In giornata il Centrodestra andrà al Quirinale da Mattarella per presentare tutte le istanze dopo il caos al Senato e la mancanza di una maggioranza assoluta in Parlamento: dai diversi retroscena emersi sull’incontro di ieri tra Conte e il Presidente della Repubblica si intravede un “ultimatum” di 10 giorni che il Colle avrebbe dato al Governo per costituire una maggioranza più solida e compatta. I “pontieri” di Palazzo Chigi guardano a Forza Italia, Italia Viva, Misto e Udc per trovare i parlamentari “scontenti” dalle mosse di Renzi e Centrodestra, ma i numeri sono tutt’altro che semplici e il rischio di un nuovo stallo è assai probabile.



Come spiega il direttore del Foglio Claudio Cerasa, ad oggi le alternative per “risolvere” la crisi di Governo sono 3: Conte senza Italia Viva con maggioranza aperta a più responsabili; Conte che ricuce con Italia Viva (ma senza magari lo stesso Renzi); Elezioni anticipate. Il leader ex premier Pd ha però rilanciato una quarta possibilità che anche oggi al Quirinale Salvini-Meloni-Tajani potrebbero presentare: un Governo di unità nazionale che traghetti il Paese su 5-6 punti chiave verso le Elezioni il prossimo anno. Per Giorgia Meloni la situazione è gravissima e i problemi per il Conte-bis non sarebbero solo al Senato: «questo esecutivo non ha i numeri in quanto non ha la maggioranza in 10 commissioni su 14». Proprio su questa fragilità il Colle osserva con preoccupazione e si augura che i numeri possano cambiare nei prossimi giorni: altrimenti, il voto anticipato non sarebbe più così “utopica” come ipotesi.



SCOSTAMENTO BILANCIO OK, MA LA MAGGIORANZA…

Mentre alla Camera e al Senato venivano approvate le risoluzioni sullo scostamento di bilancio da 32 miliardi di euro – con voto unitario di Governo, Italia Viva e Centrodestra – il Presidente della Repubblica ha ricevuto il Premier Conte per fare il punto sulla crisi di Governo: «Il Presidente del Consiglio ha quindi illustrato al Presidente della Repubblica la situazione politica determinatasi a seguito di tali dimissioni ed ha rappresentato la volontà di promuovere in Parlamento l’indispensabile chiarimento politico mediante comunicazioni da rendere dinanzi alle Camere. Il Presidente della Repubblica ha preso atto degli intendimenti così manifestati dal Presidente del Consiglio dei Ministri», spiega il comunicato del Quirinale nel quale si informa l’accettazione delle dimissioni di Bellanova, Bonetti e Scalfarotto (la delegazione renziana dimissionaria).

Non sono emerse particolari criticità all’interno del dialogo durato circa 50 minuti: intervistato dal Tg3 il segretario Pd Nicola Zingaretti ha commentato «Quello di ieri è il primo passo per evitare il salto nel buio. Ora bisogna in fretta tornare vicini ai problemi delle persone e dare una identità politica alla maggioranza di ieri». Novità invece nelle forze parlamentari dopo la giornata campale di ieri: la deputata del Gruppo Misto Veronica Giannone si è iscritta al gruppo di Forza Italia, «è il partito che interpreta al meglio i valori liberali in cui credo, in particolare il tema della giustizia, pilastro della mia attività  parlamentare e impegno quotidiano nella mia vita. Da soli si possono portare avanti le battaglie, ma in squadra si possono vincere più facilmente e più orgogliosamente. Per questo ho scelto di aderire a Fi».

CONTE AL COLLE. VERTICE P. CHIGI: “ALLARGARE LA MAGGIORANZA”

Alle ore 18.30

il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte si recherà al Quirinale per incontrare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, informandolo di tutte le ultime novità sulla crisi di Governo ‘scampata’ ieri al Senato. Conte raggiungerà il Colle dopo aver concluso poco prima delle 17 il vertice di maggioranza con tutti i leader della coalizione.

Secondo le fonti ricevute dall’Adkronos, nella riunione «sarebbe stata confermata la linea condivisa in questi giorni, ovvero allargare il perimetro della maggioranza. L’intenzione del premier sarebbe quella di andare avanti, mantenendo per ora l’interim all’Agricoltura, e, solo successivamente, una volta puntellata la maggioranza, decidere sulla squadra di governo». Nella riunione ci sarebbe stato soprattutto un confronto su come andare avanti con il lavoro, a cominciare dai prossimi provvedimenti su scostamento di bilancio e Dl Ristori.

