli utili derivanti dalla crisi del gas, verrà reinvestito interamente nel benessere dei cittadini ed ammonterebbe oggi a 1.300 miliardi di euro (circa 240mila a cittadino norvegese). A mettere in crisi questa visione, però, sarebbe la proposta arrivata dal nuovo governo nel 2021, di utilizzare quel fondo per convertire l’intera produzione di energia alle rinnovabili, raggiungendo la neutralità climatica entro il 2030.