«La rapida trasformazione del nostro mondo terreno deteriora il rapporto con il divino»: l’editoriale domenicale di Eugenio Scalfari su “Repubblica” torna a concentrarsi sulle tematiche che hanno affascinato in questo ultimo scorcio di carriera il fondatore di Rep. La crisi della religione, non solo quella cristiana, in rapporto alle sfide che la morale “quotidiana” propone di continuo: il mondo cambia e con esso anche le fedi e il rapporto stesso con il divino, «da cui poi discendono non solo codici e regole di vita ma un’impostazione morale».



Secondo il giornalista decano a “Repubblica” nonostante tutte le problematiche interne alla Chiesa Cattolica, il cristianesimo resta la religione “meno in crisi” rispetto alle altre: «grazie anche all’opera di Francesco per sostenere il dialogo superando le distanze tra le confessioni».

LA CRISI DELLA RELIGIONE (SECONDO SCALFARI)

Certo, come dimostrano i casi Ddl Zan, aborto ed eutanasia – solo guardando questi ultimi tempi sulle sfide etiche che dividono il Paese – il confronto con le sfide della contemporaneità non è affatto semplice: scrive ancora Scalfari, «il confronto con le questioni etiche poste dall’era contemporanea rende abbastanza agitato il rapporto con i fedeli e con le istituzioni ma la Chiesa guidata da Francesco e dal suo stato maggiore riesce a mantenersi un punto di riferimento della fede». Ma i veri problemi secondo il lungo editoriale di oggi sono da riscontrarsi in quelle religioni del Medio Oriente e in Africa, dove si diffondono «reciproche avversità e messaggi di odio. Un numero di comunità piccole di massima confusione interna». Invece che pensare primariamente – come avveniva in passato – con la ricerca e il dialogo tra l’uomo e il divino, ora il discorso sembra quasi “deviato” «deviato dalla discussione su abitudini personali, sugli orientamenti sessuali, persino sull’alimentazione facendo scomparire l’universalità della divinità quale era stata concepita nei millenni, nonostante il distinguersi delle confessioni tra popoli, razze e storie». È la crisi della religiosità, spiega Scalfari nel “solco” dei tanti teologi e studiosi contemporanei: un problema etico e razionale ma ultimamente anche “morale”, conclude il giornalista su Repubblica «abbiamo costruito una morale per ogni passione e per ogni interesse che ci anima; tante passioni, tanti interessi, tante morali. Le passioni erano comuni a cominciare da quella verso se stesso, quella verso la politica e quella verso il denaro».



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