Dopo le importanti parole di Luigi Di Maio sulle prossime decisive 48 per per “risolvere” la crisi di Governo, le Elezioni anticipate vengono ribadite sempre più frequentemente quasi a “spaventare” i vari parlamentari ‘in bilico’ perché indecisi se appoggiare o meno il Governo giallorosso. Ne ha parlato il Pd ‘aprendo’ con Boccia ai renziani, lo ha spiegato Di Maio nettamente e lo hanno confermato anche in blocco compatto l’intero Movimento 5 Stelle: «Basta strumentalizzazioni sul ministro ci sembra paradossale minacciare di non votare la sua relazione annuale senza neanche averla ascoltata».



La moglie di Mastella, Sandra Lonardo, si aggiunge alla schiera di centristi che hanno annunciato il voto contrario alla relazione di Bonafede slittata a giovedì al Senato: anche per questo motivo il Partito Democratico starebbe spingendo il Premier Giuseppe Conte a dimettersi prima del voto in Senato per non rischiare una “conta” assai pericolosa con i numeri attuali. Questo il ragionamento da fonti Dem ‘captato’ da Affari Italiani: «se si andasse al voto in Aula sulla relazione del ministro della Giustizia e il risultato fosse negativo per il governo, fanno sapere fonti Dem, a quel punto davvero si potrebbe aprire seriamente l’ipotesi di un presidente del Consiglio diverso da Conte. O, considerando il no di Pd, M5S, Lega e Fratelli d’Italia alle larghe intese proposte da Silvio Berlusconi, il Paese potrebbe correre verso le elezioni anticipate in aprile». Il ragionamento non è però molto dissimile in casa M5s, come riporta il direttore del Foglio Claudio Cerasa su Twitter «Il m5s si è convinto che non ci sono i numeri per i responsabili e ha invitato Conte a dimettersi prima del voto su Bonafede. Obiettivo: Conte Ter, con responsabili e magari IV. Rischio per Conte: con le dimissioni, per quanto pilotate, si possono aprire le danze».



DI MAIO: “VOTO BONAFEDE DECISIVO PER IL GOVERNO”

Sale la tensione all’interno del Governo dopo gli avvisi che iniziano ad essere diversi da parte dei “centristi”: dopo Tabacci, anche Casini e Nencini – che pure rientrano nella maggioranza del Governo Conte dopo il voto di mercoledì scorso – hanno annunciato che nel voto su Bonafede giovedì prossimo non potranno votare Sì. «Non voterò Bonafede. Troppi abusi sulle intercettazioni», ha spiegato l’ex leader Udc ai microfoni del Quotidiano Nazionale, «Conte dovrebbe andare al Quirinale e dimettersi e portare la crisi a un confronto politico. Aprire la strada per essere ri-incaricato. Recuperare dialogo con Renzi e mettere nel dimenticatoio i personalismi», conclude Casini a “Mezz’ora in più” questo pomeriggio.



E dunque lo spettro delle Elezioni anticipate si avvicina, se non si riuscisse a trovare una “quadra” su quota 150 al Senato: oltre ai renziani infatti si smarcherebbero anche Riccardo Nencini e il Psi, mentre va sempre ricordato che difficilmente potranno essere in Aula un’altra volta per salvare il Governo le senatrici a vita Elena Cattaneo e Liliana Segre. Per la renziana Bellanova la possibilità di “ricucire” c’è solo per determinate condizioni: «Valuteremo in base al contenuto della relazione. Ma è difficile che Iv darà consenso sia alla Camera che al Senato se le proposte saranno quelle su cui Bonafede si è attestato in questi anni e se la raccolta del consenso viene portata avanti in un modo non proprio qualificante». Importante in questo senso il messaggio dato da Luigi Di Maio sempre alla trasmissione di Lucia Annunziata su Rai3: «Dobbiamo trovare una soluzione entro 48 ore, se delle forze politiche si vogliono avvicinare ben venga, altrimenti si scivola verso il voto». La relazione su Bonafede avrà un voto importante a livello politico, lo specifica un preoccupato Di Maio «Se non ci sono i voti adesso non ci sono neanche per il Conte Ter. Se non si può fare altro, allora la parola dovrà tornare ai cittadini. Il voto di mercoledì o giovedì sulla relazione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede è un voto sul governo».

