Ora sembra tutto finito, stando ai movimenti dei mercati finanziari. Finita ogni emergenza, quasi finiti gli interventi delle banche centrali, quasi finito il problema dell’inflazione. Tutto sotto controllo.

Tutto sotto controllo? Si, è vero che i dati su alcuni elementi dell’inflazione sembrano rallentare, è vero che il mercato del lavoro sembra soffrire (quindi vi sarà meno da spendere, quindi la minore spesa taglierà le unghie all’inflazione), ma a ben guardare nulla è cambiato nella sostanza.



Vi sono frangenti in cui tutto sembra andare male. Ve ne sono altri in cui tutti “sembra” andare bene e questo è proprio uno di quelli, un frangente nel quale l’inflazione “sembra” essere sotto controllo, i danni all’economia sembrano contenuti (in fondo, dopo la pandemia, è un danno contenuto), la disoccupazione sembra sotto controllo e già tutti assaporano il gusto di una ripresa economica che getterà alle spalle un periodo complicato.



Ma non è così. Prima di tutto perché questa “apparenza” (di inflazione in controllo) riguarda di fatto solo il mercato americano, dove la dipendenza tra spesa (e inflazione) e disponibilità di liquidità è più marcata. Invece in Europa (e nel resto del mondo, quello privo di risorse abbondanti) il problema inflattivo dipende dalla questione energetica, non è un problema di liquidità. In particolare in Europa (e ancora di più in Italia) al problema dell’inflazione si è risposto con l’attingere alle risorse finanziarie disponibili, cioè al risparmio.

Negli Usa il risparmio è molto limitato mentre è molto diffuso l’utilizzo di carte (di credito) che spostano nel futuro il pagamento. Una situazione che può andare fuori controllo, come già successo in passato, in particolare dopo la crisi del 2007-2008, quando una gran quantità di crediti (delle società di credito) rimasero “incagliati” (come si dice in gergo tecnico), aggiungendo ulteriori elementi di travaglio alla crisi in corso.



Insomma, gli elementi sostanziali della crisi ci sono tutti e non c’è nulla che faccia presagire qualcosa di buono. Solo un elemento lascia lo spazio per una breve risalita dei mercati finanziari ed è il noto “rally di Natale”, per cui i mesi di novembre e dicembre godono di una insolita “euforia” che in realtà ha precise motivazioni tecniche e finanziarie. Sono i mesi nei quali i manager di società che gestiscono capitali hanno accumulato profitti che garantiscono ricchi premi a fine anno e quindi non vogliono correre altri rischi, non prendono nuove posizioni (che potrebbero rovinare le loro performance), non cercano nuove speculazioni e il mercato non subisce (a meno di eventi particolari) nuovi scossoni. Le nuove posizioni verranno prese a inizio anno e così finisce per consolidarsi il trend in atto.

Ma è un fuoco di paglia. L’inflazione negli Usa è all’8%, in Europa siamo alla doppia cifra, in Italia è ormai al 12%, in Olanda al 17%. E l’obiettivo per tutti è il 2%: vi rendete conto dell’abissale distanza?

Non solo: l’economia soffre, la crescita economica è assente nonostante i proclami (tutti incentrati sul Pnrr, una montagna di soldi per progetti con scarse prospettive di sviluppo, se non per settori specifici), i debiti degli Stati sono altissimi, oberati dal peso degli impegni presi durante la pandemia e poi da quelli per la guerra (le armi costano e la guerra è ancora lunga).

In questa litania di eventi che pesano come macigni per il futuro del Paese, il nuovo Governo inizia male, proprio male. Gli ucraini sparano un missile in Polonia uccidendo due civili e come commenta la Meloni? “In ogni caso la colpa è della Russia”. Ah, però; un altro colpetto per allontanare ogni prospettiva di pace, o almeno di tregua? Ma chi paga le armi che noi mandiamo e che secondo fonti accreditate (polizia finlandese) stanno finendo in mano alla malavita organizzata? Non voglio parlare di politica, voglio parlare di sprechi di denaro, il nostro denaro, quello col quale paghiamo le tasse.

Sarò prevenuto, ma non mi aspetto nulla di buono da un Governo che ha al ministero del Tesoro il leghista Giorgetti, grande amico di Draghi. E voglio essere onesto. Se è vero che stanno preparando un condono fiscale o comunque lo si voglia chiamare, è cosa ottima perché tanti cittadini, duramente colpiti da pandemia, crisi e inflazione, i soldi non li hanno e quindi è inutile andare a inseguire il nulla. Ma questo riguarda il passato; per il futuro?

Occorrerebbe un sontuoso piano di investimenti. La distruzione compiuta da Draghi ha portato la nostra bilancia commerciale in deficit, per la prima volta da vent’anni. Ma oltre al Pnrr c’è qualcosa? Vedremo.

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