Nell’Europa assediata dai migranti, e specialmente in Germania, l’opinione pubblica parla sempre più del concetto di ‘remigrazione‘, ovvero l’inversione dei flussi migratori. La ragione è legata all’uscita di un libro su Amazon che parlava del concetto, coniato (o, meglio, portato sul territorio europeo) dal politologo francese Laurent Ozon, che ne ha parlato approfonditamente in un’intervista rilasciata per il quotidiano La Verità.
Il termine remigrazione per i migranti, spiega Ozon, è stato “usato la prima volta nella seconda metà del XVII secolo” mentre lui ci ha riconosciuto un modo per rendere “non solo accettabile, ma anche auspicabile” l’inversione dei flussi migratori, con un approccio “anticonformista, positivo, realistico ed empatico”. Il succo della questione, spiega, è che “chiunque sia emigrato può emigrare di nuovo”, contrariamente all’idea diffusa che i migranti siano solo persone “costrette a lasciare i loro Paesi” alimentando “mafie di trafficanti e contrabbandieri“. Le politiche di accoglienza, infatti, hanno fatto solamente sì che “l’immigrazione clandestina non esista più”, in un’Europa sempre più aperta ma che ora deve, necessariamente, considerare “una politica alternativa” perché i popoli sono “alla disperazione” a causa di “dilettantismo, mancanza di visione e di carattere” della classe politica”
Il politologo francese: “La remigrazione dei migranti è possibile e giustificata”
Secondo il politologo, d’altronde, l’idea della remigrazione per i migranti è del tutto “giustificata, moralmente giustificabile e praticamente realizzabile“, mentre in generale “la questione della migrazione e le sue conseguenze” può essere affrontata “solo se lavoriamo seriamente”. Ozon, infatti, sottolinea che “ciò che è urgentemente necessario è la stabilizzazione politica e la cooperazione in materia di migrazione con aree demograficamente esplosive”.
“L’anti-islamismo o l’approccio iper securitario” sui migranti, precisa chiaramente Ozon, “non risolveranno quest problemi”. Ogni stato dovrebbe, ora, pensare ad una sua politica di remigrazione, che preveda “leggi sulla doppia nazionalità, sui condannati, sugli incentivi allo sviluppo e alla ricollocazione accompagnata, sui partenariati strategici volti a fare del mare nostrum un’area di scambio e cooperazione”. Politica che deve essere, tuttavia, ovviamente discussa con i singoli paesi di provenienza dei migranti, citando tra i tanti soprattutto “Marocco, Tunisia, Algeria e Turchia“.