Rocco Bellantone, presidente dell’Istituto superiore di sanità, non avrebbe firmato l’appello degli scienziati a sostegno del Servizio sanitario nazionale se glielo avessero chiesto. Il documento critica aspramente il SNN e chiede stanziamenti più sostanziosi, così come maggiore equità nell’accesso alle cure. Chirurgo endocrinologo ed ex preside di facoltà alla Cattolica, Bellantone a settembre 2023 è stato nominato a capo dell’istituto di sanità pubblica. Al Corriere, spiega: “Di nuovo si commette l’errore di fare proclami su un problema complesso, che non può essere banalizzato. Possiamo ancora permetterci di dare cure gratis a 60 milioni di italiani senza attese, ritardi e disomogeneità tra Regioni? Questa la domanda di fondo”.
Secondo Bellantone, l’appello degli scienziati trasmette “la netta sensazione che la condizione della nostra sanità sia frutto di interventi e tagli recenti. La rottura è avvenuta prima e non si aggiusta solo con i soldi”. L’esempio calzante sarebbe la carenza di medici. Dal 1999 “l’ingresso al corso di laurea in Medicina è stato ristretto e successivamente ridotto il numero di borse di studio. Oggi ci ritroviamo a corto non soltanto di medici. Soprattutto gli infermieri andrebbero pagati meglio e responsabilizzati con nuove mansioni”.
Bellantone: “Disparità tra Regioni nella sanità del SSN”
La crisi del Sistema sanitario nazionale non dipende esclusivamente dalla questione del budget, visto che ai rinnovi contrattuali del personale sanitario sono stati destinati oltre 2 miliardi. Per Rocco Bellantone, serve un patto: “La sanità non è di destra o di sinistra, è bipartisan. La politica dovrebbe considerarla al di fuori delle parti e concordare un piano almeno quinquennale, se non decennale, da non modificare ad ogni cambio di governo in modo da poter contare su una programmazione certa”.
Tra il 2024 e il 2026 è previsto un aumento di 3 miliardi di euro che andranno sommati ai 2,3 deliberati nel 2023. Il budget complessivo, come spiega il Corriere della Sera, è di 134 miliardi. La spesa sanitaria rappresenta solamente il 6,2 per cento del Pil come previsione al 2025, sotto la media europea. Nella crisi del Sistema sanitario nazionale c’è da fare i conti anche con la disparità tra Regioni. Il presidente dell’Iss fa come esempio quello del tumore al seno: “Ci sono zone dove le iniquità segnalate sono reali. La mortalità è diminuita del 20% al Nord negli ultimi 5 anni, in alcune Regioni del Sud è cresciuta del 20%. Altra eredità che non si liquida con la bacchetta magica”.