Hanno tagliato le pensioni. Ma hanno realmente riformato il sistema pensionistico? All’apparenza sì. Ci sono voluti anni e anni, scioperi e proteste. Poi è arrivata la Troika che ha imposto ordine in un sistema fallimentare. Via i privilegi, innanzitutto.

Facciamo un salto indietro. Trent’anni fa si contavano 150 casse pensionistiche, tutte molte generose e tutte in rosso profondo (lo Stato ripianava, nonostante il rapporto tra pensionati e lavoratori fosse uno a quattro. Oggi il rapporto è uno a uno). Alcune prevedevano che la figlia nubile “ereditasse” la pensione del padre defunto. E poi rimborso delle spese funerarie (bara compresa). Poi sono diventate undici. Poi una sola cassa, EFKA. Ma al suo interno si contano ancora 150 modi diversi di calcolare la pensione. D’altra parte non va dimenticato che migliaia di pensionati di oggi hanno pagato i contributi per soli 15 anni. Poi è arrivata la Troika e ha imposto sostanziali tagli. Con quale logica? Orizzontalmente. Hanno imposto l’aumento dell’eta pensionabile e hanno aumentato la spesa contributiva. Conclusione? I pensionati sono la categoria che ha pagato maggiormente le imposizioni europee.  



Poi è arrivato Syriza, ovvero la sinistra, che aveva promesso che mai e poi mai avrebbe permesso un ulteriore taglio alle pensioni. Allettante promessa elettorale. Nei fatti, fu Tsipras a scegliere di operare un ulteriore taglio alle pensioni per poter ricevere il terzo pacchetto di aiuti, in aggiunta il suo Governo aumentò le tasse. Il primo ministro aveva scelta una delle due alternative che la Troika aveva messo sul tavolo. E venne la famosa riforma Kadrugalos, ministro del lavoro, noto bohémienne e amante delle belle cravatte. Fu un disastro perché fu una riforma scritta con la “mano sinistra” del pressappochismo e già allora qualcuno aveva dichiarato che la riforma era incostituzionale. Ma tant’è. Il Governo è andato avanti.



Anche i pensionati. Alcuni di loro si sono rivolti al Consiglio di Stato. Dopo tre anni, ecco la sentenza: legge anticostituzionale. Lo Stato dovrà risarcire migliaia di pensionati. Costo totale 1,2 miliardi che il Governo pagherà entro fine anno. Un aggravio notevole per le già esangue casse statali. Il primo ministro Mitsotakis in Parlamento ha dichiarato: «Il Governo sta rispettando le decisioni giudiziarie». Tuttavia l’esborso porta le finanze greche sull’orlo del precipizio: «Questa spesa particolare tocca il limite della capacità fiscale del Paese», ha dichiarato Mitsotakis ai parlamentari. «Non c’è spazio per ulteriori misure» di questo tipo. Vuol dire che per rimediare ai tagli imposti durante la precedente crisi del debito il Governo è costretto a dare fondo a tutta la sua capacità di spesa, nel pieno della recessione causata dal coronavirus. 



Quale percentuale di recessione? Forse l’8%. Ma si aspetta la fine della stagione turistica che si prospetta piuttosto grama. Restano ancora i 70 miliardi in arrivo da Bruxelles. Con questo “malloppo” il primo ministro intende non solo rimodificare l’economia, ma trasformare il sistema produttivo. E così ha istituito un comitato di saggi presieduto dal premio Nobel per l’economia e professore alla LSE, Cristoforos Pissaridis, il quale dovrà tracciare le linee guida del prossimo futuro. Quello dei giovani.

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