LA “PAZZA” IDEA DI CONTE: MEB ABBANDONA RENZI?

Mentre sono diversi i retroscena in queste ore sulle possibili “pattuglie” di Pd e M5s contrari al voto anticipato e dunque intenzionati – eventualmente – a scaricare Conte qualora arrivassero le dimissioni “pilotate” al Quirinale, un potenziale scoop lanciato dal Fatto Quotidiano porrebbe in capo a Conte una “pazza idea” (politica) per lanciare scacco macco al rivale Matteo Renzi. «E se Maria Elena Boschi lasciasse Matteo per avvicinarsi a Giuseppe?»: lo “consigliava” così Marco Lillo sul Fatto e così viene sintetizzato da Ivo Germano stamane, «È come rubare la bandiera, un simbolo identificativo della squadra. Nei gruppi ultrà quando accade ci si scioglie».

Chi la pensa diametralmente opposto è Stefano Ceccanti del Pd: «Non ho condiviso la nascita Italia Viva, però il suo gruppo è coeso, quindi non è che la Boschi va da sola, o fanno l’accordo con tutti o trovano i voti altrove. Non possono pensare di separarli, fanno politica da anni e un sodalizio così penso che non lo possa rompere nemmeno la minaccia del voto anticipato. Conte ha una maggioranza senza Renzi? E Renzi è così forte da determinare l’assetto di governo senza Conte?». Per l’ex Ministro M5s Fioramonti, l’ipotesi Boschi come “responsabile” non è neanche da prendere in considerazione: «Se fossi il consigliere di Conte gli suggerirei di puntare prima sul resto del gruppo, lasciando Renzi e Boschi per ultimi. Sono gli elementi più instabili, non escludo si possa riaprire anche al loro, ma solo in un secondo momento». Se l’operazione responsabili però non riuscisse a decollare – come pare, al momento – l’avvertimento di Tabacci fatto ieri torna l’ipotesi principale: «i voti non ci sono, Conte si dimetta subito».

BOCCIA “APRE” A RENZI

La ‘narrazione’ in questa domenica di passaggi interlocutori sulla crisi di Governo vede il ‘borsino’ pendere più per una conta in Parlamento sulla relazione Bonafede che non per le dimissioni con conseguente formazione del Conte-ter. Il timore per il Capo del Governo è che con i numeri attuali e la formazione dei “responsabili” tutt’altro che certa, il Colle non darebbe il reincarico immediato: a quel punto Conte parrebbe tentato, su pressanti consigli del suo staff (Rocco Casalino in primis, come notano diversi retroscena sui quotidiani) a lanciare la sfida a Renzi ancora in Parlamento e nel caso andasse male rassegnare a quel punto le dimissioni per una crisi pilotata verso Elezioni anticipate.

«Renzi? Io penso che siccome il Parlamento è una casa di vetro, sia giusto confrontarsi in maniera trasparente in Parlamento. Non abbiamo ritirato noi le ministre, tra l’altro in un momento drammatico. Possiamo confrontarci in qualsiasi momento: il problema di fondo è non farlo con un ricatto, questo non è accettabile», così spiega il Ministro Francesco Boccia parlando con Sky Tg24 sugli scenari della crisi di Governo. Riapertura e dialogo? Un ‘ni’, ovvero «Questa è una crisi che solo il Parlamento può risolvere, con grande trasparenza le forze politiche si diranno quello che si devono dire. O noi troviamo le ragioni di questa alleanza sociale che abbiamo costruito un anno fa… oppure mi pare evidente che non c’è una strada alternativa al giudizio degli italiani. Non è una minaccia, ma una considerazione». Per Boccia non è infatti pensabile un Governo di unità nazionale, «noi un governo con i sovranisti non lo faremo mai» conclude l’esponente Pd. Di contro, il n.2 di Forza Italia Antonio Tajani sempre a Sky Tg24 ritorna sulla necessità di un accordo comune prima del voto: «Non abbiamo mai chiesto il voto. Siamo sempre stati pronti a sederci a un tavolo e siamo ancora pronti a farlo. Ma la parola spetta al capo dello Stato in cui abbiamo massima fiducia. Non diamo voti sottobanco, ci affidiamo al capo dello Stato per indicare un percorso per il futuro».

