E’ nei momenti difficili che il metodo per superarli qualifica la capacità di un Paese di competere a livello mondiale, nonché la possibilità delle sue istituzioni di presentarsi come autorevoli, rispettate, per cui ascoltate nelle loro richieste. Bisogna ridurre gli annunci e dare di più. La gente e le imprese debbono trovare nell’autorità un reale punto di appoggio, capace di decisioni rapide prese nell’ambito di un progetto preciso che faccia comprendere quali saranno i passaggi per portare tutti fuori dalla crisi economica in cui siamo precipitati.



Analizzando il settore della macchina utensile italiana, le macchine che stanno alla base di ogni produzione industriale, dobbiamo certificare che, oggi, a livello internazionale, l’anno 2020 soffrirà una crisi che lo riporterà indietro di una decina d’anni in quanto a consumi. I maggiori istituti prevedono per essi un calo del 37% a livello mondiale.



Questo dato certifica che i settori a valle, tutto il manifatturiero, non hanno una precisa visione del futuro. Il lockdown, sicuramente utile per contrastare l’invisibile nemico pandemico, ha gettato le basi per un arretramento economico epocale.

Come suggeriamo di muoversi? Con rapidità, per bloccare la decrescita, al fine di poterci riprendere già nel 2021 come sarebbe possibile. A tal proposito, individuo alcuni punti essenziali.

L’economia moderna, per rilanciare la domanda, si muove su basi conosciute.

Le costruzioni

Va adottato un grande piano di investimenti per rimettere in sesto le nostre strade, i nostri ponti, le nostre case. L’ecobonus è sicuramente un’opzione condivisibile, ma solo un’aspirina contro una grave malattia.



L’automotive

Tutta l’Europa vive di attività manifatturiera, di cui l’automotive rappresenta un elemento fondamentale. Bisogna subito partire rilanciando la domanda con incentivi, pari ad almeno 20 punti di sconto sul prezzo, per chi acquista mezzi Euro 6, ibridi o elettrici, senza distinzioni. A fronte di una diminuzione del Pil di almeno 10 punti, in Italia, nel 2020 stiamo a distinguere fra metodi di propulsione di uguale valore in quanto a protezione dell’ambiente? Smettiamo di produrre quello che sappiamo fare per buttarci in avventure di cui non possediamo, adeguatamente, le tecnologie?

Transizione 4.0

E’ correttamente impostata, però manca una comunicazione adeguata per far comprendere che la nuova incentivazione “credito di imposta” sia assimilabile alle precedenti: super e iperammortamento. Mi domando: cosa vieta la possibilità per le imprese di scegliere, alternativamente, il vecchio o il nuovo metodo? Aggiungerei: per chi utilizza il vecchio metodo, perché non permettere l’accelerazione degli ammortamenti liberalizzandoli nei primi tre anni di utilizzo del bene? Inoltre questi provvedimenti debbono diventare strutturali per coprire un periodo di 3 anni, così da permettere alle imprese di programmare gli investimenti.

Internazionalizzazione

E’ un must e va sostenuto accentuando gli interventi governativi, specialmente economici, per quelle imprese, principalmente le Pmi, che, mettendosi in rete, vogliono inserirsi su mercati lontani, promuovendosi e creando centri di assistenza.

Formazione

Un Paese è competitivo in proporzione alla cultura che riesce a trasmettere ai propri cittadini. Mi limito alla parte della formazione tecnica, da sempre considerata la cenerentola della formazione. Non dovrà più essere considerata in tal modo. Le aziende, di fronte allo stravolgimento dei processi produttivi, hanno bisogno di persone preparate culturalmente con nuovi contenuti. Ciò deve avvenire all’interno delle imprese, per non escludere lavoratori che già vi operano, creando problematiche sociali, e nelle scuole, favorendo il raggiungimento di conoscenze intermedie fra il diploma e la laurea. Nel primo caso sono necessari interventi che incentivino l’utilizzo dei migliori docenti; nel secondo il potenziamento degli Istituti tecnici superiori.

Liquidità

Le aziende sono state chiuse due mesi senza poter produrre, fatturare e incassare. Chi compensa loro per queste perdite di liquidità? Ci vuole un intervento immediato e diretto: dal pubblico alle imprese. Le banche possono fare da intermediari a patto che la garanzia statale sia del 100%, non ci siano pericoli di azioni penali nei confronti dei membri di istituti bancari che prestino denaro alle aziende che, nel breve periodo, vadano in bancarotta.

Credo siano problematiche risolvibili con diversi accorgimenti: acquisto di bond convertibili emessi dalle aziende da parte del pubblico, obbligo a non distribuire dividendi fino al rimborso del prestito, blocco della possibilità di cedere l’azienda a entità extra-Ue.

Mi limito a queste indicazioni necessarie a un settore, quello rappresentato da Ucimu, che oggi, sentite le aziende, su 9 miliardi di fatturato, rischia di perderne un terzo nel 2020, ma che avrà la capacità di presentare a Milano-Rho i prodotti di nuova generazione proprio perché, durante 32.Bimu, tutto il mondo si renda conto che il settore italiano della macchina utensile è resiliente, tecnologicamente avanzato, competitivo. E non è rimasto fermo ad aspettare gli accadimenti.