LE POSIZIONI DEI PARTITI DOPO IL VERTICE DI GOVERNO

«Nelle prossime ore proseguiremo con l’approvazione dello scostamento di bilancio da 32 miliardi e delle misure contenute nel decreto Natale. Dobbiamo proseguire il nostro lavoro, coniugando la tutela della salute pubblica e la tenuta dell’economia del Paese, supportando tutte quelle categorie gravemente penalizzate dalla pandemia con politiche mirate e celeri, con l’obiettivo di lasciarci questa emergenza finalmente alle spalle», è il messaggio lanciato dal M5s dopo il vertice di maggioranza concluso a Palazzo Chigi nel pomeriggio. Poco prima una ennesima riunione del Centrodestra aveva invece partorito una nota molto dura contro il Premier Conte e con appello finale al Capo dello Stato: «Il Paese non può restare ostaggio di un governo incapace, arrogante e raccogliticcio. Si tratta di una minoranza di governo che continua la sfacciata e scandalosa compravendita di parlamentari e che non si fa scrupoli a imbarcare chi, eletto col centrodestra, ha tradito l’impegno preso con gli elettori. Il centrodestra intende rappresentare al Presidente della Repubblica il proprio punto di vista sulla situazione che è ormai insostenibile».

A stretto giro arriva la replica del Partito Democratico, per bocca della senatrice Roberta Pinotti «Ricordiamo agli smemorati della destra che rimuovono troppo facilmente la recente storia del nostro Paese che il Governo Berlusconi IV alla fine del 2010 non ebbe la maggioranza assoluta alla Camera (ottenendo 314 voti) a seguito dell’uscita di Fli, il partito animato da Gianfranco Fini. Nel Governo sedevano tra i ministri Gelmini, Meloni, La Russa e Calderoli. Berlusconi scelse di non dimettersi e andò avanti avendo la fiducia nei due rami del parlamento». È invece molto duro il messaggio dato da Luciano Nobili di Italia Viva al Governo in merito ai prossimi provvedimenti da votare: «Certo che voteremo contro la relazione di Bonafede. Abbiamo pazientato anche troppo… Se c’è da votare cose per il bene dell’Italia le voteremo, ma noi siamo liberi da ora: sulla relazione di Bonafede sulla giustizia (in votazione il prossimo 27 gennaio, ndr), voteremo contro. E mi chiedo: ma come faranno?».

RIUNITO IL GOVERNO NEL VERTICE A P. CHIGI

È in corso dalle ore 14 il vertice di Governo a Palazzo Chigi, presenti il Premier Conte con in collegamento online i capidelegazione della maggioranza (Pd, LeU e M5s) assieme ai leader dei singoli partiti (Zingaretti, Crimi e Speranza). Sul tavolo ovviamente il patti di legislatura e il punto dopo la convulsa fiducia ieri al Senato: «Con il voto di ieri al Senato è stato evitato il salto nel buio di una crisi, ma ora è il momento di voltare pagina, rafforzare la forza parlamentare del governo», ha spiegato il Segretario Pd prima di riunirsi con il Presidente del Consiglio e gli altri leader della maggioranza. Restano tutti i nodi politici, dal peso dei responsabili alle aperture Dem per Forza Italia e i renziani delusi dalla mossa del loro leader.

«Disposto a discutere di tutto con tutti, tranne che con la destra, anche di un governo di unità nazionale», ha ribadito Renzi stamane. Durissimo invece Matteo Salvini che su Facebook scrive «Il governo ha comprato i Responsabili, i Costruttori, i Volenterosi come i due parlamentari eletti con Fi e quindi anche con i voti della Lega, eletti per fare politiche di centro destra che ieri invece hanno votato la fiducia a Conte, con i Ciampolilli e con Monti, vogliamo parlare di Mastella e Tabacci o di un elettore del M5s in buona fede che ha votato per ‘aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, e si ritrova nella stessa maggioranza con Monti e Mastella?».

PD ‘APRE’ A RENZIANI E MODERATI

«Conte si è molto affezionato al suo ruolo e alla sua centralità e ha tolto spazio al ruolo del Parlamento. Basta vedere quanti decreti e quanti Dpcm sono stati fatti. Non ci si può sostituire alle sedi parlamentari. Io ho provato a comunicare con lui. Il giorno della conferenza stampa gli ho scritto anticipatamente delle mie dimissioni. Ma come al solito non ha risposto», ancora durissima la tensione tra Renzi e il Premier Conte, come ribadisce a Radio Capital Teresa Bellanova. Eppure il Pd guarda proprio al campo dei renziani (e del Centrodestra) per provare a costituire un gruppo stabile che esca dalla logica dei “responsabili” singoli, evitando così il rischio di immobilismo in ogni futuro provvedimento da far passare al Senato.

