Dopo i risultati superiori alle attese raggiunti dall’economia italiana nel primo semestre, la seconda parte del 2022 sembra destinata a prendere una piega diversa. Questa è l’indicazione arrivata dagli indici PMI del settore manifatturiero di luglio dei principali Paesi europei, passati sotto quota 50, quella che separa una fase di espansione da una di contrazione.



“L’Italia è il Paese che ha meglio performato in un primo semestre difficile per tutti. Adesso, però, entriamo in una nuova fase in cui, come del resto aveva anche prefigurato il Fondo monetario internazionale, avremo un peggioramento del quadro economico con rischi recessivi in tutto il mondo”, conferma Marco Fortisdirettore della Fondazione Edison e docente di Economia industriale all’Università Cattolica di Milano.



Quanto il risultato del primo semestre è stato positivo per l’Italia?

Basta pensare che dall’inizio del 2021, da quando cioè si è insediato grosso modo il Governo Draghi, l’Italia è cresciuta del 7,6% rispetto all’ultimo trimestre del 2020. Abbiamo fatto meglio di Corea del Sud (+5,6%), Francia (+5,4%), Canada (+5,2%), Usa (+4,9%), Cina (+2,7%) e Germania (+2%). Abbiamo fatto qualcosa di straordinario, grazie principalmente a fattori di irrobustimento che si erano consolidati prima della pandemia.

A che cosa si riferisce?

A Industria 4.0, senza la quale non si sarebbe ottenuto questo risultato. L’industria italiana, infatti, è diventata la più competitiva del mondo e ha trainato soprattutto la ripresa del 2021. Il 2022 non era iniziato benissimo, con il +0,1% del primo trimestre dovuto anche alle riaperture ritardate delle aziende energivore dopo le feste, ma nel secondo trimestre la manifattura è ripartita e gli investimenti in macchinari e mezzi di trasporti sono continuati massicciamente. Inoltre, l’edilizia ha continuato a tirare e c’è stata una ripresa importante del turismo. Tutti fattori cruciali per il dato finale del primo semestre, insieme alle scelte del Governo Draghi.



Quali in particolare?

Non solo ha rassicurato l’Europa sull’attuazione del Pnrr, ma è anche intervenuto rapidamente per neutralizzare gli effetti dell’inflazione con i sostegni e le misure su bollette e carburanti. La fetta più debole della popolazione è stata quindi tutelata con una velocità fulminea e ciò ha contribuito a preservare la dinamica positiva dei consumi.

Come andranno le cose nel terzo trimestre?

È chiaro che la fiducia di imprese e famiglie rimane bassa, perché c’è un contesto difficile. Non a caso nei principali Paesi europei (Francia, Germania, Spagna e Italia) il Pmi manifatturiero a luglio è stato inferiore a quota 50. Se si riuscirà a mantenere viva la rete di protezione per le fasce meno abbienti, come sembra con il Decreto aiuti-bis, credo che il terzo trimestre non sarà così negativo come da qualche parte si sta prefigurando, considerando anche l’andamento del turismo. Penso che sarà invece il quarto trimestre, specialmente se ci saranno tensioni sul gas, con razionamenti, a poter costituire il punto più difficile dell’anno da superare. Considerando che al momento la crescita acquisita del Pil è pari al 3,4%, abbiamo fieno in cascina e chiuderemo il 2022 più che positivamente. 

In un articolo pubblicato sul Sole 24 Ore Alberto Quadrio Curzio ha evidenziato che la debolezza europea, specie sul piano della leadership, non aiuta l’economia reale. Cosa ne pensa?

La Germania è molto debole e frastornata e questo non aiuta. Considerando anche la situazione politica di Francia e Italia, è come se la Commissione avesse meno punti di riferimento per poter essere costruttiva e propositiva. L’Ue è stata prontissima a reagire al Covid con il Next Generation Eu, purtroppo ora è più debole e fatica a reagire all’impatto dell’inflazione, dei rincari energetici e della scarsità di gas. A fronte di questa debolezza europea, il nostro Paese, con il Governo Draghi, non era mai stato così forte. Bisognerebbe, quindi, che gli elettori italiani, dopo aver visto un buon esecutivo in azione, si riconoscessero in qualche modo nella sua linea andando a premiare alle urne le forze politiche che intendono ricostruire qualcosa di simile. 

Vista la debolezza europea, quindi, l’Italia ha ancora di più il proprio destino nelle sue mani…

E proprio così. L’Europa ha perso lo slancio del Ngeu, perché è arrivata la crisi del gas. Non va poi dimenticato che l’Italia sulla carta avrebbe anche l’arma del Pnrr, visti i soldi a disposizione, per cercare di spingere l’economia.

(Lorenzo Torrisi)

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