Al di là del verdetto dell’Ema di ieri su AstraZeneca, il “balletto” delle ultime settimane sul vaccino sviluppato a Oxford costituisce indubbiamente un problema per la campagna vaccinale che rappresenta uno dei pilastri del programma del Governo Draghi. Le proteste di ambulanti, ristoratori e commercianti scoppiate martedì in diverse città hanno poi riportato sul tavolo dell’esecutivo il tema delle riaperture e degli effetti economici delle restrizioni, anche perché l’Istat, nel suo “Rapporto sulla competitività dei settori produttivi” diffuso ieri, ha evidenziato che il 45% delle imprese con almeno tre addetti, rappresentative del 20,6% dell’occupazione, è a “rischio strutturale”: in caso di una crisi esogena, queste aziende “subirebbero conseguenze tali da metterne a repentaglio l’operatività”.
Secondo Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie, «a essere più a rischio sono le piccole imprese. E a trarne vantaggio potrebbero essere quelle più grandi e solide. Questi dati dell’Istat sono un ulteriore segnale della necessità di riaprire quanto prima le attività».
Il piano vaccinale, importante anche per cominciare a eliminare le restrizioni per le attività, rischia però di essere rallentato viste le vicissitudini di AstraZeneca.
Sono convinto che una volta vaccinati gli over 65 e i soggetti più fragili si possa cominciare a riaprire. Sappiamo infatti che il Covid può risultare fatale per le persone più anziane, quelle immunodepresse o con altre patologie gravi. Nelle altre fasce d’età il virus può essere curato perlopiù a casa. L’ingresso nella bella stagione, come l’anno scorso, aiuterà anche a ridurre gli effetti più negativi del contagio. Stiamo poi vedendo in questi giorni, con le proteste in piazza, quanto il settore terziario stia soffrendo e voglia poter tornare a lavorare, conscio che sia peggio restare senza reddito che ammalarsi e riuscirsi a curare.
C’è chi risponderebbe a queste sue considerazioni facendo notare che se i casi di contagio aumentano crescono anche le possibilità di nuove varianti del virus che potrebbero compromettere l’efficacia dei vaccini.
Se così fosse non si dovrebbero nemmeno riaprire le scuole. È chiaro che se ciò avviene, per ragioni assolutamente condivisibili, diventa ancora più assurdo agli occhi di un esercente non poter riaprire i battenti della propria attività. Perché è possibile andare a scuola, con tutte le precauzioni del caso, e non dal parrucchiere o in un bar? Non dobbiamo nemmeno dimenticare che i ristori e i sostegni finora erogati non bastano nemmeno a coprire i costi fissi di molte attività, che rischiano quindi seriamente di chiudere i battenti. Per molte persone ciò vuole dire restare senza lavoro e senza reddito per sostenere la propria famiglia.
Sappiamo che nella maggioranza ci sono visioni diverse sul tema delle restrizioni e delle riaperture. Draghi sembra aver finora assecondato le richieste di chi spingeva per le limitazioni alle attività. Ora il Premier dovrebbe fare marcia indietro?
Draghi non ha mai chiuso la porta alla possibilità di riaperture nel caso i dati lo consentissero. Credo si debba tener conto della situazione economica, visto anche il recente allarme dell’Istat sui posti di lavoro persi dall’inizio della crisi, e sociale, cominciando a consentire la riapertura di attività laddove possibile ed eliminando le restrizioni a livello regionale: le zone rosse andrebbero quanto più localizzate. Inoltre, andrebbero presi anche dei provvedimenti seri per impedire che arrivino nuove varianti del virus dall’estero. In questo senso la mini-quarantena per chi si è recato in questi giorni nei Paesi Ue ha poco senso: si sarebbe dovuta osservare una rigida quarantena con controllo stretto.
Non vede il rischio che emergano delle nuove tensioni nella maggioranza?
Chiaramente i settori più colpiti dalle restrizioni sono maggiormente rappresentati dal centrodestra che non dal centrosinistra. Non vorrei quindi che quest’ultimo rimanesse insensibile ai problemi di una parte del Paese da cui raccoglie pochi voti. Mi sembra che una certa parte politica sia molta attenta in questa fase a questioni come il ddl Zan o lo ius soli e non si accorga che se spariscono partite Iva e imprese a cascata si finisce per mettere a rischio anche posti di lavoro più “garantiti”, quelli per cui Landini ha chiesto una proroga generalizzata del blocco dei licenziamenti fino a fine ottobre. È anche per questo motivo che bisognerebbe intervenire per rendere più flessibili i contratti di lavoro in questa fase.
Secondo lei, quindi, il centrosinistra dovrà accettare un allentamento delle restrizioni?
Sì, non solo perché continuare a immaginare ristori, peraltro insufficienti, ha effetti negativi sui conti pubblici, come pure i mancati introiti fiscali, ma anche perché se oggi le proteste di piazza sembrano essere più di centrodestra, visto che coinvolgono gli autonomi, tra non molto, con gli effetti di cui dicevo poco fa sui posti di lavoro più garantiti, potrebbero essere senza distinzione politica. Spero che nel centrosinistra se ne accorgano per tempo.
(Lorenzo Torrisi)
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