Si sperava di esserne finalmente usciti, e invece anche l’inizio del 2022 è stato caratterizzato da un’estrema incertezza. Lo certifica l’ultimo report del centro studi di Federalberghi: a gennaio, rispetto allo stesso mese del 2019, i pernottamenti totali sono diminuiti del 35,2%. E i dati finali sul 2021 sono impietosi: le presenze totali sono state 153 milioni in meno rispetto a quelle dello stesso periodo del 2019 (-35,1%), di cui 116 milioni relative ai turisti stranieri. Il settore ricettivo italiano ha quindi chiuso il 2021 con una perdita di 9 miliardi di euro. E ancora un anno prima, nel 2020, il fatturato del comparto ricettivo aveva subìto un calo del 54,5%, pari a 14 miliardi. In due anni, insomma, l’hospitality tricolore ha pagato alla pandemia 23 miliardi di euro, ai quali vanno aggiunte le perdite di tutto il resto della lunga filiera dell’industria del turismo.



Il report precisa anche che a gennaio 2022 sono andati persi 24 mila posti di lavoro stagionali e temporanei di varia natura rispetto allo stesso mese del 2019 (-30%). In media nel 2021 la perdita è stata di 55 mila lavoratori (-41,7% sul 2019). Nonostante il blocco dei licenziamenti, nel 2020 sono spariti quasi 20 mila occupati a tempo indeterminato.



Il quadro è completato dai numeri Istat in riferimento al fatturato dei servizi per il 2021. Secondo l’ultima indagine dell’istituto, il ricettivo si conferma uno dei pochi settori ad aver avuto nel 2021 un livello di fatturato inferiore al 2019. Infatti, secondo i dati Istat, nel 2021 il fatturato dei servizi di alloggio è calato di quasi un terzo rispetto ai livelli 2019 (-32%). Oltretutto, il settore viene da un 2020 ancora peggiore, in cui aveva già perso oltre la metà del fatturato (-54%).

Questo lo stato dell’arte. Ma si tratta di computi e considerazioni che ovviamente adesso, alla luce della guerra nel cuore dell’Europa, sono destinati a peggiorare, minacciando di sgretolare quel ritorno alla normalità che si stava cercando di costruire.



“Il comparto degli alloggi – commenta il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca – non è ancora uscito dal tunnel della pandemia e le nuove tensioni internazionali non lasciano molte speranze per il futuro. Gli alberghi italiani non vorrebbero essere costretti a chiedere ulteriori aiuti, ma la verità è che molti di essi non hanno potuto riaprire da marzo 2020 e certo non basta il periodo estivo per permettere di sopravvivere. Ci aspettiamo che la prossima discussione parlamentare sul decreto Sostegni Ter irrobustisca alcuni interventi e ne reintroduca altri”.

In particolare le misure richieste sono: l’estensione dell’esonero contributivo per tutti i rapporti di lavoro stagionale e a tempo indeterminato attivi nel corso del primo semestre, la proroga a tutto il primo semestre del credito d’imposta per canoni di locazione di immobili, il ripristino dell’esonero Imu, il rafforzamento dei provvedimenti sulla possibilità di cessione dei crediti d’imposta, una migliore transizione tra sistemi d’integrazione salariale, la proroga delle moratorie sui finanziamenti in essere e l’estensione delle garanzie sui nuovi finanziamenti.

“La situazione – conclude Bocca – sta diventando ancora più tragica a causa dei rincari nel costo dell’energia e non c’è più molto tempo per salvare un settore cruciale nell’economia del Paese. Sostenere ancora gli alberghi italiani vuol dire permettere alle imprese di salvare migliaia posti di lavoro”.

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