La crisi di Governo, il giorno dopo la convulsa cronaca politica dal Senato, offre ancora parecchi dubbi e una maggioranza “anomala” che rappresenta alla Camera ancora idealmente Lega-M5s assieme mentre a Palazzo Madama è Pd-LeU-5Stelle la nuova formula che fa intravedere un’alternativa già possibile per Mattarella qualora non scelga di sciogliere le Camere e rinviando le elezioni anticipate. La mossa spiazzante di Salvini ieri sul taglio dei parlamentari ha rimesso in discussione di nuovo tutto e anche la piazzata di Renzi per cercare di trovare un asse interno al Pd dialogante con il M5s è stata “gelata” dall’imprevedibile sviluppo che questa infinita crisi di Governo potrebbe ancora prendere nei prossimi giorni. Le tappe per ora chiare sono che il 20 Conte parlerà al Senato, il 21 alla Camera e il 22 a Montecitorio si dovrebbe discutere del taglio dei parlamentari con in teoria il voto congiunto di Lega, M5s, Pd, Forza Italia e FdI tutti concordi: i 5Stelle però lamentano a Salvini l’incoerenza di voler sfiduciare Conte prima di votare il taglio di senatori e deputati e su questo oggi al Corriere della Sera il vicepremier ha spiegato «io ho preso tali e quali le parole di Di Maio di cinque giorni fa: diceva testuale che dopo il taglio delle Camere si poteva andare a elezioni. Ma se è dopo, significa che prima voti quello, e poi si apre la crisi».
CRISI GOVERNO, SALVINI “IL 20 SFIDUCIAMO CONTE. GIORGETTI ALL’ECONOMIA”
In una successiva intervista a Rtl 102.5 prima delle commemorazioni a Genova ad un anno dal crollo del Ponte Morandi, ancora Salvini spiega come il prossimo 20 agosto la Lega è pronta a sfiduciare il Premier Conte: «In tantissimi chiedono che non ci siano giochini di palazzo, governi tecnici. La via maestra, democratica, trasparente, lineare, è quella delle elezioni. Stiamo facendo tutto il possibile perché gli italiani possano votare. No a governi strani, prima si vota, meglio è. Il 20 agosto sfiduceremo Conte». A dirla tutta, quel giorno non è previsto un voto di sfiducia ma solo una comunicazione del Presidente del Consiglio, che però dovrà prendere atto che una parte del suo Governo ormai non lo sostiene più; ancora Salvini spiega a Rtl 102.5 «Il 14 agosto, con 7 ministri leghisti, avremmo potuto far finta di niente, invece abbiamo scelto di metterci in gioco. Il tutto è nelle mani del Presidente della Repubblica, che con equilibrio e saggezza saprà cogliere quello di cui il Paese ha bisogno. Se tagli i parlamentari puoi aspettare 6-7 mesi senza governo e senza maggioranza, oppure votare subito. La legge lo permette. E poi attuare il taglio. Non vorrei che qualcuno tirasse a perdere tempo». Sulle tempistiche della crisi di Governo, il leader della Lega critica il Presidente della Camera «Non ho capito perché Fico, invece di mettere prima il taglio dei parlamentari, lo ha messo dopo la mozione di sfiducia». Al Corriere della Sera, poco prima, aveva anche aggiunto che nel nuovo Governo cui si appresta a preparare qualora si andasse ad Elezioni anticipate «Giancarlo Giorgetti ministro dell’Economia. Questo è quello che voglio e per cui lavoro».
REPLICA DI MAIO “TAGLIO PARLAMENTARI? DISPERATO”
Sul finire del colloquio radiofonico, Salvini cita direttamente il proprio ex alleato Luigi Di Maio e non usa parole di fuoco, anzi «Di lui non riuscirò mai a parlare male, abbiamo lavorato bene e intensamente per tanti mesi, ma poi sono iniziati i no. Ma se in una coppia passi più tempo a litigare…». Il leader M5s invece in questa crisi di Governo non riesce ancora a trovare la linea “perfetta” per poter stanare la Lega e allontanare ogni qualsivoglia ipotesi di alleanza con Renzi e con il Partito Democratico: ieri sera ha festeggiato la notizia del taglio dei parlamentari data da Salvini in Senato, ma già oggi in una lunga intervista al Fatto Quotidiano torna all’attacco del suo ex alleato «Dopo quanto successo l’otto agosto, chi può dare ancora credito alla sua parola? Quello che dice non conta più nulla, quella del capo della Lega sul taglio dei parlamentari è una mossa della disperazione». Secondo Di Maio, Salvini si è infilato «in un cul de sac, se vuole votare veramente la riforma costituzionale deve ritirare la sfiducia a Conte. In base ai regolamenti parlamentari se la Lega vuole votare il taglio degli eletti dovrà prima ritirare la mozione di sfiducia a Conte. Altrimenti la votazione sul taglio slitterà a dopo quella sul premier. Ma è chiaro che, se dovesse ritirare la richiesta di sfiducia per il presidente del Consiglio, dovrebbe smentire la sua linea. Si è messo da solo in un labirinto. Non so chi lo stia consigliando, ma sta dimostrando che i suoi conti sull’andare al voto anticipato non reggono proprio». E sulle alleanze col Pd? «siamo semplicemente intenzionati a votare il taglio degli eletti. Su tutto il resto io sto assistendo solo a un dibattito interno nei vari partiti. Ma su ciò che attiene a nuove elezioni o eventuali nuovi governi si esprimerà Mattarella. Posso dire che nel Movimento nessuno mi ha chiesto di andare a sedermi al tavolo con Matteo Renzi. Noi vogliamo il taglio degli eletti».