LA CRISI IN DIRETTA: GLI ULTIMI SCENARI

La crisi di Governo non si arresta e – sebbene Conte abbia ottenuto in Parlamento la fiducia momentanea – l’attenzione è ora tutta concentrata sulla prossima sfida forse decisiva: tra mercoledì e giovedì alla Camera e Senato “sbarca” la relazione del Ministro Bonafede sulla giustizia, con i renziani che già hanno fatto sapere che non voteranno a favore del loro principale “oppositore” fin dai tempi della riforma sulla prescrizione (in quel caso Italia Viva dopo aver minacciato di uscire dalla maggioranza votarono contro la sfiducia al Guardasigilli, questa volta però non accadrà lo stesso).

Si rischia dunque di “andare sotto” per il Governo Conte e per questo motivo continua l’incessante ricerca di altri “responsabili” per costituire un gruppo omogeneo in Parlamento che non faccia “traghettare” l’esecutivo ma lo porti definitivamente a fine Legislatura naturale (nel 2023). Le operazioni però vanno al rilento e la relazione Bonafede si avvicina “pericolosamente” per i giallorossi: dal Pd si esclude un ritorno di Italia Viva nella maggioranza ma anche le dimissioni di Conte prima di mercoledì per avviare il Conte-ter (sempre che Mattarella riconsegni l’incarico allo stesso Premier, ndr). Per Orlando (vicesegretario Dem) «vi è la necessità che il Guardasigilli faccia nella sua relazione un’apertura sul tema della giustizia a chi gli chiede un confronto e chiaro segnale di discontinuità e cambiamento».

RELAZIONE BONAFEDE DECISIVA PER LA CRISI DI GOVERNO

In questo modo all’appello lanciato da Pd e M5s sulla giustizia potrebbero “rispondere” altre forze “costruttive” da Forza Italia, delusi renziani e Gruppo Misto per ‘sostituire’ i voti di Italia Viva e congelare la ‘pericolosa’ crisi di Governo. Orlando e Bettini lo ripetono da giorno, con l’accordo di Zingaretti: «Il punto è semplice e tutto politico, il crollo di Conte rischia di essere la fine di questa maggioranza e la fine di una alleanza che rappresenta l’unica alternativa al campo sovranista». O così – ovvero con le dimissioni successive al voto passato sulla giustizia per la formazione del Conte-ter – oppure si va diretti alle Elezioni anticipate: niente “governissimo” o governo tecnico come si auspica Renzi e parte del Centrodestra, «Noi avevamo avanzato la proposta di un governo di unità nazionale, ma è stata subito esclusa dal Pd e da M5S: è chiaro che questo rifiuto avvicina il ricorso alle elezioni anticipate», lo spiega Silvio Berlusconi in una nota ufficiale di Forza Italia.

Pd, M5s e Fi – l’ipotetico “Governo Ursula” (ovvero il sostegno in Europa alla Commissione Von der Leyen) – l’accordo unico al momento è sul ritorno alle urne qualora la pratica Conte-responsabili non riuscisse in vista della relazione Bonafede. Come ha spiegato Bruno Tabacci (Centro Democratico, tra i principali “pontieri” in queste ore per il Governo) «o si fa un nuovo governo, e quindi si passa dalle dimissioni per allagare la squadra oppure le chance di chiudere sono poche». Torna quindi di “moda” la lista ‘Insieme Conte Presidente’ che potrebbe riunire i “responsabili” e gli “indecisi” attorno a questo Governo per non tornare al voto prima del semestre bianco-