Negli ultimi giorni il ministro della Transizione energetica uscente, Cingolani, ha rassicurato gli italiani sulla disponibilità di gas per l’inverno imminente. Più in generale si registra un senso di compiacimento per il risultato raggiunto e per i cali del prezzo del gas degli ultimi giorni. Le variabili che compongono lo scenario sono tante ed è inevitabile chiedersi quali siano quelle che ci assicurano di poter “passare l’inverno” posto che nessuno si è azzardato ad assicurare lo scampato pericolo in caso di temperature particolarmente fredde.
Lo scenario di queste settimane e degli ultimi mesi si è contraddistinto per un crollo dei consumi industriali di gas e consumi di gas per la generazione di elettricità e di prezzi che anche dopo i cali sono il 30-40% di quelli di dodici mesi fa e sette volte quelli di due anni fa. Il crollo dei consumi di gas per l’industria e la generazione elettrica è già stato fotografato dalle statistiche pubblicate da Snam. L’aumento dei prezzi ha inciso sulla produzione industriale, con interi settori fermi, ma è appena entrato nell’orizzonte delle famiglie che in molti casi non hanno ancora la percezione della dimensione dei rincari. Si pone quindi la domanda se siano questi i termini dell’equazione in cui è assicurato “il gas per l’inverno”: aziende ferme o con produzione a singhiozzo, costi esosi per le famiglie, esplosione delle morosità e dei distacchi e, nella migliore delle ipotesi, un volontario taglio dei consumi e abbassamento delle temperature in casa per contenere il salasso.
Ieri il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, ha dichiarato che “non sacrificheremo la libertà per l’economia”. Anche in questo caso verrebbe da chiedersi quali sono le variabili che vengono considerate nella definizione di “economia” perché un conto è ridurre gli utili, che comunque non è salutare, e un altro è contemplare un aumento della disoccupazione, dell’inflazione via indebolimento della valuta, di stress finanziari per l’aumento del debito pubblico oltre a una riduzione della qualità della vita: meno caldo, meno docce, meno lavatrici.
“Passeremo l’inverno” e “non sacrificheremo la libertà per l’economia” sono proclami e dichiarazioni di principio con cui non si spiega né quanti saranno gli italiani che non potranno permettersi riscaldamento ed elettricità o quanti perderanno il lavoro, né se questo sacrificio sia considerato accettabile. A oggi è impossibile sapere cosa pensano veramente gli italiani di queste dichiarazioni di principio perché la crisi energetica e quella economica che la segue non si sono ancora esplicitate. Questa sembra la variabile politica più importante in un contesto in cui nessuno ha ancora contemplato di imitare la Germania spendendo 100-150 miliardi di euro per schermare famiglie e imprese dai rincari energetici.
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