«Il Pd ha dato il suo contributo, l’Italia ha potuto contare su un Pd unito e unitario, una cosa che ha fatto la differenza», è il commento di Nicola Zingaretti a Radio Immagina, mentre il capodelegazione dem Franceschini si prodiga nell’appello alle forze moderate «L’obiettivo ora è allargare la maggioranza a tutti i moderati che stanno con grande disagio in una alleanza a guida Salvini e Meloni, per sostenere una linea europeista e approvare una legge proporzionale che liberi il Paese da alleanze forzate», spiega a Repubblica. Il Centrodestra attende di capire le evoluzioni dal colloquio in giornata tra Conte e Mattarella (ma ancora non emergono appuntamenti ufficiali), mentre sullo stato della crisi di Governo interviene l’ex Ministro dell’Economia Giovanni Tria all’Adnkronos «La solidità del governo? Il governo sta in piedi perché Italia Viva glielo ha consentito, con la sua astensione. Altrimenti non avrebbe avuto la fiducia. Poi bisognerà vedere cosa accadrà più avanti. Questo sul piano parlamentare». Per il predecessore di Gualtieri, Renzi non solo aveva ragione nel chiedere le istanze a Conte «Pose dei problemi di difesa delle istituzioni democratiche, dei problemi di metodo e dei problemi di merito riguardo il Recovery plan e alla conduzione dell’economia nel suo complesso. E io credo che avesse ragione. A tutto questo non è stato dato risposta».

COSA È SUCCESSO IERI: LA CRISI DI GOVERNO EVITATA

Il Governo Conte-2 ha superato indenne la crisi parlamentare, o quantomeno la prima di una possibile lunga serie: dopo aver incassato la fiducia con maggioranza assoluta alla Camera e maggioranza relativa al Senato (156 Sì, che poi saranno 157 per l’assenza ieri di un M5s malato di Covid) il Premier Giuseppe Conte è atteso in giornata al Quirinale per informare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sullo stato della crisi e sui possibili scenari per «allargare la maggioranza» come ribadito più volte ieri al Senato lo stesso Premier giallorosso. Va risolto il “rebus” di Italia Viva, che ieri con Renzi si è astenuta tenendo di fatto “in piedi” il Governo e soprattutto va capito per l’esecutivo se vi è la possibilità di costituire un nuovo gruppo politico a Palazzo Madama che possa sostenere Conte e far proseguire la legislatura fino al suo termine naturale.

Ieri infatti la fiducia è stata votata grazie ai voti decisivi dei senatori a vita e di una pattuglia di “responsabili” che provengono da più parti politiche (Nencini Psi, Rossi-Causin Forza Italia più diversi ex M5s come Ciampolillo e De Falco che hanno votato in extremis con la maggioranza): Mattarella dovrà prendere atto del voto di ieri (tecnicamente non v’è nessuna crisi istituzionale essendoci i numeri, seppur risicati, in Parlamento) ma nello stesso momento manca una vera maggioranza parlamentare su un chiaro accordo politico a lungo termine con il rischio fortissimo del blocco dei lavori nelle Commissioni e al Senato per la mancanza dei numeri necessari.

VOTI E NUMERI: ORA COSA SUCCEDE

Vaccini, Recovery Plan e ristori

: su queste tre assi ieri il Presidente Conte ha chiesto e ottenuto la fiducia in extremis, ma ora il Colle vuole garanzie che una maggioranza così “raccogliticcia” possa irrobustirsi nei prossimi 10 giorni (tempo “limite” dato da Palazzo Chigi per risolvere il patto di legislatura ed effettuare il rimpasto di Governo). Le strade sembrano essere sostanzialmente due: o ricucire con Italia Viva, magari convincendo alcuni parlamentari rimasti “freddi” alla tentata crisi lanciata da Renzi ancora ieri in Senato (con l’astensione arrivata al fotofinish per evitare di “spaccare” il partito tra chi era convinto del NO a Conte e chi invece voleva tornare nei ranghi), oppure guardare al campo del Centrodestra – Forza Italia e Cambiamo!-Toti – proseguendo nella ricerca di “responsabili-costruttori” che seguano le orme di Renata Polverini, Maria Rosaria Rossi e Andrea Causin che hanno fatto ieri il “salto” verso la maggioranza.

I numeri sono deboli e per le sfide che attendono l’Italia non ci si può permettere un Governo “fragile” e a rischio blocco lavori nelle prossime settimane. Secondo quanto trapela dal Colle su Adnkronos, la linea del Presidente sarebbe già stata segnata: «Occorre quindi un governo con una maggioranza dai confini ben delineati, viceversa lo scioglimento delle Camere e lo sbocco elettorale potrebbero essere inevitabili, garantendo comunque le risposte di cui l’Italia ha bisogno sul piano economico e sanitario». Per il Premier Conte il primo intento è di convocare un vertice di maggioranza e il colloquio al Quirinale: «L’Italia non ha un minuto da perdere. Subito al lavoro per superare l’emergenza sanitaria e la crisi economica». Di contro Matteo Renzi non demorde la sfida a Palazzo Chigi, «Dovevano asfaltarci, non hanno maggioranza. Non sarà game over per il governo ma se continuano così è game over per il Paese». La crisi non è finita.