Il demografo Alessandro Rosina, professore all’Università Cattolica di Milano, ha parlato della crisi della natalità che si registra, mediamente, in tutto il mondo, ma che in Italia si configura come un vero e proprio problema a lungo termine. Una questione ulteriormente alimentata, spiega, dalle “guerre [che] stanno indebolendo la propensione ad avere figli”, perché “la visione positiva del futuro, già molto provata, viene ulteriormente minata e condiziona la decisione di fare figli”.
La crisi della natalità in occasione delle guerre o dei grossi problemi sociali, come le pandemia, spiega Rosina, “c’è sempre stata e si prevede che in futuro continuerà ad avere gli effetti che ha avuto finora: rilevante nel territorio interessato dal conflitto, ma incapace di stravolgere l’assetto della popolazione globale, a meno che non accada qualcosa di straordinariamente grave”. Un crisi nella crisi, però, perché così come le guerra diminuiscono la natalità, specifica Rosina, condizionano anche “la mortalità che registra le più alte perdite tra i soldati e poi sulla popolazione civile, che muore non solo per via delle bombe, ma pure perché l’accesso alle cure diventa difficoltoso ed è più esposta ai rischi epidemici”.
Rosina: “La crisi della natalità è alimentata dai giovani che si sentono insicuri”
L’attuale crisi della natalità, però, secondo Rosina è differente da quelle che si sono registrate in passato in occasione delle grandi guerra, perché “in passato si assisteva a una ripresa molto rapida e molto vivida: matrimonio e unioni riprendevano, così come le nascite”. Complessivamente, risulta che oggi “formare una famiglia non è più scontato ed è una scelta molto debole, riflettuta, indagata”, così dopo la fine delle guerre i paesi “si ritrovano a fronteggiare un andamento demografico indebolito”.
Dietro alla crisi della natalità il demografo Rosina crede che si nasconda anche una questione esistenziale, perché “i ragazzi di tutto il mondo si sentono minacciati” e guerre come quelle che si stanno vedendo attualmente danno “l’ennesimo segnale di futuro fosco, insicuro, insondabile”. Occorrerebbe, in questo contesto, una garanzia di “sicurezza economica e benessere inteso nel senso più ampio, su vasta scala”. Estremizzando, contro la crisi della natalità, Rosina auspica che in futuro venga sviluppata “una innovazione tecnologica che diventi un supporto per lavorare bene e in sicurezza, per venire ben pagati e avere più tempo”, perché in futuro “saremo sempre di meno e sempre più longevi“.